Il rilancio del recente dibattito a sostegno del completamento della tratta ferroviaria Matera – Ferrandina che ha registrato le posizioni espresse da esponenti politici a livello parlamentare e regionale, di istituzioni locali, dei sindacati, delle associazioni di categoria del mondo imprenditoriale e degli ordini professioni, delle associazioni e comitati spontanei, di illustri e comuni cittadini, non può non arricchirsi del contributo del Presidente della Provincia di Matera Francesco De Giacomo.
Tanto è stato scritto sul tema, per cui è il caso di evitare sovrapposizioni e riflessioni già strenuamente e copiosamente sviluppate circa l’utilità o meno dell’opera correlate – oggi – alla necessità di un suo possibile auspicato completamento. Iniziamo con il dire che chi parla è a favore di una soluzione conclusiva e positiva dell’annosa e controversa questione. I motivi sono molteplici. Ai giorni nostri, – seppur in maniera del tutto residuale – chi si pone contrario all’ultimazione dell’opera, a mio giudizio, commette un errore poiché non fa i conti con uno scenario notevolmente mutato, che non valuta con rigorosa analisi le sopravvenute implicazioni di ripartenza dello sviluppo economico di una vasta area (dalla Val Basento al Metapontino), nei settori manifatturiero e industriale, della mobilità, del trasporto delle merci, del turismo e del consolidamento e rafforzamento delle filiere nell’ambito dell’agro-alimentare. Si è dell’opinione che questa stessa area se vuole invertire la tendenza deve costruire assetti i cui investimenti in R&S producano cultura orientata a paradigmi dinamici e innovativi indispensabili per reggere sfide sui mercati globalizzati. La costruzione di una grande piattaforma logistica (il cui l’Ente attuare è la Provincia di Matera in partenariato con l’Autorità portuale di Taranto) per lo smistamento delle merci nel settore agricolo va in questa direzione. La realizzazione di un dedalo di direttrici di traffico in cui gli assi viari, la ferrovia e anche l’utilizzo dell’aeroporto con l’ovvio potenziamento della pista Mattei di Pisticci, può e deve costituire un impegno categorico per l’intera classe dirigente finalizzato a togliere dalle sabbie mobili questo territorio, garantendo l’integrità e la coesione regionale. Non vi è dubbio alcuno che la ferrovia Matera-Ferrandina avvicina di più le città di Potenza e Matera cementificandone la comune trama valoriale ed identitaria. Tutto il territorio regionale deve essere interessato a una nuova stagione in cui i “campanili” -definitivamente – cedono il passo all’intelligenza di sistema, alla salvaguardia delle radici storiche e delle eccellenze di cui questa Regione è ricca, in un quadro di mutualità e rinnovato spirito unitario. Vanno messi da parte gli egoismi e le spinte centrifughe, annientati gli effetti deleteri dell’isolamento di qualsivoglia specie, nella consapevolezza comune che i presupposti per agganciare il “treno” della crescita e dello sviluppo della Basilicata sono tangibili per essere colti, per poi capitalizzare le opportunità. Fuorviante appare la supposta paventata contrapposizione competitiva tra la realizzazione su strada della Matera – Ferrandina con l’ultimazione dell’opera su strada ferrata. In quest’ultimo caso si tratterebbe di un completamento laddove, pare RFI sia favorevole in tal senso, tanto da eventualmente accollarsi una parte delle risorse finanziarie necessarie. Quindi linee di intervento finanziario differenti e probabilmente non confliggenti. Ci si unisce a quanti affermano che questo è il tempo delle visioni – anche utopiche -, della rinascita, della svolta, consci dei propri mezzi nella convinzione che l’agire pubblico deve coniugarsi con gli obiettivi condivisi e le legittime aspirazioni di una comunità che ha saputo attendere, credendo che sia arrivato il momento propizio per realizzare un sogno. Va sconfitto, quindi, lo scoramento collettivo, la disunione territoriale e la contrapposizione, quanto questa risulta essere effimera e, persino, tossica. In questa ottica naturalmente il potenziamento e l’ammodernamento dei vettori e della tratta ferroviaria Taranto-Metaponto-Potenza-Salerno, direzione Roma è assolutamente indispensabile per collegarsi all’alta velocità. Il Mezzogiorno d’Italia deve avere le stesse opportunità offerte all’altra parte del Paese. Ecco perché taluno sostiene che il riscatto del Sud passa – anche – attraverso la contaminazione del cosiddetto modello “Matera”; questa città dichiarata Capitale della Cultura che rappresenterà l’Italia a livello Europeo nel 2019 non può, quindi, non essere collegata al sistema ferroviario Nazionale. Sulla reale tempistica lasciamoci consigliare dagli esperti del settore che in questi giorni hanno rassegnato le loro tesi sulle testate nazionali e locali (cfr. uno per tutti il prof. Gattuso dell’Università di Reggio Calabria esperto in ingegneria dei trasporti e infrastrutture). Non si ascolti chi – avversando in maniera preconcetta – si spinge in dannosi messaggi destabilizzanti prevedendo tempi biblici di realizzazione. La verità è che l’avanzamento tecnologico e la moderna progettualità giustificano la notevole riduzione dell’arco temporale di costruzione. In quanto realizzata all’80%, non parrebbe, quindi, eccessivamente ottimistica l’ipotesi del completamento della ferrovia Matera-Ferrandina entro il 2019, ove questa fosse rifinanziata. Valga l’espressione: “volere, potere”. E’ del tutto evidente che un primo significativo risultato si avrebbe con l’ultimazione dell’opera principale per poi approfondire il successivo naturale proseguimento verso la dorsale adriatica. Esistono più soluzioni; una guarda al proseguimento naturale verso Bari, ma c’è anche la continuazione verso l’area industriale di Jesce – direzione Gioia del Colle– e altre ancora. Ma sul futuro si vedrà.
L’attenzione, quindi, è rivolta, al Governo Regionale e alle diverse articolazioni istituzionali territoriali, e a tutti i parlamentari lucani – e non – impegnati ai vari livelli per convintamente sostenere la soluzione positiva dell’argomento qui trattato.
Lug 11