Confagricoltura Basicata in una nota esprime alcune valutazioni a seguito dei recenti ribassi delle quotazioni del prezzo del grano: “Se continua così, ci sarà ancora la pasta italiana?”Di seguito la nota inviata alla nostra redazione.
I recenti ribassi delle quotazioni sono eccessivi e immotivati e cresce la sfiducia degli agricoltori in vista delle prossime semine.
Forte e’ la preoccupazione degli agricoltori lucani per le quotazioni del raccolto 2016 del grano duro che fissano prezzi assolutamente irrisori e comunque insufficienti a coprire i costi di produzione. La rabbia dei cerealicoltori lucani cresce tanto che molti di loro hanno deciso di non raccogliere il grano nonostante la qualità e la quantità della produzione sia buona. Confagricoltura Basilicata ricorda che il prezzo del frumento duro alla borsa merci di Foggia ha perso il 50% rispetto alla quotazione 2015 in pari data, e perdendo oltre il 22% discendendo da 242 a 190 euro a tonnellata, la realtà all’attualità vede offerte per le compravendite del nuovo raccolto si aggirano sui 170 euro\ton. Questo mentre continua ad arrivare nel mezzogiorno d’Italia grano extracomunitario a prezzi bassissimi e’ di pessima qualità.
Tutto ciò non potrà che ripercuotersi pesantemente sui bilanci delle aziende agricole, già in forte difficoltà e generare ulteriore rabbia per l’inganno scientemente condiviso politicamente da chi dovrebbe governarci, accettando che la filiera continui a vendere come italiano una produzione che di locale ha ben poco, con il conseguente rischio che , in un territorio da sempre vocato a grano duro di alta qualità, quale è la Lucania . Inoltre si stà ingenerando una irreversibile sfiducia degli agricoltori, in vista delle prossime semine, ad abbandonare la coltivazione frumento duro, che è bene ricordare resta il prodotto principe del nostro più qualificato e diffuso riconoscimento planetario: LA PASTA!
La Basilicata non è petrolio, la Basilicata è agricoltura dalla notte dei tempi.
Governanti Nazionali e Regionali, se ci siete battete un colpo prima che il nostro Paese perda anche un’altra importantissimo settore dell’agricoltura prima e dell’agro alimentare dopo, continuando ad autorizzare la produzione di pasta made in Italy con grano provenienti da ogni angolo del pianeta.
I problemi degli agricoltori sono sacrosanti. C’è un però. Negli anni 50 fino agli anni 80 esestevani i cosiddetti consorzi che i vari magna magna hanno finito per distruggere completamente. La funzione dei consorsi aveva una ragione prettamente economica:quello di vendere i prodotti al miglior prezzo possibile. I consorziati ricevevano ad agosto un anticipo in conto conferimenti in base alla qualità del prodotto conferito. Al momento opportuno, quando il prezzo del grano si stabilizzava, il consorzio provvedeva man mano a vendere ed incamerare il prezzo migliore possibile. A fine stagione, aprile maggio si saldavano i conti.
Oggi i produttori pretendono il prezzo e sanno bene che questo è sempre basso al termine della raccolta.
Chissà se un giorno rivedremo fiorire i consorzi e le coop cerealicole che tanto bene hanno fatto agli agricoltori italiani.