Incontro con la stampa, questa mattina, di Sinistra italiana sulla proposta di riorganizzazione del Sistema sanitario regionale avanzata dalla Giunta regionale. Espresso un giudizio negativo nel metodo e nel merito.
Il consigliere regionale del Gruppo misto ed esponente di Sinistra italiana, Giannino Romaniello, ha aperto i lavori, illustrando i risultati esplicitati dal Comitato promotore del partito in sede di analisi del disegno di legge proposto dalla Giunta su “Riordino del Servizio Sanitario Regionale di Basilicata”.
“Il nostro giudizio politico e non solo politico – ha detto – è che non siamo in presenza della volontà di attuare una riforma del Sistema sanitario regionale che veda al centro i cittadini ed il territorio, ma siamo in presenza di un mero tentativo di rimanere nei parametri economici, soprattutto, imposti dal Governo e nei tetti di spesa dell’Unione europea, senza sapere come. Siamo nel solco della impostazione emergenziale che caratterizza questa Giunta, non solo per quanto concerne la sanità, ma anche per il settore dei rifiuti e dell’uso dei fondi comunitari. Esiste il metodo ed il merito – ha proseguito Romaniello – mentre sembra evidente come si voglia unire il decisionismo al populismo. E’ un metodo, dunque, non democratico che comporta il confronto con i corpi intermedi e le assemblee con i Sindaci e gli operatori con la giusta tempistica. Per quanto concerne il merito c’è da dire – ha aggiunto Romaniello – che il Decreto ministeriale n.70 del 2015 che stabilisce parametri precisi e la Stessa legge di stabilità con i vincoli economici stabiliti dal Governo sono alla base del disegno di legge di riforma e non siamo, assolutamente, in presenza di una urgenza che metta, lo ripeto a tinte forti, al centro i cittadini a partire dalla riduzione delle liste di attesa. Rivisitazione, quindi, del rapporto tra ospedale e territorio: abbiamo 15 ospedali a fronte di 600.000 abitanti, dei quali uno Dea di primo livello a Matera, uno Dea di secondo livello a Potenza, il San Carlo, sette strutture per acuti e otto distrettuali. Molte strutture – ha precisato Romaniello – dipartimenti/reparti sono fuori dagli standard. Fare rete tra le strutture – ha sottolineato l’esponente di Sinistra italiana – dando una vera razionalizzazione al sistema, evitando di impoverire il territorio di servizi essenziali. Manca un disegno organico che metta al centro la domanda di salute e non viene chiarito come le esigenze della comunità possano trovare una adeguata risposta, non solo negli ospedali, ma anche nelle altre strutture ed in una nuova organizzazione della medicina del territorio. Altro punto dolente è l’emergenza – urgenza con la continuità assistenziale su tutto il territorio regionale. Da tenere presente, poi, la questione inerente la saturazione dei posti letto e l’aumento dei posti di Day hospital, indice di innovazione. Completare la rete è indispensabile, ma alla liquidazione della Asl non ha mai fatto seguito una seria e concreta riorganizzazione. Dulcis in fundo, occorre far notare che della riforma il Consiglio regionale non ha ricevuto alcuna comunicazione, passando ancora una volta in secondo piano. Un approccio, dunque, sbagliato, quello di Pittella incentrato sul promettere a tutti che nulla cambierà per quanto riguarda la chiusura di strutture, confermando, al tempo stesso, le forti criticità sul versante dei volumi ed esiti delle prestazioni, dei costi e sulla necessità di ridurre la spesa del personale”.
Il coordinatore regionale del Gruppo sanità di Sinistra italiana, Gianni Rondinone si è detto “seriamente preoccupato per un disegno di legge che cassa quattro strutture ospedaliere e tenta la riorganizzazione senza badare al bisogno di salute e senza una riflessione approfondita della situazione attuale sul territorio. Noi contestiamo – ha detto Rondinone – il sistema nel metodo, il disegno di legge risponde solo in maniera maldestra ai bisogni emergenziali. Adeguarsi alla normativa appare l’unico obiettivo. Un ddl – ha proseguito – che tenta di porre delle pezze, caratterizzato da un disegno asimmetrico davvero singolare. Ad aggravare la situazione, poi, la stessa relazione del Gruppo di lavoro da cui è scaturito il provvedimento che ha rappresentato quasi una unica azienda sanitaria. In Basilicata – secondo Rondinone – si può e si deve fare altro, partendo dal territorio. Mettere in rete uomini e donne lucane, tenendo conto del valore economico e, soprattutto, sanitario. Nella riforma, o presunta tale – ha aggiunto – non c’è valutazione di merito, siamo alla pura propaganda con il contorno di slogan che vogliono essere ammiccanti: “si volerà anche di notte” ha detto il presidente Pittella. La realtà è ben altra e noi siamo pronti ad iniziare una campagna di confronto con Associazioni ed Enti pubblici. Il vero problema da affrontare e risolvere è quello concernente la sincronizzazione delle strutture, stabilendo con chiarezza la direzione della centrale operativa. Il nostro sarà, quindi, un lavoro di opposizione, ma nel contempo di proposta politica in presenza di una totale assunzione di responsabilità da parte del Governo regionale”.
Il parlamentare di Sinistra italiana, Antonio Placido, ha rimarcato come “la riforma della Giunta è priva di ogni forma di razionalizzazione, è poco rigorosa ed assolutamente inefficace. Si tratta di una navigazione a vista. In qualsiasi manovra di razionalizzazione della spesa – ha precisato Placido – bisogna fare di necessità virtù, proprio quello che non è accaduto in questo caso. In Basilicata si è persa l’occasione di adottare la sperimentazione dei modelli più innovativi, pure presenti e funzionanti altrove e non si à anticipato quello che oggi è alla base di una sanità realmente al servizio dei cittadini, vale a dire portare la medicina sul territorio, dando risposta reale alle esigenze. Vi è – ha sottolineato Placido – una forte contraddizione tra il documento stilato dal Comitato tecnico e le scelte che, viceversa, la Giunta si accinge a fare. La sanità, non dimentichiamolo, è una questione assolutamente dirimente, alla luce anche dei costi e delle spese che comporta nel bilancio regionale, tenendo ben presente che i diritti dei cittadini sono sacrosanti e vanno salvaguardati prima di ogni sia pur legittima necessità di risparmio, in una regione che si sta spopolando, non solo per l’emigrazione giovanile ed intellettuale, ma anche perché tutta una serie di servizi non vengono più erogati ed intere aree, soprattutto interne, sono abbandonate al proprio destino”.