Nino Silecchia in una nota inviata alla nostra redazione denuncia che nel Museo Ridola di Matera è vietato l’accesso ai disabili. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Questa mattina ho avuto notizia di un “evento” raccapricciante: al museo Ridola di Matera è vietato l’accesso ai portatori di handicap. L’Istituto Comprensivo “Pascoli” di Matera ha portato alcune classi a visitare il “Museo Domenico Ridola”, proprio vicino al Liceo dove ha insegnato Pascoli. Fin qui va tutto bene ed apprezzo questi insegnanti che divulgano la cultura non solo come materia “puramente didattica” ma, facendo rendere conto con i fatti gli alunni “che vuol dire cultura”. Però la cultura al Museo Ridola non è per tutti. Difatti, ad alunni o visitatori turisti portatori di handicap motorio è vietato l’ingresso perché le “barriere architettoniche” non sono state considerate. Nella sostanza, ad alcuni di questi alunni se non fosse stato per il senso civico dell’autista aiutato da qualche passante e personale di sostegno, a questi ragazzi non sarebbe stato possibile entrare in quello che è il tempio delle origini dalla “cultura” di Matera. Complimenti a chi dirige questo museo che consente di parcheggiare le auto del personale dirigente nel giardino retrostante (tra l’altro abbandonato a se stesso) ed impedisce l’ingresso ai portatori di handicap poiché all’ingrasso ci sono due gradoni che sono difficili da salire anche per i “normodotati”.
Ormai Matera, Capitale Europea per la Cultura 2019, è abbandonata a se stessa. La cultura è solo sulla “carta” ma, nella sostanza è un modo di “pavoneggiare cultura” senza renderla fruibile a tutti.
Vergogna!!! E questo è rivolto non solo a chi ne ha direttamente le responsabilità ma tutti gli Enti pubblici, Comune compreso, che non si preoccupano di mettere “uno scivolo” e rendere fruibile questa struttura anche a coloro che sono più sfortunati di noi. Si spendono soldi in “puttanate” e compensi stratosferici a Dirigenti e, non si trovano risorse per eliminare queste barriere che oltretutto sono obbligatorie.
Se non si è in grado di “Pensare” a queste cose, non rimane altro da fare che: andarvene”.
Nino Silecchia
qualche anno fa mi occupai del superamento delle barriere architetoniche al Ridola ed effettivamente c’erano.
Non era consentito l’accesso al primo piano perchè l’ascensore non era funzionante. Mi assicurarono di averlo ripristinato e quindi il problema non dovrebbe più esistere.
Diverso è l’accesso da quello che normalmente è il portone di ingresso dove ci sono due gradini. Il disabile puo accedere dal portone posto circa 30 metri a destra guardando la facciata del Ridola. C’è un portone normalmente chiuso ed è al piano ed è quello che da direttamente sulla gradinata interna del Museo.
Quello che manca ed avevo raccomandato che venisse installato è un campanello per la chiamata con il classico contrassegno indicante il disabile in carrozzella.Campanello posto ad altezza giusta affinchè chi fa uso della carrozzella può utilizzare, anche questo è previsto.Così facendo diventerebbe un percorso assistito, previsto, il personale addetto del museo alla chiamata dovrebbe aprire quel portone.
A quanto pare il suo impegno per risolvere il problema delle barriere architettoniche in via Ridola non ha portato a nessun risultato. non esiste un percorso alternativo per disabili se non c’è segnaletica o se non viene indicato da qualcuno all’ingresso. La rampa dovrebbe essere a disposizione all’ingresso perchè è impensabile che una persona con difficolta’ motoria, in carrozzina,debba fare attenzione ad una segnaletica(che non esiste) preoccuparsi di suonare il campanello o di farlo suonare a chi lo accompagna(e non esiste neppure il campanello) e aspettare che arrivi il personale addetto(e anche questo non c’è) per poi accedere al Museo e finalmente godersi la visita ma solo del piano terra perchè sopra non puo’ salire eeeh si ci sono le scale e l’ascensore è rotto. Ma di cosa stiamo parlano?
Caro Pio, so che sei attento su argomenti di pubblica utilità e, questo in maniera particolare. Pero, quando uno segnala o denuncia un “fatto”, deve seguire se quanto detto ha un esito positivo o negativo. Non si può dire “che tempo fa ho fatto…” – “che il problema DOVREBBE essere risolto…! – ecc…ecc…
Se c’è una segnalazione oggi, non puoi solo dire quello che hai fatto tu ieri (cosa lodevole) ma accertare se quello che avevi detto o fatto ieri è stato realizzato oggi. Invece di verificare dell’accaduto e dare voce e sostegno, ti limiti a di quello che hai fatto tu ed io ci credo perché ti conosco. Però…….
nino silecchia