“I Ministeri competenti stanno ora procedendo alla fase conclusiva dell’istruttoria, che si concretizzerà con l’emanazione del nullaosta alla Sogin alla pubblicazione proprio della carta. Questo passaggio segnerà di fatto l’avvio, non certo la conclusione, di una lunga procedura che vedrà coinvolti regioni, enti locali, cittadini e, soprattutto, la comunità scientifica”. Cosi il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha risposto ad una interrogazione presentata dall’on. Cosimo Latronico (Cor), in merito alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nazionale unico per i rifiuti radioattivi. “ Va precisato che questo processo normativo – ha continuato il Ministro – non attribuisce ai Ministeri alcuna discrezionalità sull’inclusione/esclusione pregiudiziale di specifiche aree fra quelle da prendere in considerazione per l’individuazione del sito, che invece sono regolate dalla legge stessa. Il nullaosta riveste invece, come è evidente, un’alta valenza istituzionale. La mancata conclusione allo stato del procedimento si deve proprio alla necessità di ponderare ulteriormente i rilievi di competenza ministeriale che Sogin dovrà recepire prima di pubblicare la carta”. Commentando la risposta dell’esponente di governo, Latronico ha ricordato che “il legislatore e il Governo si erano dati un termine, settembre 2015, per conoscere i contenuti della Carta, che definirebbe i siti idonei in cui poter realizzare il sito unico nazionale. Ora questa Carta è stata redatta, è stata depositata presso i Ministeri competenti, però è ancora coperta da segreto di Stato. Più volte abbiamo sollecitato il governo a renderla pubblica , per poi dar luogo alla complessa procedura di partecipazione, perché, si è scelta una strada di partecipazione e di sollecitazione di eventuali interessi sui territori idonei. E’ singolare che non sia emersa – e si evince anche nelle parole del Ministro – la ragione di fondo per cui si stia continuando a prendere tempo. Il tempo ci vorrà sicuramente per arrivare al deposito unico nazionale, ma voglio anche sottolineare che siamo in presenza non solo di un impegno internazionale, ma di un interesse del Paese a tenere sotto tutela, in un sito efficiente e sicuro, materiale che viene prodotto, perché non è solo il materiale del ciclo nucleare, ma è anche materiale nucleare che viene tuttora prodotto da ospedali e aziende. C’è un problema di sicurezza nazionale e anche di strategia industriale nazionale. È un grande progetto che potrebbe interessare alcune parti del Paese e, da ultimo e non per ultimo, c’è un obbligo europeo che ci costerà sanzioni, ove mai noi continuassimo a perdere tempo” .
Ago 04