Gli ottimi risultati conseguiti dal “polo agrario” dell’Unibas che per offerta e qualità della didattica si colloca all’ottavo posto tra le facoltà del “polo agrario” delle Università statali italiane (media 88,5, con rapporti internazionali pari a 104 e progressione carriera 73) sono positivi e incoraggiano i giovani lucani e di aree limitrofe ad iscriversi ad Agraria. E’ il commento dell’Agia-Cia Basilicata che in una sottolinea il trend di crescita dell’interesse dei giovani diplomati per questa tipologia di studi universitari. Ma se iscriversi ad Agraria è trendy, imparare un mestiere legato alla terra – aggiunge RudyMarranchelli, presidente Agia-Cia – resta una scommessa. Che sempre più giovani dimostrano di voler sostenere, attratti dalla possibilità di trasformarla in una seria e duratura opportunità di lavoro. Posto che alle tradizionali professioni – una ventina quelle «codificate», dall’agricoltore in senso lato, al fitoiatra, fino allo zoonomo – negli ultimi anni si stanno affiancando nuove attività altamente specialistiche. Che comunque dopo una formazione di base richiedono la frequenza di master, stage o scuole di specializzazione. Fatto sta che l’agricoltura e la zootecnia, con tutte le sue declinazioni multifunzionali caldeggiate anche dalla Politica agricola comune, hanno aperto le porte a decine di nuove attività. Con almeno 5mila partite Iva negli ultimi tre anni, secondo le rilevazioni dell’Agia: dall’architetto del verde, al consulente enogastronomico, dallo stilista ecosostenibile con fibre agricole, al professore di tartufo, l’elenco dei nuovi mestieri «green» si allunga quasi a vista d’occhio.
“Per riuscire a fare impresa oggi in ambito rurale -sottolinea Marranchelli- ci vuole una cultura imprenditoriale diversa, capace di assumersi dei rischi, di lavorare in rete, di cogliere le opportunità che oggi offrono il web e la dimensione del mercato internazionale. Il settore agricolo da sistema chiuso deve diventare sistema aperto sfruttando al massimo la caratteristica insita nell’attività agricola, ovvero la tensione allo sperimentare, all’innovazione. Lavorare in rete offre moltissimi stimoli in questo senso: la costituzione di Partenariati Europei per l’Innovazione, la formazione di Reti di impresa per cogliere nuovi fondi, la propensione all’internalizzazione esplorando mercati nuovi sono elementi fondamentali per la valorizzazione del settore agricolo locale oggi. Ai giovani imprenditori agricoli lucani l’opportunità di cogliere ora la sfida del Psr 2014-2020”.
“Una formazione moderna, dinamica e interattiva nel settore agricolo non garantisce solamente un futuro agli operatori del settore primario, ma – dice Paolo Carbone della Cia – è anche una garanzia per l’esistenza di aree rurali vitali e abitabili. Inoltre se vogliamo perseguire il ricambio generazionale in agricoltura non possiamo fare tutt’altro con provvedimenti che rispondono solo a logiche ragionieristiche e che allontanano i ragazzi dagli istituti agrari. Per non parlare dell’Università da sempre “corpo estraneo” al mondo agricolo.