Doppia presentazione nella sala conferenze dell’hotel San Domenico a cura dell’associazione Matera Poesia 1995. Nel corso di un incontro promosso in serata sono stati presentati i libri “L’elisir della vita” di Pino Ambrosecchia e “All0ombra di un ficus” di Pippo Bellone. Al tavolo la presidente dell’associazione Matera Poesia 1995 Maria Antonella D’agostino, il poeta e giornalista Carlo Abbatino, l’autore Pippo Bellone e lo scrittore Piero Didio.
“Con la presentazione del libro “L’elisir della vita” di Giuseppe Ambrosecchia – sottolinea Abbatino – colgo l’occasione per ricordare l’amico, il professionista, il poeta dal canto libero, la persona spontanea e naturale che ho avuto il piacere di conoscere quando da giornalista ne ho apprezzato il suo contributo dato al calcio materano. Uomo aperto e solidale ma soprattutto pragmatico, carico di idee, di proposte. Non immaginavo che nel cuor suo pulsava una vena fortemente e intensamente poetica. L’ho scoperto nel corso delle mie presentazioni di “tre giorni di…versi” nella sede de “La Scaletta”. Da quel momento ho rivisto con maggiore frequenza l’amico Pino il quale mi faceva ascoltare le poesie che scriveva e che mostravano pacatezza e un fortissimo sentimento interiore. Pino mi ha consegnato una copia di un centinaio di poesie e poi a distanza di qualche mese mi annunciava di aver ridotto il numero per inserirle in un libro che stava per pubblicare. Quel libro di cui mi chiese di fare lo presentiamo oggi in questa occasione. Una raccolta intitolata “L’elisir di vita” in cui il carissimo Pino mostrava una certa emozione. Me lo consegnava fresco di stampa per i tipi di Amicolibro di Montescaglioso il 23 luglio di due anni fa on una dedica che voglio riportare: “All’amico Carlo Abbatino… potrebbe sembrare un solo un gesto di gratitudine per l’impegno che hai messo nella tua disponibilità a introdurre questo libro e che mi onoro tantissimo, ma prima di ogni altra considerazione ritieni questo mio piccolo pensiero un gesto sincero di affettuosa amicizia, che, spero, il tempo voglia perpetrare per sempre…. In fraterna amicizia Pino Ambrosecchia.”
Dopo averlo presentato prima che uscisse ufficialmente a Miglionico per esaudire un suo desiderio oggi lo presentiamo anche a Matera, città che l’autore amava, quando Pino non c’è più. Il titolo richiama una parola di origine araba “Al Iksir” che vuol dire una leggendaria pozione. L’elisir permetteva di donare vita eterna e immortalità a chiunque lo beve e talvolta è stato associato al potere di dare la vita. E’ probabile che il carissimo Pino ha badato tanto a riempire le pagine di amore, di sentimenti, e anche se non ha bevuto la pozione, l’elisir, della vita è sempre vivo nella mente dei suoi cari, in quella degli amici, come nella mia in questo particolare momento. Il libro è dedicato “a colei che Iddio vuole sia la mia compagna, al mio grande amore, a te , Ester” .
Poi Abbatino approfondisce la poetica del libro: “Giuseppe Ambrosecchia è un vulcano attivo in cui esplode lava poetica che diviene poesia al solidificar di sentimenti che abbondano nella sua mente, nelle sue attente ed acute osservazioni in cui prevalgono memorie della sua vita per farne raccolta poetica come questa “L’elisir della vita” che richiama alla mente l’opera “Elisir d’amore” di Donizetti. Ambrosecchia è un poeta che scrive con delicatezza e grande spessore intellettuale. Ha una ricerca attenta e oculata che esalta un forte e grande sentimento. La sua attività trova forza concreta nel lavoro poetico dal titolo di buon auspicio quale “L’elisir della vita”. Una raccolta pregna di vita vissuta, osservata, in cui ogni elemento della natura diviene eufemismo per parlare dell’uomo, come accade nella poesia “Zeroquarantotto” dove l’osservazione del fiore nel vaso del davanzale e gli alberi intorno diventano per l’animo poetico “braccia scarnite e tese che abbracciano il rimpianto di quanto hanno perso”.
In Ambrosecchia il verbo ostentare diviene consuetudine del suo fare poesia come in “Un altro sole”: l’azzurro fiore della cicoriella ostenta petali in miniatura; e il paragone che fa tra le foglie verdi delle more che tendono ad ingiallire “come la mia pelle offesa rimasta a ricoprire un tronco che col passare dei giorni, smunto, s’incava nella scienza per avere nell’orizzonte un punto”. Una immagine che sottolinea come il percorso della vita colpita da situazioni imprevedibili porta a celare agli altri quell’ardore della vita che scema: “…e il leone che ha smesso di ruggire lecca la ferita dei suoi denti per consolare del dolore la sua preda tramonta!”. Pino Ambrosecchia, persona sensibile, viaggia tra Ragione e Sentimento dove la ragione comprende la realtà da cui non si può prescindere mentre il sentimento alimenta la vita delle illusioni che, come l’amore per le cose, per la donna che si ama, per la famiglia, tendono a finire mentre la poesia rimane perchè concepita come un insieme di cose vissute, sentite. Egli trova e ritrova nella poesia l’ancora di salvezza della propria esistenza che, pur turbata da eventi, trova sempre la via di uscita rafforzando il cuore, l’animo e l’anima e quindi si rasserena, lo consola e lo tende a rendere eterne le sue azioni.
La vita, si sa, porta affanni, comporta gravami, fardelli che, per poterne uscire, occorre quella forza interiore che è anche ottimismo, che anela e alberga nell’animo poetico dell’autore. La sua poetica scorre come fiumi, senza ostacoli, pronta a superare “l’agguato” che potrebbe interrompere il refrain della vita. Va avanti nella sua produzione poetica con il senso compiuto di chi sa cosa vuole dalla vita avendola combattuta con tutto se stesso, forte del dono di Dio, e allora la sua poesia è sensoriale, è visiva, e ogni cosa vien descritta con meticolosa precisione, sensazione. Il cielo, il sole, la luce, l’alba, il giorno, la sera, la notte, l’aria, l’acqua, sono elementi che, quasi innati, diventano coltivanti della poesia di Ambrosecchiache, nel suo poetare, esprime conoscenze appropriate dei luoghi, dei siti tanto da formarne una “ode a una matrigna madre” dove i monti, le valli hanno un significato proprio, particolare che lo porta a dire dove è la “mia terra” cogliendone sfumature che sono nella sua memoria ed è significativo quello che rappresenta come “i paesi che sono privi degli schiamazzi dei fanciulli ma prigionieri nei ricordi degli anziani attaccati agli usci sonnolenti spalancati al calore dei meriggi dove il tempo è scandito dai cani stesi al sole e dal contrasto del silenzio con il rombo di un motore”.
Una poesia intensa, vibrante e carica di pathos che diventa catarsi e anche liberazione ed esaltazione della vittoria della ragione sul corpo. Ambrosecchia diventa un instancabile poeta delle cose della vita, degli eventi della vita e ne fa raccolta nella sua anima che pur turbolenta di emozioni, di sentimenti e di gravi della esistenza per farla trionfare come conquistata, vinta. Egli da vita a questa raccolta di una ottantine di liriche, tutte da leggere, perché in sesse si avverte la peculiarità d’animo e la sensibilità che esterna con convinzione e accattivante pensiero del quale cogli le essenze ascoltandole leggendole. Ecco quindi che il poeta Ambrosecchia, che può configurarsi in una poetica personale, propria, pur avendone la sua memoria didattica, elementi che portano al Foscolo, quale esaltazione dei sentimenti, a Leopardi, quale emblema del pessimismo della vita. Egli utilizzaparole sentite, vissute, assaporate del gusto della vita e per la vita esprimendo, via via, versi che toccano e fanno vibrare il cuoreportandolo alla felicità propria della stessa che va vissuta interamente perché la vita è bella”.
A seguire è stato presentato il libro “All’ombra del ficus” dello scrittore –editore Pippo Bellone originario della Sicilia ma residente a Montescaglioso. “Ho conosciuto Ambrosecchia nell’ultimo periodo della sua vita – dichiara Didio – e devo dire che sono stato attratto dalla sua poesia e di quanto la stessa la usasse nelle continue circostanze. Solitamente scrivo libri per cui la mia predisposizione è la prosa ma di Ambrosecchia mi è rimasto impressa la sua persona per cui voglio leggere alcune poesie per ricordarlo con affetto”. Dello stesso avviso l’editore Bellone che ne ha pubblicato il libro: “Ambrosecchia voleva che si pubblicasse e presentasse il suo libro a Mater . Per ragioni contingenti al suo stato di salute non è stato possibile ma voglio dire che è stata una persona straordinaria e poeta molto attento e partecipato”. Sul libro di Bellone la D’Agostino ricorda che l’autore racconta il suo viaggio dalla Sicilia a Montescaglioso e porta nella sua memoria il trascorso di vita. E’ un racconto autobiografico imperniato sulla nonna Peppina di cui l’autore ne esalta la sensibilità”.
Le letture di alcuni brani dei due libri sono state declamate da Sergio Gallo.
La fotogallery della presentazione dei due libri a cura dell’associazione Matera Poesia 1995 (foto www.SassiLive.it)