Se cercate in libreria la pubblicazione “Conoscere Matera, itinerari nei Sassi e nella città antica” di edizioni Magister non pensate di ritrovarvi tra le mani una semplice guida della città designata capitale europea della cultura 2019. Il libro, frutto di un’idea e realizzato con i testi di Nicola D’Imperio e Francesco Giase, autore anche degli scatti fotografici, consente infatti la conoscenza approfondita dei Sassi e della Matera antica. Può essere consultato comodamente in poltrona oppure durante una visita nella città dei Sassi, lasciandosi guidare a piedi per i camminamenti millenari. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla descrizione dettagliata degli itinerari, alle mappe, al corredo fotografico dettagliato ed inedito, alle schede informative sintetiche, ma documentate e complete. La conoscenza di Matera va ricostruita attraverso la conoscenza delle sue origini, della sua storia, del suo ambiente naturale, della Civita, dei Sassi, del tessuto urbanistico, dell’architettura, dell’arte, nell’arco di migliaia di anni. Conoscere Matera va al di là della semplice conoscenza di una città antica perché Matera rappresenta un esempio tangibile della storia e della evoluzione dell’uomo. La lettura di questo libro aiuta a capire perché questa città è diventata Capitale Europea della Cultura per il 2019.
“Conoscere Matera, itinerari nei Sassi e nella città antica” , introduzione al volume
Nicola D’Imperio ha ideato e scritto “Conoscere Matera”, un libro-guida stampato a luglio del 2016 per i tipi della Magister, e Francesco Giase, coautore, lo ha arricchito con le sue splendide fotografie. Un ulteriore elemento che impreziosisce quest’opera è il contributo straordinario che ha dato Cataldo Di Pede a cui D’Imperio ha chiesto di scrivere i cenni storici su Matera. Cataldo, materano doc, professore di storia e profondo conoscitore della storia di Matera, avendo vissuto la sua gioventù nei Sassi, rappresenta una delle ormai rare testimonianze di quando questi erano il cuore pulsante della città, sino alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Un contributo non solo raro, ma eccezionale, quasi un cammeo incastonato nel cuore di questo lavoro non facile, così come non è stato facile per il prof. Di Pede, per uno studioso conoscitore dei numerosi meandri della storia millenaria di Matera, scrivere con la sintesi imposta dall’obiettivo di “Conoscere Matera. A completare il team che D’Imperio ha voluto per la sua opera c’è la “ciliegina” della prefazione scritta dal fratello Mario Eustachio, che è stato forse il primo a riabitare nei Sassi, quando questi erano desolazione perché aveva capito che non andavano abbandonati e che ha partecipato, al fianco del suo amico Pietro Laureano, al processo di internazionalizzazione della Matera antica sino al riconoscimento di città Unesco. Quindi un libro che si avvale dell’opera di esperti qualificati.
Ci sono già numerose guide su Matera, alcune molto valide da un punto di vista storico, o architettonico, o artistico, ma questa guida è diversa dalle altre, non solo perché è la più recente, ma soprattutto perché accompagna per mano il visitatore che non potrà mai perdersi e che potrà ammirare la città nella sua interezza. Nel complesso, tormentato e labirintico habitat umano rappresentato dalla Matera antica non è facile orientarsi e il visitatore (e qui ci riferiamo anche a molti materani, specie delle nuove generazioni) spesso si ferma ad ammirare solo i siti più accessibili, quelli più vicini alle strade carrabili, trascurando gli angoli e gli scorci più belli, difficili da raggiungere, che aiutano a capire il significato della città.
“Conoscere Matera” ha la finalità di portare quasi per mano a conoscere non solo i siti più famosi ma anche gli angoli più remoti dei Sassi e della Città antica, che a volte sono i più interessanti. Lo fanno descrivendo i percorsi, i luoghi e la storia e guidandovi con fotografie e piantine. Nel contesto dei singoli itinerari solo indicati i luoghi di maggiore interesse storico, o artistico, o antropologico, o architettonico e di questi c’è, in fondo ad ogni percorso, una documentazione fotografica e delle sintetiche, ma complete, schede informative che sono state ottenute dalla consultazione di 34 testi scritti su Matera.
I tredici itinerari descrivono un anello irregolare che corre su e già per i Sassi e la città antica, senza soluzione di continuità, sono costituiti, in genere, da una prima parte in salita e una seconda parte in discesa ed hanno una lunghezza ed un tempo di percorrenza pressochè costante : ogni itinerario si percorre, per il visitatore attento che si vuole soffermare, osservare, fotografare, in circa 1 ora e mezza. Per chi ha più tempo a disposizione è possibile percorrere l’intero anello in 2 o 3 giorni, ma è possibile, anche se più faticoso, farlo anche in una sola giornata.
Questi itinerari consentono la conoscenza di almeno il 90% della città antica, alcuni siti non sono stati descritti perché attualmente le vie di accesso non sono percorribili o chiuse, se questi problemi verranno risolti i percorsiverranno aggiornati con le prossime edizioni. Nel prossimo autunno sarà pubblicata la versione in inglese e una versione elegante, di grande formato, da conservare nella libreria di casa, dove le splendide fotografie di Francesco Giase avranno modi di essere a pieno valorizzate.
Riteniamo che il libro guida “Conoscere Matera” possa essere un valido completamento al lavoro che quotidianamente svolgono le nostre brave guide.
Matera, Mater Terra: prefazione di Eustachio Mario D’Imperio al volume “Conoscere Matera, itinerari nei Sassi e nella città antica”,
Nell’incertezza dell’etimologia del suo nome, Matera mostra immediatamente la sua vera natura: “è sostanza prima di cui le altre cose sono formate”. Il nome ci riporta a materia e alla sua etimologia, che riconnette alla voce latina mater e greca μήτηρ, che fa capo alla stessa radice: essenza primordiale da cui deriva tutto ciò che è vivente.
La sua ancestralità la riavvicina a quella di altre città “uterine” che, proprio per loro natura, sono state considerate da insigni studiosi tappe di un percorso comune della civiltà umana del Mediterraneo, da Petra ai villaggi della Cappadocia. Matera, come ha affermato Pietro Laureano, è una di quelle “piramidi rovesciate”, che, a differenza delle costruite, per esprimere la potenza dell’uomo-dio sfidante le leggi della natura, rappresenta il ritorno dell’uomo dentro il grembo materno.
La preistoria e la storia di questa città sono l’espressione di una cultura perennemente schiva, silenziosa e laboriosa, che ha vissuto intensamente tutte le vicende umane senza apparire, senza protagonismo. Questa vita silenziosa ha permesso di elaborare 6000 anni fa uno dei primi esempi di terracotta e di arte primordiale, la cosiddetta ceramica di Serra D’Alto; ha garantito la sua resistenza alle guerre drammatiche tra Longobardi, Bizantini e Saraceni; ha sostenuto la sopravvivenza alla pestilenza del 1348, quella del Decameron, e all’altra, ancora più devastante del 1630 di manzoniana memoria; ha permesso di avere una propria tradizione di argenteria sacra distinta dalla punzonatura “MATA” fino a tutto il XV secolo; ha prodotto una fiorente scuola di artisti e artigiani tra il XV e XVI secolo, che reinterpretavano le istanze rinascimentali di provenienza napoletana in chiave “rupestre”. E ancora, questo carattere schivo ha permesso lo sviluppo di maestranze locali, che hanno imbarocchito la città tra il XVII e XVIII secolo, dandole quell’impronta di eleganza giocosamente popolare che si perpetua ancora oggi nel tradizionale Carro delle Bruna.
Oggi, diremmo, una città che, senza clamori, non si è fatta mancare nulla, nel bene e nel male, utilizzando solo le proprie risorse della terra e del cielo, eppur partecipe della storia d’Italia, d’Europa e del Mediterraneo. A ridosso della via Appia, che correva verso Taranto e Brindisi, Matera poteva essere raggiunta solo conoscendo la sua esistenza, essendo praticamente invisibile e nascosta tra le gole della Gravina. Truppe militari romane talvolta si fermavano nei dintorni solo per fare legna (in latino materia, informe sostanza organica), o per riempire i loro carri di grano. I Romani non hanno mai avuto interessi verso la città, che appariva loro abbastanza ostica e primitiva, anche perché, distrutte le città greche della costa e impaludati i porti, molti abitanti delle stesse trovarono rifugio nella nascente Civita e nel suburbio trogloditico di Matera, in terra Japigia. Ciò che caratterizza la cultura millenaria di questa città è quello che oggi definiremmo con un neologismo “sviluppo sostenibile”, ovvero una esperienza ancestrale che, attraverso il sapiente utilizzo delle proprie limitate risorse, ha creato lo sviluppo di una civiltà in equilibrio perfetto con l’ambiente. Il territorio carsico della Murgia, solcato da profonde gravine e grotte naturali, ha rappresentato il luogo e la materia ideale da scavare, non solo per abitare e dar rifugio al bestiame, ma soprattutto per creare un sistema di condotte e di pozzi che, in una fascia pre-desertica com’è il territorio materano, fosse in grado di recuperare tutta l’acqua possibile. Questa primitiva arte idraulica si è perfezionata sino a produrre, in epoche relativamente recenti, cisterne gigantesche, i cosiddetti “palombai”, mentre ogni gruppo di case e grotte, afferenti ad una stessa piazzetta, il “vicinato”, o singole case di tipologia più pretenziosa, possedevano il proprio sistema idraulico di recupero delle acque piovane dai tetti e dai selciati, convogliate in cisterne rivestite di pozzolana. Scavare una grotta e penetrare nella tenera roccia anche oltre cinquanta metri di profondità, mantenendo un percorso di scavo in lieve pendenza, permetteva di ottenere ambienti man mano più freschi quanto più pro- fondi, di recuperare buona pietra per costruire casa davanti e in continuità con la grotta nonchè di creare muretti a secco con le pietre più informi, alfine di delimitare i confini della proprietà o creare terrazzamenti. Queste tipologie abitative e queste reti di canalizzazioni e cisterne, diffuse in tutta l’area della Murgia apulo-lucana, come a Gravina di Puglia, Laterza, fino a Massafra e Grottaglie, qui, a Matera, assumevano una dimensione più metropolitana. Una città che, con le sue grotte scavate a terrazzi sovrapposti, i suoi canali, le vasche di decantazione e le cisterne, è stata variamente paragonata a Petra, “la Magnifica”. Ma Petra, stazione di mercanti sulla via delle spezie, venne arricchita da Adriano Imperatore con straordinari monumenti forgiati con la tenera roccia dorata del suo deserto; Matera, al contrario, venne scavata e impreziosita solo dalle mani dei suoi abitanti.
La storia dei popoli del Mediterraneo si ricongiunge e si fonde proprio qui, in questo lembo remoto dell’Italia Meridionale, a cominciare dagli inizi dell’VIII secolo fino al XII, quando gruppi di religiosi e monaci pro- venienti dalla Anatolia, dalla Siria, dalla Sicilia o percorrendo dal nord le grandi vie occidentali del pellegrinaggio, raggiunsero gli anfratti rocciosi delle Gravine dell’altopiano murgico, ricreando comunità simili a quelle di provenienza, fondendosi alla cultura locale.
Nel territorio materano avviene la più grande espressione di questa nuova mescolanza artistica e architettonica: più di centocinquanta tra chiese, eremi e cenobi rupestri. Centinaia di anonimi e colti artisti-religiosi, spinti solo dalla necessità di una vita ascetica, in epoche di grandi sconvolgimenti politici e militari, hanno plasmato e affrescato queste grotte secondo il loro stile e la cultura di provenienza.
Secondo alcune ipotesi, ancora oggetto di studio, molti di essi provenivano da un territorio dove Leone III Isaurico e i successivi, a fine dell’VIII secolo, tra dispute teologiche e politiche, proclamarono la cosiddetta lotta iconoclasta, ovvero la cancellazione delle immagini sacre sul proprio territorio; un modo, questo, per togliere potere alle comunità monastiche in Anatolia. L’homo viator del medioevo d’oriente e occidente, arricchì l’arte e l’architettura materana del “vivere in grotta”, dando vita ad una forma originale di fusione tra cultura latina e bizantina: esempi ancora oggi ricchi di impatto emotivo sono il complesso rupestre della Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, una straordinaria fusione di stile romanico, nella chiesa inferiore, e stile bizantino, in quella superiore; e la famosa Cripta del Peccato Originale, emblema delle influenze longobarde e bizantine presenti nell’VIII secolo.
Matera, per le popolazioni indigene, per quelle ivi immigrate, per i predatori d’Oriente e d’Occidente, ha rappresentato costantemente l’emblema della piccola madre, una “matercula” alla latina, o “Matheola”, come la chiamava Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia”, una madre che non ti promette ricchezza, ma che ti nutre col suo grano, con le risorse della terra e del cielo.
Eustachio Mario D’Imperio
La presentazione del libro a cura dell’autore Nicola D’Imperio
Chi si accinge a leggere “Conoscere Matera” scopre una piccola cittadina del sud dell’Italia in cui l’Uomo, nel corso degli ultimi 10.000 anni, ha lasciato tracce evidenti della sua esistenza, della sua evoluzione, della sua arte, della sua spiritualità, delle sue capacità e del suo ingegno. Questa città, sino a pochi decenni fa, ha rappresentato nell’immaginario collettivo gli aspetti più deleteri del nostro Sud, che furono evidenziati da illustri uomini di cultura e meridionalisti quali Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato a Eboli, l’antropologo Ernesto De Martino in Sud e Magia e da intellettuali lucani come Raffaele Giura Longo, Rocco Scotellaro e Leonardo Sinisgalli.
Matera aveva alle sue spalle non solo tutti i problemi del Sud ma anche un periodo di decadenza e di abbandono, imposto dalla storia, che durava dai primi dell’800 sino a sfociare in un misero neotrogloditismo. Questa lunga crisi ha lasciato un così vivo ricordo che alcuni operatori turistici la mettono ancora in evidenza, trascurando di spiegarne le ragioni e di ricordare che Matera, nei secoli e nei millenni è stata ricca ed importante in quanto cerniera tra l’oriente e l’occidente. Le grotte, in cui la gente viveva nella prima metà del secolo scorso, erano nate come depositi, cisterne, stalle, chiese ipogee, e furono le conseguenze degli eventi storici negativi, cui accenneremo nel libro, che costrinsero a trasformarle in misere abitazioni.
Fu tra gli anni ’50 e ’60 che alcuni studiosi di Matera si guardarono attorno e intuirono che non era solo disperazione quello che li circondava, consultarono i documenti abbandonati da secoli, rastrellarono il territorio e la città antica, e constatarono che Matera è ed è stata la città dell’Uomo da non meno di 10.000 anni. Tutto ciò è stato compreso dall’Italia, dall’Europa e dal Mondo intero e questa piccola, povera e dimenticata cittadina del Sud si è vista assurgere al ruolo di Capi- tale Europea della Cultura per il 2019. La consapevolezza dell’importanza di Matera nella storia dell’Uomo ha fornito ai suoi cittadini un impulso nuovo: li ha risvegliati dall’atavica indolenza del Sud e li ha proiettati verso un futuro in cui la Cultura è il caposaldo per ridare il coraggio necessario per il progresso, non solo per Matera, ma per tutto il Sud d’Italia e per l’intero Paese.
Il territorio attorno all’attuale città di Matera per un raggio di circa 10 km è stato popolato dall’uomo sin dal paleolitico (400.000 anni a.C.), ma le tracce più evidenti sono del neolitico (8.000 anni a.C.), dell’età del bronzo (3000 anni a.C.) e del ferro (1200 anni a.C). Le stazioni preistoriche e protostoriche nel materano a tutt’oggi rinvenute sono ben 119, risalenti al paleolitico, al neolitico, all’eneolitico (età tra la pietra e i metalli), all’età del bronzo e all’età del ferro. Della preistoria ne sopravvissero solo tre: quella della Madonna delle Vergini sulla Murgecchia, quella di Sant’Agnese e quella della Civita. Di queste è passata dalla preistoria alla storia solo la Civita (la Matera più antica), attorno a cui si svilupparono i Sassi.
I Sassi di Matera sono uno straordinario esempio di come l’uomo antico, più saggio dell’uomo moderno, abbia saputo plasmare il territorio adattandolo alle sue esigenze, ma sempre nel rispetto delle regole della Natura. Nei secoli e nei millenni ha lavorato la roccia di calcarenite che affiora prepotente e ha costruito le grotte, le cantine, le case, le chiese, i grandi palazzi, le mura, le torri. Tutto in un contesto morfologico ed urbano singolare di architettura a volte spontanea, altre volte studiata con sapiente triangolazione visiva, in cui i due grandi vuoti naturali dei Sassi, i torrioni rocciosi, le chiese e i palazzi sono allineati secondo progetti ben definiti.
In questo complesso, tormentato e labirintico habitat umano non è facile orientarsi e il visitatore spesso si ferma ad ammirare solo i siti più accessibili, quelli più vicini alle strade carrabili, trascurando gli angoli e gli scorci più belli che aiutano a capire il significato della città.
In questo libro gli autori vi portano per mano a conoscere non solo i siti più famosi, ma anche gli angoli più remoti dei Sassi che a volte sono i più interessanti. Lo fanno descrivendo i percorsi, i luoghi e la storia, e guidandovi con le foto e le piantine.
Gli autori danno sintetiche notizie storiche, architettoniche, artistiche e antropologiche; il libro non ha la pretesa di parlare della storia di Matera o dell’arte o dell’antropologia, su cui si rimanda a testi specializzati, ma ne fa solo alcuni cenni per spiegare sinteticamente al visitatore il significato, l’essenza ed il valore di questa città.
È doveroso fare una premessa importante: il nostro itinerario è fatto di un continuo saliscendi attraverso stradine, gradoni, scalinate che sono, a volte, impegnativi sotto il profilo fisico e si consiglia, a chi vuole percorrerlo a piedi, di considerare questo aspetto. La gente che viveva in tale contesto era avvezza a percorrere queste salite e discese faticose, ma l’uomo moderno, che si lascia trasportare da automobili, aerei, treni, ascensori e scale mobili, potrebbe incontrare qualche difficoltà. L’intero giro dei due Sassi, il Barisano e il Caveoso, e della città antica, consta di 13 itinerari: inizia, simbolicamente, davanti al Palazzotto del Casale nel Sasso Barisano, sede di “Matera 2019, Capitale Europea della Cultura” e termina nello stesso sito.
È un anello irregolare che corre su e giù per i Sassi, senza soluzione di continuità, può essere iniziato da qualsiasi punto per tornare nello stesso, dopo averlo percorso per intero. I 13 itinerari sono costituiti da una prima parte in salita e una seconda in discesa ed hanno una lunghezza ed un tempo di percorrenza pressocchè costante: si per- corrono, per il visitatore attento che si vuole fermare a osservare o fotografare, in circa 1 ora e mezza l’uno. Sono stati studiati nei dettagli affinchè si tocchino i siti d’interesse dei Sassi, inoltre sono tutti in continuità tra di loro. Per chi ha più tempo è possibile percorrere l’intero anello in 2 o 3 giorni, ma è possibile, anche se più faticoso, farlo in una sola giornata. Si possono scegliere sul libro anche solo gli itinerari che interessano di più.
Questo grande anello può essere utilizzato anche dal visitatore sportivo appassionato di trekking o di jogging e lo potrà percorrere in due ore, se va di buon passo, e in poco più di un’ora, se di corsa. Il dislivello medio è di circa 470 metri.
Questi 13 itinerari consentono la conoscenza di almeno il 90% dei Sassi. Alcuni siti non sono stati descritti perché attualmente le vie di accesso non sono percorribili o chiuse, se questi problemi verranno risolti, è nostra volontà aggiornare i percorsi nella prossima edizione. Nella lettura del testo si noterà che alcuni temi si ripetono, questo è voluto perché, per la continuità di un determinato argomento, è indispensabile il collegamento con quanto già esposto altrove.
Ultima informazione: se si vuole andare a piedi, munirsi di scarpe comode!
Nicola D’Imperio
La fotogallery degli itinerari nei Sassi e nella città antica di “Conoscere Matera”
Biografia di Nicola D’Imperio
Il Dr. Nicola D’Imperio è nato ad Aliano, in provincia di Matera , ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Matera e, dopo la maturità classica al liceo Duni, ha fatto gli studi di medicina a Bologna, dove si è svolta la sua vita professionale di gastroenterologo.
Nell’ambito della gastroenterologia si è interessato di endoscopia digestiva dal 1972. A quei tempi non c’erano scuole italiane in questo settore e fu così che, tra gli anni settanta ed ottanta, andò all’estero, in Germania, Francia America e Giappone per imparare, conoscere e confrontarsi.
Negli anni ottanta, insieme a pochi altri, quali il Prof. Giovanni Viceconte di Roma, il dr. Felice Cosentino di Milano, il dr. Giuliano Bedogni di Reggio Emilia, fu uno dei primi padri fondatori dell’endoscopia interventistica in campo nazionale, a cui seguirono tanti altri che diedero lustro a questa branca in Italia.
Fu così prima aiuto responsabile del Servizio di endoscopia digestiva all’ospedale Bellaria di Bologna, poi primario all’ospedale di Forlì, poi primario all’ospedale Maggiore di Bologna, infine al Maggiore e Bellaria insieme. Ha prodotto alcune centinaia di pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate e libri di endoscopia digestiva. E’ stato prima segretario e poi presidente della Società Italiana di Endoscopia Digestiva. Ha fatto scuola di endoscopia a decine di medici gastroenterologi tra cui molti che sono diventati primari di strutture di Gastroenterologia ed Endoscopia.
Durante la sua permanenza a Bologna, dall’aprile del 2002 ad agosto del 2012, ha apportato delle innovazioni tali da improntare fortemente la sanità pubblica in questo settore. Nel più grande ospedale dell’Emilia Romagna ha creato: un centro di endoscopia digestiva, diagnostica ed interventistica, un settore di endoscopia pediatrica, un Servizio Unificato per la Gestione delle Urgenze Gastroenterologiche, un collegamento diretto coi medici di famiglia, l’abbattimento dei tempi di attesa per gli esami endoscopici, un centro di screening per il cancro del retto-colon, un reparto di degenza a libero accesso, dove il paziente viene gestito a 360 gradi e così via.
Ma il Dr. D’Imperio è orgoglioso perché è sempre riuscito a rispettare la centralità del paziente, cioè tutto quello che è stato realizzato nelle strutture da lui dirette è stato fatto nell’esclusivo interesse del paziente. Ma non sempre l’interesse del paziente coincide con quello di tutti gli altri attori della sanità; abbattere i tempi di attesa, ad esempio, significa andare contro gli interessi della libera professione dei medici; creare un servizio di reperibilità per la gestione continua delle urgenze significa maggiore impegno per qualche medico che preferirebbe starsene in pantofole a casa, e così via. Ma il dr. D’Imperio è andato sempre diritto per la sua strada, avendo come unico obiettivo il paziente. Questa opera di grande cambiamento ha inevitabilmente comportato la creazione di alcuni anticorpi, ma era tutto previsto.
Con un occhio attento anche alla spesa e all’ottimizzazione delle risorse; la spesa della sua struttura all’agosto del 2012 era la metà di quella di otto anni fa, i medici da lui diretti attualmente erano 14 contro i 20 di 8 anni fa.
Da quando il paese è attanagliato dalla crisi, nella sanità pubblica l’interesse del paziente diventa, purtroppo, sempre più periferico, perché l’obiettivo è soprattutto economico. La sanità assorbe il 70-80% dei bilanci regionali, si decide giustamente di tagliare questa spesa, ma farlo così in fretta significa non avere il tempo di studiare i settori per fare dei tagli mirati agli sprechi. Le Direzioni Generali sono costrette a fare tagli che portano a macroaggregazioni e alcune specialità mediche o chirurgiche confluiranno nelle chirurgie generali o nelle medicine interne, così come era un tempo. E questo è il destino anche della sua specialità.
E così si è dimesso dalla struttura pubblica e dal primo settembre del 2012 è tornato ad essere un libero professionista. Il Direttore Generale dell’AUSL di Bologna, il dr. F. Ripa di Meana, con la lettera che qui riportiamo, ha voluto offrire un riconoscimento alla professionalità e all’impegno con cui questo medico di Matera si è espresso a Bologna.
Il Dr. D’Imperio, però, non porterà il suo cane a spasso ai giardini Margherita di Bologna. Ha ancora le energie e la lucidità mentale necessarie per svolgere al meglio la sua professione che vorrebbe continuare a mettere a disposizione del paziente.
Offre pertanto, a titolo completamente gratuito, le sue competenze ed esperienze nel settore dell’Endoscopia Digestiva interventistica, sia sul piano puramente diagnostico-terapeutico, che su quello organizzativo e gestionale, alle strutture pubbliche, o private convenzionate, che abbiano bisogno di sviluppare questo settore della medicina
Dopo aver trascorso 46 anni a Bologna e, da giovane, in giro per l’Italia e per il mondo, avendo riscoperto negli ultimi anni la sua lucanità, a cui si sente particolarmente legato, è disponibile a fornire la sua consulenza gratuita per i Servizi di Endoscopia Digestiva dell’Ospedale Santa Maria delle Grazie di Matera e per l’Ospedale San Carlo di Potenza.
Poi ha tante altre cose che gli piace fare: la pittura, la scoperta del territorio a piedi, la scrittura.
A proposito di quest’ultima, insieme al suo editore di Matera, Teo Papapietro, ha fatto la riedizione del libro “la Lucania a Piedi”, che ha presentato l’estate scorsa e di cui si è tenuta una grande e memorabile presentazione il 4 febbraio 2012, con Lucio Dalla come testimonial, un mese prima della sua scomparsa.
Con questa riedizione si è voluto fare un omaggio ad un grande artista ed amico scomparso all’improvviso, che aveva grandi progetti anche per Matera, e sono state pubblicate le sue parole in occasione di quel convegno. Inoltre sono stati inseriti altri racconti tratti dalla tradizione popolare materana. Infine sono state inserite alcune testimonianze su una delle aree naturalistiche più belle della regione Basilicata, il parco nazionale dell’Agri Lagonegrese, che è anche una delle aree più critiche ed a rischio.
Il dr. D’Imperio ha pubblicato nel 2013 anche un romanzo storico pieno di azione dal titolo “Il racconto della casa grotta”, ambientato a Matera e sull’appennino lucano durante il periodo del post brigantaggio, nella seconda metà dell’ottocento. Nel luglio 2016 il dr. D’Imperio ha pubbicato “Conoscere Matera, itinerari nei Sassi e nella città antica”, edizioni Magister.