Dopo l’incidente ferroviario avvenuto in Puglia arrivano le riflessioni amare di Giovanni Caserta. Di seguito la nota integrale.
Ascoltate la voce dei morti! Ascoltate il pianto dei vivi!
Non c’è bisogno di ricordare il Foscolo e il messaggio che viene dai morti. Nella sua visione aristocratica, per Foscolo i morti che parlavano e insegnavano erano quelli illustri. I morti di cui dico io sono quelli della tratta ferroviaria Andria-Corato, gente umile, modesta, lavoratrice, che quotidianamente affrontavano fatiche e sacrifici indicibili per tirare a campare loro e la loro famiglia. Purtroppo, nel Sud, ci vogliono i morti per ricordare le ingiustizie cui siamo condannati da secoli e per ricordare che, da sempre, abbiamo – come ricordavano Giustino Fortunato e Nitti – una classe politica che, anche quando ricopre incarichi di alto livello, pensa più alla propria carriera e alla conservazione del proprio potereche non al bene della società. Oggi tutti parlano delle ferrovie del Sud; si sprecano lamenti sulla Ferrandina-Matera, grande incompiuta, vergogna per tutti. Per televisione, sulla 7, si parlava, stamattina, della Matera-Bari a scartamento ridotto, come ne posseggono solo in Etiopia e nel Niger. Ho scritto decine di volte sulla Ferrandina-Matera, quasi ridicolizzato, e decine di volte sulla incongruità e stupidità di una ferrovia a scartamento ridotto, tra Matera e Bari, che isola e non collega, per il fatto stesso che è fuori regola. Non ho trovato un solo parlamentare o consigliere regionale o assessore regionale o sottosegretario, cui mi sono rivolto, che sia poi intervenuto. Ho invece trovato una sindacalista delle FAL, purtroppo della CGIL, che, accusandomi di qualunquismo, disse che lo scartamento ordinario tra Matera e Bari non permetteva di superare i dislivelli esistenti sul territorio, quasi fossimo sulle Alpi! Che non cessino, dunque, di gridare i morti di Corato e Andria. Che non dimentichino e non si turino le orecchie, come suole accadere dopo tre giorni, inostri politici, i giornalisti, i cosiddetti intellettuali…. Non si può morire solo perché si vuol vivere. Meditate, signori Antezza, Barozzino, Benedetto, Braia, Bubbico, De Ruggieri, Di Maggio, Fattorini, Latronico, Liuzzi, Margiotta, Petrocelli, Pittella, Viceconte… e tutti voi che avete potere e doveri. Svegliatevi una buona volta; ascoltate la voce dei morti e il pianto delle loro mogli, dei loro mariti, dei loro figli! Non dimenticateli! Sappiate rischiare il vostro seggio. Non morirete di fame, come forse, i figli dei morti tra Andria e Corato!
Giovanni Caserta