Giovanni Scarola, consigliere comunale e presidente Commissione Urbanistica al Comune di Matera, ha inviato una nota sulle vicende urbanistiche che riguardano la città di Matera. Di seguito la nota integrale.
Scarola: “Matera e la sua identità di città “sociale”
A partire dagli anni 50 e 60 Matera, che ancora non poteva dirsi Città, pioniera tra i Comuni d’Italia, inaugurava i primi cantieri destinati ad edilizia sociale. Nei quartieri Lanera, Spine Bianche Agna rurale e Rione Pini, Matera aveva già assicurato ai propri cittadini quegli standard urbanistici (parcheggi, verde ed infrastrutture) e i limiti di densità edilizia che diventarono obbligatori solo con il D.L. n. 1444/68.
In attuazione della L. n. 167/62, che recava “Disposizioni per favorire l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare”, nacquero poi le c.d. “zone 167″, aree destinate dal piano regolatore all’edilizia residenziale economica e popolare. Attraversoi Piani di Edilizia Economica Popolare” (PEEP) inseriti nei rispettivi PRG, i comuni potevano finalmente programmare ed attuare, direttamente o indirettamente, interventi nel settore abitativo in grado di incidere sull’assetto del territorio urbano, contrastando la speculazione fondiaria ed indirizzando lo sviluppo edilizio alle costruzioni abitative economiche e popolari. La norma rese, per la prima volta, utilizzabile l’espropriazione per pubblica utilità non solo per requisire i terreni destinati a interventi pubblici, ma anche per quelli da destinare a fini residenziali. Il fatto che l’indennità di esproprio fosse notevolmente inferiore al prezzo di mercato, parametricamente determinato con riferimento al valore del suolo prima dell’adozione dello strumento urbanistico, ha consentito ai comuni (e agli enti, cooperative costruttori e istituti case popolari, cui potevano essere assegnati i terreni edificabili) di acquisire aree ad un costo relativamente contenuto e di dotarle di tutti i necessari servizi sociali che dovevano essere previsti nello stesso piano di zona. Utilizzando a pieno gli strumenti offerti dalla Legge n. 167/62 e poi dalla successiva legge del 22 ottobre 1971 n. 865 (“Programmi e coordinamento dell’edilizia residenziale pubblica; norme sulla espropriazione per pubblica utilità”) il Comune di Matera ha mantenuto e difeso la sua identità di città “ sociale” prevedendo nel PRG, anche nelle varianti generali successive al 1956 (anno di approvazione del PRG noto come “primo Piccinato”) appositi Piani destinati all’edilizia economica e popolare, oggi noti come piani di edilizia residenziale pubblica. A partire dagli anni 70 sono stati pianificati e realizzati i Piani PEEP San Giacomo, Serra Rifusa, Agna, Via Gravina, Via La Martella, San Giacomo 2, fino ai recenti Agna Le Piane e L’Arco. La nostra identità sociale, attenta ad assicurare anche alle fasce più deboli la possibilità di acquistare una casa ad un prezzo calmierato, fu mantenuta anche negli anni ’80 e ‘90, quando in Consiglio Comunale, nella discussione sulla programmazione urbanistica del centro direzionale e delle aree più centrali, una quota delle aree rese edificabili fu destinata ad edilizia pubblica: oggi tante famiglie materane risiedono nei fabbricati delle cooperative sorte in via Aldo Moro, Via Ugo La Malfa, via delle Nazioni Unite e via Saragat. Quella proposta fu presentata da un consigliere socialista dell’epoca ma accolta dall’intera assise comunale.
Anche oggi che, in seguito a pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Costituzionale, la legislazione in materia di procedimenti ablativi ha equiparato l’indennità di esproprio al valore venale e di mercato dei fondi espropiati (e quindi è venuto meno il risparmio nei costi di acquisto dei terreni edificandi), lo strumento dei Piani per l’Edilizia Residenziale Pubblica e la solidarietà della gestione cooperativistica consentono di realizzare alloggi a prezzi calmierati e comunque più accessibili rispetto a quelli offerti dal mercato libero. Un’interessante novità normativa consente poi ai comuni di poter “perequare” il valore dei suoli da destinare ad edilizia residenziale pubblica.
A breve si completeranno i Piani Arco e le varianti al PEEP San Giacomo 2. Per la prima volta dalla nascita della “Città Nuova”, Matera non ha iniziato alcuna discussione di programmazione sull’Edilizia Residenziale Pubblica, pur essendo sostanzialmente esauriti i piani in attuazione. ( unica eccezione alcuni interventi spot da pochi alloggi di recupero nei PeeP esistenti). Nei prossimi anni non potrà essere avviato alcun “cantiere” destinato all’Edilizia sovvenzionata di realizzazione pubblica e/o a favore di cooperative edilizie private. Eppure gli ultimi bandi per l’assegnazione degli alloggi realizzati dall’Ater hanno lasciato fuori centinaia di famiglie, che pure possedevano i requisiti per l’accesso. Anche la prospettata “prossima” adozione del Regolamento Urbanistico non appare più in grado di soddisfare quel fabbisogno di alloggi di edilizia residenziale pubblica che va costantemente aumentando e i cui dati drammatici sono intuitivamente desumibili dal numero delle richieste indirizzate ai nostri servizi sociali.
Il Regolamento Urbanistico, quando e se sarà portato in Consiglio, permetterà di regolare la città insediata e il meccanismo perequativo premiale permetterà di realizzare, solo se ci sarà accordo con iprivati, anche alloggi sociali. (una chimera quindi pensare a tempi brevi)
I 32/33 dei componenti dell’attuale Consiglio Comunale hanno beneficiato direttamente o in via indiretta della possibilità di realizzare un alloggio in area PEEP. Questa rappresentatività del campione, estesa alla Città, ci dimostra come negli anni Matera ha saputo mantenere quell’identità sociale consegnataci dai primi piani di De Gasperi e dell’UNRRA Casa. Occorre immediatamente avviare una discussione in Consiglio Comunale e chiederò una convocazione dello stesso sul tema. Occorre anticipare i tempi con la presentazione al Consiglio e alla Città di un piano di localizzazione di edilizia residenziale pubblica secondo la procedura indicata dalla L.R. n. 23/99.
La straordinarietà della nomina a ECOC 2019 non deve far mancare l’ordinarietà della programmazione, già base della nostra “cultura”. Diversamente rischiamo di perderle entrambe.
Giovanni Scarola, consigliere comunale e presidente Commissione Urbanistica al Comune di Matera