Un chiarimento semplice e risolutivo – se le norme contenute nella L.R. 05/2015, art. 12, comma 1, in merito al “pagamento delle prestazioni erogate in favore dei pazienti residenti in altre Regioni” sono vigenti oppure no – é la richiesta che il Direttivo di Sanità Futura in deliberato di inviare all’Assessore e al Direttore Generale del Dipartimento Salute (Franconi e Pafundi) e per conoscenza ai Presidenti Pittella e Bradascio (Quarta Commissione).
Per Sanità Futura la questione è dirimente e risolutiva: rientra a pieno titolo nell’esigenza di maggiore trasparenza sull’attività amministrativa ed è sostanziale in quanto la normativa regionale ha previsto esplicitamente che la “mobilità attiva”, cioè quella relativa ai cittadini residenti in altre regioni che si rivolgono a strutture sanitarie private accreditate, non sia compresa nei tetti di spesa delle stesse strutture.
Una richiesta che – si legge nella nota di Sanità Futura – sollecita una risposta urgentissima ed esauriente in quanto almeno una settantina di persone sono a rischio immediato di perdita del lavoro (operatori sanitari, dipendenti amministrativi, medici specialisti) e oltre 5mila pazienti al mese di altre regioni dovrebbero vedersi rifiutare prestazioni diagnostiche urgenti e quindi spesso salva vita. Ancora una volta sono in gioco la trasparenza e il come le leggi vengono attuate dalla Pubblica Amministrazione; del resto anche il direttore generale della stessa ASM aveva inviato ben 2 quesiti al Dipartimento regionale alla Salute senza ricevere alcuna risposta. La trasparenza e l’attuazione delle leggi regionali sono elementi altamente strategici in questa surreale vicenda che, se realmente attuati – sottolinea Sanità Futura – mettono al riparo non solo dai rischi di corruzione, di abuso di potere, di discriminazione, di mistificazione, di arbitrarietà ma cosa ancor più rilevante in questo caso, proteggono il diritto al lavoro e quello di accesso alle cure. Dopo il silenzio assordante del dipartimento regionale si attende una semplice e precisa risposta.
Prosegue intanto la campagna promossa da Sanità Futura “Non siamo un numero” che ha registrato già circa 90mila interazioni attraverso i social e l’iscrizione di 350 cittadini a Sanità Futura. La campagna, oltre che attraverso i social, continuerà con incontri con i cittadini nelle strutture in attesa di sapere se il Presidente Pittella e il Dipartimento Salute vorranno tradurre gli impegni assunti nell’incontro di qualche giorno fa con le associazioni delle strutture sanitarie private accreditate, in azioni concretamente riformatrici improntate all’eguaglianza e al diritto di libera scelta dei pazienti.
Giu 21