Alcuni volontari della organizzazione di volontario “Dental Team DVI Italia” hanno aderito, con la Protezione Civile, il 13 luglio scorso alle operazioni di ricerca di resti umani nel luogo dell’incidente ferroviario, tra i binari e nella campagna adiacente il luogo dell’incidente. I volontari, coordinati dal dottor Emilio Nuzzolese, hanno messo a disposizione l’esperienza tecnica nella identificazione e riconoscimento di resti umani (DVI, Disaster Victim Identification) supportando l’operato la Polizia Scientifica presente sul posto.
La maggior parte delle 23 vittime è stata identificata attraverso il riconoscimento visivo dei familiari a cui sono stati mostrati prima gli oggetti personali e gli indumenti e poi i corpi. Tuttavia sarà necessario effettuare ulteriori esami tecnico-forensi, tra i quali l’estrazione del DNA prelevato proprio dai denti, in almeno due delle vittime particolarmente alterate a causa del violento impatto dei due treni.
L’identificazione umana forense si avvale di elementi individualizzanti secondari, come cicatrici, tatuaggi e indumenti, ma per i soggetti non più riconoscibili viene confermata solo attraverso i cosiddetti caratteri primari che includono rilievi dattiloscopici, biologici e quelli di natura odontologico-forense. È proprio l’Interpol a suggerire di impiegare tutti i mezzi identificativi possibili per giungere ad una identificazione certa.
“Gli accertamenti odontologico-forensi – sottolinea Emilio Nuzzolese, presidente della Dental Team DVI Italia ed esperto internazionale di odontologia forense – dovrebbero essere sempre parte integrante del processo di identificazione dei corpi senza nome, poiché gli unici a permettere di giungere ad un profilo generico dal quale sviluppare gli ulteriori accertamenti sui profili biologici compatibili dei soggetti dispersi. I rilievi dentali e di radiologia dentale non possono più essere considerati opzionali nell’autopsia giudiziaria, poiché la loro assenza può determinare ingiustificati ritardi nel riconoscimento e l’inevitabile protrarsi delle sofferenze dei familiari. Abbiamo costituito un’associazione di esperti italiani proprio per permettere anche al nostro Paese di impiegare, come nel resto del mondo, questa indispensabile risorsa al fine di includere l’autopsia orale in tutti quei casi nei quali è richiesta l’identificazione di un cadavere”.