A distanza di dieci anni è stata nuovamente la Cattedrale di Matera ad ospitare la Santa Messa delle ore 11 per le celebrazioni in onore di Maria Santissima della Bruna, una funzione religiosa affidata all’Arcivescovo Don Pino, coadiuvato da tutto il clero della diocesi di Matera Irsina. Presenti anche alcuni diaconi della provincia di Matera, della vicina Puglia e della “sua” Crotone. Durante l’omelia il Vescovo ha ricordato le vittime di un nuovo attentato compiuto questa notte in un ristorante di Dacca, la capitale del Bangladesh, e in cui hanno perso la vita anche nove italiani. “Un atto compiuto in nome di Allah – ha ricordato l’Arcivescovo – ma la fede in un Dio non può giustificare una carneficina come quella compiuta in Bangladesh. Al termine della Santa Messa autorità civili e religiose hanno raggiunto la chiesa della Madonna del Riscatto per prendere in consegna la statua della Madonna della Bruna e favorire la processione con la Sacra Immagine di Maria Santissima della Bruna verso la Parrocchia Maria Santissima Annunziata nel quartiere Piccianello, dove si è conclusa la prima parte dei festeggiamenti in onore della patrona di Matera. Mentre si concludeva la processione dei Pastori con la Messa a San Francesco da Paolo intorno alle 9,30 due drappelli di Cavalieri prelevavano il Generale e il vice Generale. Quindi il trasferimento a Palazzo Lanfranchi per la vestizione del Generale dei Cavalieri Angelo Raffaele Tataranni e a seguire la Cavalcata pronta a scortare il Generale in Piazza Vittorio Veneto, dove ha assunto il Comando della stessa. Alle ore 11 in una Cattedrale gremita di feleli si è svolta la Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Monsignor Don Pino, concelebrata dal Capitolo Cattedrale e dal Presbiterio Diocesano. Quindi la processione della Sacra Immagine di Maria Santissima della Bruna, scortata dai Cavalieri dalla Civita alla Chiesa di Maria Santissima Annunziata.
Michele Capolupo
Riportiamo di seguito l’omelia dell’Arcivescovo Don Pino Caiazzo durante la celebrazione della Santa Messa in Cattedrale.
Eccellenza Mons. Scandiffio, carissimi confratelli nel sacerdozio, diaconi, religiosi e religiose, autorità civili e militari, popolo santo di Dio, qui convenuto così numeroso: santa festa della Madonna della Bruna!
Siamo riuniti attorno alla mensa della Parola, dalla quale abbiamo già ricevuto dal Signore il suo insegnamento, e a quella eucaristica attorno alla quale ci accingiamo a celebrare il memoriale della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, l’Eucaristia.
Questo è il giorno, soprattutto per i materani, in cui si guarda con particolare attenzione a colei che Gesù ci ha consegnato ai piedi della croce come Madre: Maria. Come l’apostolo Giovanni,la vogliamo anche noi prendere in casa nostra. Ma soprattutto desideriamo accogliere Maria,seguendo l’esempio della cugina Elisabetta. A Lei, Madonna della Bruna, Madre della Visitazione, ci affidiamo perché ci aiuti nella ferialità ad essere fedeli all’insegnamento del suo Figlio, Gesù.
La coincidenza storica del passato di celebrare al 02 luglio la festa della Visitazione e della Madonna della Bruna ci ricorda che Maria anche oggi si mette in cammino per raggiungere non tanto la casa di sua cugina Elisabetta, adAinKarem, non lontano da Gerusalemme, ma le nostre case. Apparteniamo alla Madonna più della cugina: siamo figli di Dio nel Figlio, quindi figli di Maria. La Mamma viene, ancora una volta nelle nostre case, percorrendo le strade della nostra città, per ricordarci che in Lei Dio ha scelto di farsi carne, come noi. E attraverso Maria è il Signore stesso che condivide la nostra storia umana che ha bisogno di essere continuamente illuminata, aiutata, curata, guarita, redenta.
Nell’affresco iconografico della Madonna della Bruna la sua mano destra è come una freccia che ci indica chi dobbiamo seguire: Gesù, il Figlio. Ecco perché viene definita come la Madonna che indica la Via, e la Via è solo Gesù.
Nel prefazio che fra poco pregheremo si dice: Nell’eterno consiglio del tuo amore ci hai dato, Padre, nella beata Vergine Maria la regina clemente, esperta della tua benevolenza, che accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei.
A lei ricorriamo, mettendo ai suoi piedi, in quest’anno della Misericordia, ogni nostra tribolazione, da quelle fisiche a quelle spirituali. Sicuramente c’è bisogno di tanta guarigione non solo nella carne ma soprattutto interiormente. Spesso il nostro cuore s’indurisce e la nostra mente si ammala, impazzendo. Più che portatori di pace e misericordia, a volte veniamo percepiti come “apostoli” dell’odio, della presunzione, impiegati del sacro, molto religiosi ma poco credenti. Maria, esperta della benevolenza di Dio, viene a pregare con noi e per noi affinchè, incontrando l’amore del Padre, ci sentiamo rinati a vita nuova.
Tra le tante ipotesi della tradizione popolare, la Madonna la chiamiamo “della Bruna”, in quanto la corazza dei cavalieri, nell’alto medioevo, si chiamava brunja, da qui Madonna della difesa. Mi piace questa definizione. Maria è colei che scaccia la testa all’antico serpente, il diavolo, il male. Il principe di questo mondo, il grande mentitore, il bugiardo. In tanti modi ci fa pensare che il male non esiste, che siamo liberi e possiamo fare quello che vogliamo. Classica è l’espressione, sempre più usata: “Che male c’è?”; “Cosa c’è di male?”
Senza rendercene conto, siamo continuamente alla ricerca della felicità. La desideriamo, l’invochiamo, facciamo quello che vogliamo, ma stranamente, a volte per stare un po’ bene, abbiamo bisogno di elisir artificiali: droga, alcool, sesso, denaro. L’elenco sarebbe lungo. Maria si presenta a noi come colei che ci difende dal male aiutandoci a cercare la vera Vita, e la vera Vita è sempre Gesù.
Mettiamo ai suoi piedi le nostre debolezze e fragilità, il non senso dell’esistenza, le nostre tristezze. Lasciamoci difendere dalla Bruna per non subire la sconfitta della delusione, dello scoraggiamento, del pessimismo, del vittimismo, della rassegnazione.
Sempre nel prefazio, diremo: “La madre di misericordia, sempre attenta alle invocazioni dei figli, perché ottengano la tua indulgenza e la remissione dei peccati”.
Una tradizione popolare racconta che una giovane sconosciuta chiese a un contadino di farla salire sul suo carrettoper accompagnarla a Matera. Arrivati alle porte della città, nella zona di Piccianello, chiesa dell’Annunziata, quando scese dal carretto, chiese al contadino di portare un suo messaggio al vescovo, e di riferire che era la madre di Gesù. A quest’annuncio il vescovo, il clero, il popolo si misero in pellegrinaggio. Arrivati a Piccianello vi trovarono una statua. La statua della Madonna fu presa e, portata su un carro trionfale addobbato; venne collocata nella città.
Indipendentemente se la tradizione corrisponda a verità o meno penso che Maria, quest’anno, è sul carro trionfale che attraverserà le strade della nostra città per dirci che, insieme a lei, sul carro ci porta la misericordia di Dio. E Gesù, la Verità, ci mostra il volto del Padre misericordioso.
“Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, «ricco di misericordia » (Ef 2,4), dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come « Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà » (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella « pienezza del tempo » (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfrGv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio”(MV, 1).
Un Dio che non ci giudica o condanna per gli errori del passato ma che ci ama e ci attira a sé. C’è tanto bisogno di misericordia, di perdono, di riconciliazione con la storia e con se stessi. Accogliere la misericordia di questo Padre che corre verso il figlio che, pentito, ritorna a lui, significa dare la possibilità a Dio di liberarci da tante schiavitù vecchie e nuove.
Il carro della Grazia passa: sta ad ognuno di noi saper attingere, così come tantissimi fratelli e sorelle, giovani e adulti hanno fatto durante tutta la novena, accostandosi al sacramento della confessione. Quando si riconoscono i propri limiti e si ammettono le proprie responsabilità non è segno di debolezza ma di maturità. Crescere come uomini e con una fede adulta, significa avere il coraggio di riprendersi la vita. Quella vita che spesso gli eventi, i fatti, le situazioni, le persone, i luoghi ci rubano.
Il carro passa e la Madonna della Bruna sta sopra: a nessuno verrà negato di salire su questo carro e di prendere ciò di cui ha bisogno: Dio non nega la sua tenerezza, il suo amore, il suo perdono nemmeno al peggior peccatore, se di cuore ritorna a lui.«Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia.
È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (MV, 2).
E allora, fratelli e sorelle, saliamo tutti sul carro della Bruna: troveremo ristoro per le nostre anime. Il prefazio conclude: “la dispensatrice di grazia, che interviene incessantemente per noi presso il tuo Figlio, perché soccorra la nostra povertà con la ricchezza della sua grazia, e con la sua potenza sostenga la nostra debolezza”.
Chi venera Maria non può non ascoltare la voce di suo Figlio, Gesù, nostro Salvatore. “Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. « Dio è amore » (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione”(MV, 8).
A te, Madonna della Bruna, ci affidiamo; di te ci fidiamo; con te vogliamo camminare. Donaci sempre Gesù, perché suoi vogliamo sempre essere, completamente suoi: nel pensiero nel cuore, nelle opere. Amen.
+ Don Pino, Arcivescovo
La fotogallery della processione della Madonna della Bruna dalla Cattedrale a Piccianello (foto www.SassiLive.it – diritti riservati)
la fotogallery della processione dalla Cattedrale alla chiesa di Piccianello (foto Emanuele Taccardi – diritti riservati)