Il docente Pasquale La Briola in una nota inviata alla nostra redazione sottolinea l’impegno didattico e formativo avviato in forma gratuita presso l’azienda di Nunzio Clemente, imprenditore e filantropo dell’educazione sociale. Di seguito la nota integrale.
“Non negherete la bellezza dei campi selvaggi o di questi fiori che crescono d’intorno o di questa distesa verdeggiante. Eppure, per leggiadri che siano, questi aspetti della natura, l’erba risplendente e il muschio argenteo, il timo fiorito, la rosa selvatico e il trifoglio: non è la loro bellezza ad attirare le vicine greggi, a deliziare i cerbiatti e i capretti, a rallegrare le mandrie al pascolo. Non è la forma che li fa gioire ma qualcosa che sta al di sotto di essa: sono le qualità gustose ad attrarli, è la fame a muoverli… perché se la forma non viene contemplata, non può essere mai una forza, resta soltanto un aspetto accidentale di tutto ciò che può appagare i sensi stimolanti… Così se i bruti in quanto tali, sono incapaci di conoscere e di gustare la bellezza, nemmeno l’uomo può, con i suoi sensi, concepire e godere la bellezza che viene percepita e lodata su un piano più nobile: la mente e la ragione” (Antonio Shaftesbury 1671-1718).
Se l’uomo negasse la riflessione di Shaftesbury, non potrebbe aprirsi alla conoscenza, nonostante il suo accrescimento, sia paradossalmente entrata in crisi. Nella nostra età, lo studio dell’uomo sembra invece essere divenuto argomento di discipline specialistiche, che, sotto il nome di “scienze dello spirito”, mirano ad istituire una comprensione autentica della realtà umana. E accade, nostro malgrado, che le discipline antropologiche particolari finiscono con l’oscurare, piuttosto che chiarire, il concetto dell’ uomo. Esse procedono slegate.
Sulla base di questa considerazione, può mai accadere che la scienza filosofica venga espunta dai campi di studio dell’uomo? Certamente no, perché è l’uomo l’oggetto del filosofare, dell’iniziativa, del comportamento etico, dell’organizzazione sociale, del senso del collettivo oggi carente, a tutto vantaggio di un soggettivismo disperato ed esasperato. Dio ha dato a l’uomo il talento, l’intelligenza, che, se ben utilizzati aprono nuovi spazi e nuove frontiere conoscitive che, secondo la morale, devono mirare al bene comune e alla solidarietà sociale.
Questo sfogo teoretico non è casuale, ma il risultato della passione e dell’amore profuso nell’arco dei miei studi e nella relazione con i simili. Il caso ha voluto che lo scrivente abbia conosciuto un uomo, un imprenditore Nunzio Clemente dell’azienda Clemente & C. s.n.c. costruzioni meccaniche di Matera, che costruisce macchine per frantoi.
Il nostro rapporto, epidermico inizialmente, si è man mano consolidato tanto da invitarmi a tenere delle lezioni, a titolo gratuito, per i suoi trenta e più operai che costituiscono l’ asse portante dell’azienda. Ho accettato di buon grado. L’impatto con i discenti è stato un po’ imbarazzante: giovani leve, padri di famiglia, uomini maturi e responsabili che operano nel rispetto dei propri compiti. Da tre mesi li erudisco sulla grammatica,sulle parti del discorso, sulla storia medioevale e contemporanea, sul pericolo delle dittature e sul problema delle “regole” che sono alla base delle istituzioni civili. È nata, cosi, una simbiosi che si è espressa come accettazione reciproca e spirito di iniziativa. Conduttore e nocchiero di tale è lui: Nunzio Clemente, il viaggiatore, dotato della virtù della ricerca del contatto con i clienti non solo in Italia ma anche all’estero, risulta essere persona seria, estroversa, educato all’abnegazione, all’educazione dei suoi figli e operai, che si è imposto non con le vesti del padrone, ma col talento e la ragione e, soprattutto, con l’esempio. Ha instillato negli operai le più alta delle virtù: il rispetto, il senso della dignità e l’amore per il lavoro che è la falce del tempo.
Cerca sempre nella vita la figura di suo padre e di sua madre, antichi lavoratori che gli hanno infuso sin dall’infanzia l’ordine mentale e la pulizia morale. Possiede inoltre il gusto della fantasia, il senso dell’iniziativa e della pacatezza interiore a fronte di tanti suoi colleghi rinsecchiti, avari e prepotenti. Nemico dichiarato dell’individualismo, si adopera per la formazione dell’uomo nel collettivo e, pertanto, risulta essere adamantino nella sua identità che mal si concilia, in questa nostra esistenza, con la violenza e la corruzione imperanti. A me sussurra sempre “La gioventù è sempre bella se viene educata.”. Ma la scuola, oggi, vive un gran disagio per il quale lo Stato non si adopera con provvedimenti urgenti e professionalizzanti. È un offesa alla dignità della cultura. Sono molti oggi i giovani disoccupati che vivono fra timori e tremori, disorientati, mal pagati e vittime delle angherie del padrone, un tempo condannato da Karl Marx e da Gramsci, oggi dimenticato per egoismo, cecità ed ignoranza. Queste brevi note non sono un panegirico a Nunzio Clemente, ma è lo stato di fatto, la realtà che si impone allorquando la persona si smaschera, si denuda, per consentire al sole di diradare la mattutina erba rugiadosa e a fecondare “Questa bella d’erbe famiglia e di animali” (Ugo Foscolo).
Pasquale La Briola