Riceviamo e pubblichiamo il comunicato sulla crisi che ha colpito il centro di ricerche Metapontum Agrobios di Francesco Vespe.
Le pagine dei giornali locali questa estate hanno posto al centro dell’attenzione la questione AGROBIOS. Si ma qual è la questione? Mi pare di capire dalle cronache estive sulla vicenda, che la corte dei conti abbia fatto dei rilievi alla Regione Basilicata circa alcune commesse affidate ad AGROBIOS per curare il monitoraggio, le emergenze e bonifiche in campo ambientale. Infatti dette competenze sono istituzionalmente assegnate all’ARPAB ed è apparentemente non giustificato il ricorso ad AGROBIOS soprattutto dal 2006 in poi; cioè da quando l’ARPAB si è dotata a sua volta di laboratori dedicati all’analisi di parametri ambientali.. Laboratori che non giustificano così più il ricorso ad AGROBIOS. La Regione è stata così chiamata a rispondere in solido dei 12 milioni di Euro affidati ad AGROBIOS in questi anni. Diverse soluzioni erano state avanzate quali per esempio la liquidazione del centro di ricerca ed il trasferimento del personale: parte all’ARPAB e parte all’ALSIA. Alla fine, a causa di assoluta mancanza di strategie della Regione Basilicata, è stata applicata l’avvilente soluzione della cassa integrazione per i 55 dipendenti della società. Parecchi tromboni hanno sparato a zero contro questo importante avamposto della ricerca e dell’innovazione tecnologica in Basilicata equiparandolo ai soliti carrozzoni preda della spartizione partitocratica regionale. Chi scrive ritiene che oggi occorra al contrario fare una faticosa azione di discernimento al fine comunque di buttare l’acqua sporca ma cercando di salvare il bambino. Già ma qual’à l’acqua sporca ? L’acqua sporca è aver attribuito alla società compiti e commesse estranee al suo “core business”. L’acqua sporca è aver messo a gestire la società in questi anni a persone assolutamente incompetenti (senza offesa per carità! Persone sicuramente per bene con alte competenze anche manageriali ma non idonee a gestire un centro di ricerca e di eccellenza come AGOBIOS). Chi è nel mondo della ricerca sa che gli uomini che la gestiscono non sono presuntuosetti e saccenti “manager” che escono dalla Bocconi o dalla LUISS; ma degli scienziati che hanno lavorato così bene da far crescere ed articolare in modo sempre più complesso i loro programmi di ricerca tanto da avvertire il bisogno di abbinare le loro competenze tecnico/scientifiche con competenze manageriali. E’ molto più facile che un tecnico possa acquisire competenze manageriali che un manager di “professione” assolutamente ignorante in materia, possa acquisire competenze tecnico/scientifiche in grado di metterlo in condizione di fare scelte strategiche opportune! Pare però che in Italia – e solo in Italia- prevalga la “convinzione” che un azienda od un settore sia meglio governato se i manager chiamati a governarla non sanno di cosa tratti. Il bello è che gli stessi Bocconiani o i LUISSiani spaccino questa dottrina anche attraverso costosissimi master di “management” (parlo perché ho assistito a presentazioni proprio sulla materia). Comunque non divaghiamo! Ora cerchiamo di capire chi è il bambino. Il bambino nel nostro caso sono le finalità originarie affidate ad AGROBIOS : ovvero “E’ impegnata in attività per il trasferimento dell’innovazione in agricoltura e nel sistema agro-industriale attraverso progetti di ricerca e servizi analitici nel settore delle biotecnologie vegetali e dell’ambiente”. Da questa asettica definizione delle sue finalità emerge una grande ambizione che va oltre la sua stessa attività di ricerca, che è quella di porsi come interfaccia fra la ricerca ed il mondo produttivo per cercare di facilitare i trasferimenti tecnologici alle imprese. Se la regione sapesse di cosa si parla (ma a quanto pare non lo sa visto che con il management che gli ha inflitto in questi anni l’ha condotta alla catastrofe!) sfronderebbe AGROBIOS da quei rami che l’hanno appesantita e che non hanno nulla a che fare con i suoi scopi iniziali. Dopo la cura dimagrante volta ad esaltare solo la sua vocazione nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, dovrebbe ricorrere al mercato (tramite per esempio un bando pubblico) al fine di trovare partners, pubblici e privati, che ne assumano parte del controllo e della proprietà. Non solo chi scrive, ma anche e soprattutto chi ci lavora, crede nella possibilità di applicare questa soluzione perché la produzione scientifica e tecnologica fatta in questi anni dai ricercatori di AGROBIOS, nonostante le zavorre, è stata di grande livello ed ha avuto degli importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali tanto da renderla appetibile sul mercato. Eppoi veramente basta con la politica degli Zulù!! occorre chiamare Amministratori Delegati competenti con il compito di costruire e proporre strategie di sviluppo adeguate. Per tutti questi motivi un intero territorio deve, ora come non mai, stringersi intorno ai ricercatori mandati a spasso dalla Regione perché esso è un perno strategico attraverso il quale veicolare politiche di sviluppo adeguate.
Francesco Vespe
Ammesso e non concesso che Agrobios faccia ricerche di eccellenza come tutti dicono, perchè non le vende?
Non può venderle o non ci sono acquirenti?
In entrambi i casi, perchè la Regione deve tirare fuori tutti questi soldi?
In Italia la ricerca che io sappia si fa nelle Università, perciò questo ente a me non mi convince tanto.
Per non dire che ad occhio e croce, visto che presidente e consiglio di amministrazione sono di natura politica, si può immaginare che buona parte dei dipendenti siano stati assunti non per merito ma per le benedettissime spintarelle che tanto si usano da queste parti.
Se non ricordo male, uno una volta mi disse che là ci lavorava un tipo strano (uno straniero, addirittura un russo, mi pare) e nessuno sapeva se e su cosa lavorava!
A rischio pure che fosse una spia sovietica!!.
E la regione pagava!
Ascoltate me che sono un povero fesso, mettete i dipendenti a lavorare secondo le proprie competenze negli altri enti (regione, arpab, arbea, alsia), così almeno sparagniamo un bel po’ di soldi di struttura e funzionamento, NON ULTIMI IL PO’ PO’ DI SOLDI CHE VANNO AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE.
Chi è il Presidente?
Tale Salvatore Adduce. Perchè lo vuoi sapere, cerchi la spintarella? Troppo tardi, stanno a rischio chiusura.
Non vi preoccupate, Adduce salverà Agrobios come sta facendo crescere nella cultura e pulizia questa città.
Caro Franco, sono Michele Epifani … ci conosciamo da parecchi anni, ho lavorato sia nel pubblico che nel privato e posso diure di conoscere entrambi i mondi. Lasciami dire una cosa su Agrobios. Il punto VERO della questione non è la professionalità dei ricercatori Agrobios, né il fatto che sia o meno di eccellenza, ma il fatto che è davvero PAZZESCO e INTOLLERABILE è che tale azienda viva alle spalle della collettività, con bilanci in rosso da almeno 16 anni, sempre gestita da management di nomina politica ( a mia memoria ricordo Lisanti, Santochirico e Adduce, tutti manager provenienti da prestigiose aziende o università !!!). Se una siffatta azienda fosse stata sul mercato, con capitale privato e management privato, sarebbe già fallita da un pezzo. E allora, dammi una sola buona ragione, per la quale motivo io, da semplice cittadino, dovrei pagare con le mie tasse gli stipendi a dipendenti e dirigenti di una azienda fallimentare. Se davvero in AGROBIOS esistesse questa eccellenza, mi domando:
1) perchè nessun privato la vuole acquisire
2) perchè i sui dipendenti non riescono a trovare una adeguata collocazione. Se davvero sono esperti e qualificati ricercatori, possono svolgere la loro attività in qualunque centro di ricerca della comunità europea, in quanto non c’è scritto da nessuna parte che un ricercatore debba stare incollato ad una scrivania a pochi chilometri dalla sua città natale. Questo accade solo e soltanto in Italia.
Io sono indignato per questo modo di fare “azienda”, dove i guadagni sono dei privati ed i debiti della collettività. Allora lancio una proposta: se davvero AGROBIOS è questo centro di eccellenza che si dice, ha tutte le potenzialità per emergere. Manteniamolo a carico della Regione, annulliamo tutti i contratti, diamo a tutto il personale (dipendenti, dirigenti e consiglio di amministrazione) un contratto a progetto con retribuzioni strettamente legate alla produttività, ossia all’utile di esercizio, con una minima percentuale fissa (tipo un rimborso spese). Vediamo, chi accetta la sfida ?