“La Total non può fare investimenti in Basilicata ed ignorare le maestranze lucane. Su 1.300 addetti solo il 24% sono lavoratori lucani e questi dati non possono lasciare indifferenti le autorità di governo regionali e nazionali”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Cor). “Se neppure nella fase di cantiere si riesce a far rispettare alle concessionarie petrolifere, in questo caso Total, la priorità di garantire le opportunità di lavoro ai disoccupati lucani siamo all’incredibile. Chiederemo ai ministri del Lavoro e dell’Industria di intervenire con immediatezza per correggere una modalità che mortifica i territori già esposti ad impatti ambientali negativi. Andranno chiarite anche le modalità di frazionamento degli appalti che stanno impoverendo le commesse, rendendo meno trasparente il reclutamento dei lavoratori e la selezioni delle competenze”.
Total non rinnova contratti agli operai italiani e preferisce i polacchi, nota Barozzino (SEL)
E’ inaudito che, nel centro Oli che la Total sta realizzando a Corleto Perticara, non vengono rinnovati i contratti agli operai italiani, non per mancanza di posti di lavoro, ma solo perché sostituiti da operai ‘sottopagati’ provenienti prevalentemente dalla Polonia. Il Ministro Poletti deve convocare urgentemente la dirigenza della Total per accertare i reali obiettivi dell’azienda circa l’impiego della manodopera straniera e non.
E’ evidente che le scelte della Total rientrano nella logica di utilizzare lavoratori stranieri per imporre condizioni di lavoro e salari al ribasso, inclusa la negazione dei diritti e delle tutele. Infatti, secondo stime della CGIL, nelle ultime settimane sono almeno 70 i contratti di lavoratori italiani che non sono stati rinnovati e che sono stati sostituiti con lavoratori stranieri, con le medesime mansioni, ma con salari inferiori: mentre gli italiani percepiscono circa 9 euro l’ora, il personale straniero è retribuito con 5 euro. Tra l’altro, gli operai non italiani sono relegati in campi-base (le cui condizioni igienico-sanitarie sarebbero da accertare) e hanno orari di entrata e uscita dall’azienda che raramente coincidono con quelli degli altri operai; e dal momento che non parlano l’italiano, lavorano con i traduttori, impedendo di fatto contatti con i lavoratori italiani e con le rappresentanze sindacali.
Tale situazione sta creando forti preoccupazioni tra i lavoratori della Total e nel contesto sociale di una delle zone in cui la disoccupazione raggiunge uno dei più alti tassi d’Italia, per questi motivi chiedo al Ministro Poletti di verificare le condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori dentro la fabbrica e le condizioni alloggiative degli stranieri fuori dalla fabbrica; nonché esercitare severi controlli sull’operato delle società appaltatrici tramite le agenzie interinali.
E’ per queste ragioni che questa mattina gli operai della Total hanno indetto uno sciopero, bloccando i cancelli della fabbrica, per invitare l’azienda a ripristinare le giuste relazioni e il rispetto dei lavoratori tutti e d è per questo che stamattina, sulla questione Tempa Rossa, ho depositato una interrogazione al ministro Poletti, firmata anche dalle senatrici De Petris e Petraglia e dai senatori Bocchino, Campanella, Cervellini, De Cristofaro, Mineo, e Uras.
Eurodeputato Pedicini (M5s): “Oltre al danno anche la beffa”. La Basilicata ostaggio dei petrolieri e della cattiva politica. La Total assume lavoratori a basso costo dall’est, Renzi e Pittella piegano la testa”. Di seguito la nota integrale.
Il mancato rinnovo dei contratti ai lavoratori locali che stanno costruendo il Centro Oli Total di Tempa Rossa per essere sostituiti con manodopera a basso costo proveniente dalla Polonia e dall’Est Europa, è un’ulteriore offesa ai lucani e al rispetto del territorio.
Lo denunciamo da anni e la situazione peggiora di giorno in giorno.
Le estrazioni petrolifere in Basilicata provocano povertà e danni sulla pelle dei cittadini e servono solo a far aumentare i fatturati delle multinazionali delle trivelle e ad alimentare le clientele e le commistioni politico affaristiche.
La Total non può trattare la Basilicata come una colonia e approfittare delle scellerate norme pro estrazioni imposte dal governo Renzi per tutelare le lobby di Trivellopoli.
Come sta dimostrando l’inchiesta della magistratura, gli impianti petroliferi stanno creando solo devastazioni alla Val d’Agri e all’area del Sauro Camastra in provincia di Potenza. Distruggono l’ambiente, l’agricoltura e il turismo e, in più, generano posti di lavoro precari e provvisori.
Di questi temi parleremo proprio sabato prossimo 2 luglio alle ore 16.30 a Villa d’Agri, in un convegno-confronto con esperti e studiosi. Il titolo dell’iniziativa è: “Proposte di economia sostenibile in Val d’Agri e opportunità offerte dall’Unione europea. Come superare il modello di sviluppo basato sul petrolio per intraprendere un percorso di tutela e valorizzazione delle risorse locali”.
Dimostreremo cosa hanno provocato le estrazioni petrolifere e come potrebbe essere possibile svincolare la Basilicata dal bisogno delle royalties che l’hanno resa ostaggio di scelte e politiche miopi e sbagliate. Politiche che stanno danneggiando i cittadini e non guardano ad una regione che, se si volesse, potrebbe andare verso progetti ecosostenibili e innovativi.
La Basilicata non può continuare ad essere abbandonata a se stessa e alle basse e oscure “operazioni” a favore del petrolio di Renzi, Pittella e De Filippo. Ogni anno che passa la situazione peggiora e le possibilità di riconversione delle aree coinvolte dagli impianti petroliferi diminuiscono. Dalle compagnie petrolifere bisogna pretendere il rispetto pieno delle norme contrattuali e un’attenzione particolare alla tutela delle realtà locali. Non è concepibile pensare che non si rinnovano i contratti di lavoro in corso per far arrivare manodopera dai Paesi dell’Est a condizioni economiche più basse. E’ una guerra tra poveri inaccettabile. Se poi è vero che nei cantieri di Tempa Rossa mancano anche adeguati servizi igienici, acqua potabile corrente e spazi per la mensa, significa che l’assenza delle istituzioni regionale e nazionale è veramente totale e la situazione ha raggiunto livelli da terzo mondo. Ora capiamo perché quando, a aprile scorso, una delegazione di parlamentari del M5s voleva visitare i cantieri di Tempa Rossa, la Total non ha concesso le autorizzazioni.
Infine va detto che Renzi e il governatore della Basilicata Pittella hanno sempre sostenuto che le trivelle garantiscono posti di lavoro e sviluppo. Se per loro l’occupazione e lo sviluppo, significano subalternità alle multinazionali e desertificazione di territori, sappiano che non glielo permetteremo e faremo in modo che la situazione cambi rapidamente.
Giuseppangelo Canterino, responsabile Dipartimento “Politiche del Lavoro” Fratelli d’Italia-AN Basilicata su caso Tempa Rossa: Total e istituzioni salvaguardino i diritti dei lavoratori. Di seguito la nota integrale
Dopo lo scandalo del “COVA” di Viggiano, la notizia dei quasi 200 lavoratori della Total Italia S.p.A. che il 29 giugno hanno protestato davanti agli ingressi del nuovo cantiere di Tempa Rossa ci lascia senza parole. I loro contratti di tre, due o – addirittura – un mese, rischiano di non essere riconfermati, e questo è a dir poco inaccettabile.
La spirale di flessibilità introdotta e garantita dal Governo Renzi attraverso il Jobs Act si abbatte anche sul comparto petrolifero. Considerando che su circa 1.300 unità lavorative ivi presenti meno della metà proviene dalla zona o dalle regioni limitrofe, nelle ultime settimane sono state segnalate almeno 70 contratti di lavoro giunti a termine e rimpiazzati da personale proveniente per lo più dalla Polonia, ovvero dalla Romania e dalla Bulgaria.
I contratti scaduti non verrebbero rinnovati non per mancanza di lavoro, ma – a detta degli operatori e delle sigle sindacali – perché sostituiti da altri “a buon mercato”. In sostanza, l’anomalia risiederebbe nel fatto che, al posto delle maestranze attuali, arriverebbero lavoratori stranieri per ricoprire le stesse mansioni.
I dipendenti in uscita, dunque, se la prendono con le istituzioni, che non fanno valere il loro peso, e con la stessa Total, che non garantisce che le aziende dell’indotto riservino lo stesso trattamento ai lavoratori. I sindacati sottolineano la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie, caratterizzata dalla carenza di acqua potabile, dalla mancanza di luoghi di ristoro e dalla presenza esclusiva di bagni chimici. Noi, oltre a ciò, segnaliamo le storture che la poco oculata riforma del lavoro di matrice renziana sta provocando in ambito sociale, a cui si unisce lo scarso controllo del territorio e dei diritti contrattuali da parte della Regione Basilicata.
In attesa di regole più chiare, e che il presidente Pittella si adoperi affinché questa delicata controversia si risolva quanto prima, in qualità di Dipartimento “Politiche del Lavoro” di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Basilicata vogliamo non essere prevenuti e scongiurare che “risparmiare” sul costo del lavoro voglia dire, per la società petrolifera francese, scegliere individui “che si accontentano” a scapito di chi, evidentemente, chiede garanzie per i propri diritti e per il proprio futuro. Per una multinazionale che si appresta ad estrarre circa 50.000 barili di petrolio al giorno, garantire questi diritti non dovrebbe essere un problema, ma un valore aggiunto.