La poetessa materana Antonella Pagano protagonista con la sua parola poetica alla manifestazione del “Premio Livio Tempesta” celebrata nella sala Aldo Moro della Camera dei Deputati di Roma in occasione della giornata di premiazione della 65^ edizione del Bambino più buono d’Italia.
“Non abbiate paura di essere buoni”, comincia così a raccontare Antonella Pagano la giornata del 16 maggio scorso. Si, non abbiate paura di essere buoni “è uno dei tanti magnifici moniti di Papa Francesco. Echeggia nel mio cuore al mattino quando il sole si leva a porgermi i frutti del nuovo giorno. Echeggia nell’anima allorchè intreccia alle ore del giorno il fare del Santo poverello, san Francesco, colui che svestì ogni indumento, donò ogni cosa per vestire la bontà, la gioia della fraternità più bella, l’amore verso l’altro che porti lo stigma del Padre Celeste. E allora, in questo ultimo 16 maggio, non potevo essere stata maggiormente onorata: poter donare le mie parole in filastrocca ai bambini, alle bambine, alle ragazze e ai ragazzi che la Commissione del Premio Livio Tempesta ha ritenuto di coronare nella giornata di celebrazione e consegna del Premio. Una gioia che segna indelebilmente la storia della mia vita e la storia della mia poetica fortemente orientata a sostenere l’utilità della poesia in tutti gli ambiti educativi e soprattutto in ambito di educazione sentimentale. Ho fissa nella mente l’immagine della deliziosa bambina, Teresa, seduta al tavolo di presidenza, solenne e autorevole, piccola piccola, eppure così grande da rappresentare la classe di scuola primaria di Trecchina che ha vinto per aver ideato e soprattutto realizzato il progetto: “Il cassetto dei ricordi”. Sotto la guida di Suor Ernestina, la scuola s’è fatta comunità, ha saputo realizzare la condivisione, la conoscenza come apprendimento autentico, la tenerezza vissuta, donata e ricevuta, la gioia di vivere, di condividere, di annientare ogni forma di marginalità ed esclusione. Come? Mettendo insieme, seduti accanto e operando in tandem, ogni bambino con una persona di terza età, ogni bambino con il saggio, il portatore di conoscenza, di abilità, di prassi operosa. Seduti accanto in reciprocità operosa. E’ così che i piccoli hanno imparato a fare le mozzarelle, a coltivare le piante , ogni antico mestiere ucciso da un eccesso di industrializzazione, ucciso dai supermercati dove i frutti della natura si trasformano in anonimo cibo vestito di plastica, di scatole ed etichette anche bugiarde, di tempi e lavorazioni che uccidono il cibo www.gmail.come ne uccidono i nutrienti, i colori, il profumo, la bonta’ del fresco e del sole. ecco: “bonta’!
In questa giornata in cui il rappresentante del Governo, Carlo Leoni che ha sopperito alla impossibilità della Boldrini, ha saputo sottolineare come la solidarietà non è un vago sentimento di compassione; che la formazione più solida prende l’avvio proprio al terzo anno di vita; che parlare del Bene e scrivere la Storia del Bene reca con sè il respiro cosmico, che la Cultura e la Scuola sono un Valore di per sè; che l’individualismo contemporaneo è un disvalore pernicioso per tutti. Dopo queste affermazioni, premiare l’intergenerazionalità -dopo decenni e decenni che hanno assistito all’infeltrirsi della famiglia, nuclei sempre più ristretti, molti finanche monogenitoriali, che non ospitano più i “Vecchi “, premiare l’intergenerazionalità, dicevo, equivale a dare un’altra magnifica definizione della Bellezza. Scuole che insegnano ad amare rappresentano la quintessenza dell’istituzione Scuola. L’Assessore Censis, venuto dal Paese del Piccolo Livio Tempesta, ha detto una cosa assai bella che mi piace registrare in questo pensiero cronaca e memoria del giorno del Premio nella sua 65esima edizione celebrata nella prestigiosissima Sala “Aldo Moro” del parlamento italiano:” ho dato a tutti i miei concittadini il numero di cellulare e chiunque desideri parlare con me può chiamarmi e, di fatto, molti mi chiamano, il più delle volte per non chiedere nulla, la solitudine affetta il loro cuore, mi chiamano per parlare con qualcuno, ed io ci sono”. Occorre tornare ad essere più attenti all’Altro, Livio Tempesta era un bambino che pur essendo di famiglia benestante, ha vissuto umilmente e, soprattutto, ha aiutato tanti. Il parroco di Trecchina ha mosso l’accorata mozione alla conservazione della scuola materna di Trecchina, fondata subito dopo la guerra, ha detto: “costituisce un presidio culturale ed educativo importantissimo, sarebbe, pertanto, estremamente grave estinguerne l’esistenza, cancellarne storia e presenza”. Prenderà la parola anche l’ “anziana volontaria” che si è accompagnata in classe con i bambini e gli anziani; ha desiderato manifestare, con visibile commozione, il successo del Progetto “Il cassetto dei ricordi” che ha istituzionalizzato la presenza degli anziani in classe, dentro la scuola, con tutto il bagaglio di saperi e abilità. Ha inteso sottolinearne e riconoscerne pubblicamente sostanza istituzionale e sociale di rilevanza incommensurabile. La Prof.ssa Dell’Acqua, della Direzione Generale del Ministero della Pubblica Istruzione, dal suo canto, ha stigmatizzato come l’Educazione fra pari sia la carta davvero vincente per attuare la reale integrazione. Tutti gli intervenuti sembravano si fossero abbeverati alla stessa fonte, S. Agostino: “Verità e Bellezza debbono essere i pilastri, dobbiamo tendere al bene supremo, edificare la Città di Dio”. Allora ho voglia di pensare quanto siano brave, buone e belle le giovanissime generazioni; esemplari finanche per gli adulti. Livio Tempesta, dunque, è un paradigma; la bontà era per Lui prassi quotidiana, finanche mentre fuori la guerra dilagava e dilaniava corpi e città. Lui amava dire che ogni bambino ha da comportarsi su modello del Bambino Gesù”. La Pagano è un fiume in piena, continua: “Ore 13 del 16 maggio 2016; sto uscendo dalla casa dei rappresentanti di tutti noi italiani. Il cuore è in fibrillazione. Ho ascoltato tanti in armonia di pensiero. Ho il cuore in festa e penso: è bello poter immaginare che il nostro Paese trovi la forza di affrancarsi dalla cultura edonistica, dal loisir pour le loisir; è bello pensare come il piccolo Livio, pur essendosi ammalato gravemente, contribuì a costruire il presepe, l’ultimo della sua breve vita! Come, su questo esempio, anche l’attuale società malata possa, se vuole, risorgere dalle proprie ceneri e far sorgere un giorno nuovo, bello, buono e giusto per tutti. Il Premio “Livio Tempesta” è, pertanto, la fiaccola della bontà del piccolo Livio; per diversi anni è stato orientato a premiare il singolo, poi, mano a mano, si è orientato a premiare classi intere, gruppi di ragazzi e ragazze. Il Vice Presidente del Premio, il Prof. Franco Balbi ha coniato uno slogan efficacissimo e molto bello che desidero rammentare e conservare nel cuore e nella memoria: “disarmiamoci interiormente”, e ancora: “urge praticare il Toglimento, ossia puliamo le parole, via pregiudizi, via stereotipi”. E la Prof.ssa Rosetta Attento, Donna fucina, Donna risorsa, Dirigente Scolastica della storica Suola “Bonghi”, di quella via Guicciardini che è nel cuore di Roma, attuale Presidente dopo la lunga presidenza del Prof. Antonio Lerario, ne conia un altro altrettanto emblematico ed eloquente: “non identita’ scarabocchiate”. E nient’affatto scarabocchiate sono le identità dei ragazzi e delle ragazze che affollavano una delle due ali della magnifica sala “Aldo Moro” : i ragazzi della Scuola di via Casperia a Roma, la Scuola intitolata alla grande “Maria Montessori”. E’ proprio una di loro a dare lettura del capolavoro che la dott.ssa Montessori scrisse, ben 100 anni fa, riguardo la Solidarietà. Scritto che potrebbe essere ripreso e utilizzato quale Manifesto di buone pratiche da reimparare e sul quale esercitarsi. Alla fine della lettura, la ragazza si è lasciata andare ad un parlare tra sè e sè “…alla domenica mattina mentre sono ancora a letto penso a quanti un letto non ce l’hanno e allora mi tiro su’ e raggiungo tanti altri che offrono le loro gambe, le loro mani, il loro tempo, i loro sorrisi alla solidarietà, che al sabato e alla domenica hanno deciso di lavorare, di farla concreta la solidarietà aiutando tutti alla Mensa della Caritas”. Poi tutti insieme, sorridenti, sembrano proprio con il sorriso dichiarare che si tratta di una esperienza assolutamente unica…e ne sono commossi e compiaciuti, hanno gli occhi lucidissimi, sono stelle, hanno disegnato sul loro volto il volto della gioia. E sulla loro commossa dichiarazione ha preso la parola il past Presidente, il Prof. Antonio Lerario, Uomo illuminato per molte battaglie civili, sempre con sua moglie, la Prof.ssa Ciccolini. Ultima battaglia vinta, solo per citarne una, l’essere riuscito, con 20 anni di impegno totale, costante e intelligente a far riconoscere quale Omicidio la morte per incidente stradale; un risultato di Civiltà che resterà nella Storia italiana e nella Storia del diritto italiano. Ha perso un figlio, ucciso sulla strada, ma ha guadagnato, ha attribuito valore alla vita che pareva non ne avesse allorchè transitava sulle strade delle nostre città e del nostro territorio italiano; civiltà per tutti, ha guadagnato, dignità di vita per tanti. Per il prof. Lerario, dunque, il Premio Livio Tempesta non sente dei suoi 65 anni, anzi, ha sostenuto: “Questo Premio non invecchia perchè appartiene ai giovani”. E’ bello osservarlo, è gioioso, felice che questa 65esima edizione si sia vestita della sede più prestigiosa che si potesse immaginare: la sede del Parlamento italiano, la Camera dei Deputati. Quindi il fratello maggiore di Livio Tempesta, l’Ambasciatore Tempesta, è passato alla consegna dei Premi: a Suor Ernestina della Scuola di Trecchina con la piccola bambina Teresa che rappresentava la classe, e al Preside con i ragazzi della Scuola Montessori di Roma. Molte le personalità e i rappresentanti di istituzioni presenti alla mattina del 16 maggio u.s., tutti nello spirito della gioiosa condivisione della virtù. Parola scomparsa pressochè del tutto dal nostro vocabolario quotidiano; il Premio Livio Tempesta riesce, di anno in anno, e da ben 65 anni, a riscriverla in sostanza sempre più preziosa talchè l’Onorevole Leoni si è fatto portavoce della bella notizia: la concessione perenne della Sala “Aldo Moro” del Parlamento italiano per la celebrazione della giornata di consegna del Premio, mentre da più parti veniva proposto che si provveda a lavorare alla scrittura di tutte le opere di bontà premiate lungo gli ultimi sessantacinque anni” Non ho avuto modo di farLe domande, le chiedo solo: come vorrebbe concludere? Antonella Pagano ride chiedendomi scusa per la sua cascata appassionata di parole, quindi mi dice: “sento di poter esclamare con un sospiro lungo e salutare che il Bene ha avuto vittoria piena”.
Albeggia
Albeggia e canta il gallo
canta la nuova storia
col petto ch’è in gran boria.
Serbo l’azzurro ed il melograno
del grande nobile giardin romano.
Del suon dei flauti
del clima suo divino
ho colmo tutto quanto il mio cestino.
Del rosseggiar del sole
e del clima suo ideale
dei suoi mille colori
delle bellezze sue da batticuore
canta del sole
delle vallate belle, dei colli, della storia
e
albeggia e l’ha sfornata
fresca di gran giornata
la storia bella e colorata!
Or, questa, d’una mamma
è la storia raccontata:
Aspetto un bimbo in questo pianeta che sa di fiore che muore.
L’aspetto sotto l’arcobaleno perché l’iride lo benedica.
Ogni capello abbia un colore
e l’anima sia bianca
nella somma che asperge neve e bioccoli.
Aspetto un bimbo dai capelli di tutti i colori
e l’anima bianca
ne voglio fare un pittore
ne voglio fare un poeta
ne voglio fare un uomo che sorrida.
Ho preparato la culla al mio bimbo colorato
ho raccolto i fili d’erba e le foglie del mondo.
Ogni nuance ha intessuto i suoi lenzuolini.
Ogni odore di bosco marino
di bosco montano
ogni gorgheggio
come un nido di tenera rondinella.
La primavera sua sarà prodiga di rugiada e raggi tiepidi.
Ho scritto la canzone per il piccolo che nasce
è lieta di risveglio
è dolce di ninna e dolce di nanna.
Ho preparato la minestra per la testolina di mille colori
e lui è cresciuto e
un giorno
sotto il più bello degli arcobaleni
m’ha detto:
adesso ti dico per cosa tu m’hai preparato:
sarò giardiniere sarò pescatore sarò viaggiatore astronauta sognatore
sarò quel bambino desiderato l’uomo che sa d’essere amato
architetto regista ma è bene tu sappia per filo e per segno che
Attore sarò del grande congegno che tu m’hai donato:
la vita
e poiché d’onore tu m’hai coronato onore sarò e la vita onorerò.
Intanto:
daccanto al barbiere
le gazze, pur’esse ciarliere,
si contato i fatti e fan correre i gatti.
Un altro bambino
col naso all’insù
vede l’astro guardare quaggiù
le rivolge una muta preghiera
perché torni a scaldar primavera.
Per suo padre tanto provato si sa
chiede solo un po’ di carità.
Lui vorrebbe vederlo contento
oh se potesse ridurgli il tormento!
Alla mamma vorrebbe donare
tanto sole da farla cantare
e un vestito che faccia più bella
la sua giovane bionda sorella
mentre ai nonni, dappresso al camino,
il suo amore in un bel panierino
che riscaldi nell’ultime ore
il lor grande non misero cuore.
Albeggiaaa!
Albeggia e l’ha sfornata
fresca di gran giornata
la storia bella e colorata
Re e La più appariscenti
piumaggi fluorescenti
Do Mi Fa Sol La Si
non dirmi che finì.
E allora?
Perché dirti bambina?
Perché dirti bambino?
Scoprile tu le parole.
Una ad una.
Disponile nel cesto e accarezzale.
Se i fatti sono di più
esse ne sono i preludi
anche quando non dette.
Usa di loro non abusarne.
Il pensiero è gesto anch’esso
forte più della mano
ma è con la mano che si fa sovrano.
E’ gesto pieno!
Colma i baratri e avvicina il cielo.
Perché dirti di più?
Sarai donna!
Sarai uomo
con le parole nelle mani
volte verso altre mani.
Ma il libro e il menestrello
anno altre storie nel cappello
dicono entrambi:
ricomincia!
Bambina, bambino mio
tu uomo e donna pure
rammenta:
mai nulla è fatto invano
in quest’Italia gloriosa di genii e odor di rosa
dunque
galoppa galoppa con il tuo pensiero
e bada -a ragione- a scegliere sempre
un virtuoso destriero
corri corri per boschi e per sentieri
studia e leggi di greci e di sumeri
impara, leggi di monarchie e grand’imperi
ma sappi che per quanto giri e giri e và
tutti i sentieri portan sempre là:
ha porta di lillà
chiave di viole
pareti al rosmarino
e salvia su per ogni scalino
porta a gentilezza amore rispetto
unica legge
dona l’affratellar
tutt’altro che guerreggiar
…e il genio
la mente mi s’incanta s’incanta e si strabilia
dinanzi a tanta proprio tanta meravilia.
Ricominciaaa!
Ricomincia ognor
sempre con gioia a fare e cantar la storia.
Cantala con tutti i più bei chicchirichì
che sia sempre festoso il dì.
Serbo l’azzurro ed il melograno
del nobile giardino italiano
e tu galletto cantalo ai punti cardinali
e non temer
mai nulla è fatto invano
se operosa e destra è la tua mano.
Serbo l’azzurro ed il melograno
del grande nobilissimo giardin
del cuore umano.
Re e La più appariscenti
piumaggi fluorescenti
Do Mi Fa Sol La Si
non dirmi che finì.
Stavolta smetto
ma
nella filastrocca, sii certo, io t’aspetto
Ricco il galletto e ricca la foglietta
dite la vostra che la mia è già detta.