Giovedì 18 agosto 2016 alle 20,30 alla Rabatana di Tursi sarà proiettato il lungometraggio di Giovanni Maragno dedicato alla città di Matera.
Di seguito la presentazione a cura di Emanuele Giordano.
Il 2019 ha assunto, non solo per i materani, il valore di un simbolo: per molti di riscatto e di presunzione, per altri di incentivo a porre in essere buone pratiche, utili a risollevare e migliorare le condizione del territorio e dei suoi abitanti.
La nomina a “Capitale Europea della Cultura” ha così calamitato l’attenzione di molti artisti e professionisti di vari settori, pronti a mettere a disposizione della Città dei Sassi la loro competenza, il loro ingegno e la loro creatività.
Un ricco panorama di progetti si staglia per esaltare il già cospicuo patrimonio di tradizioni e suggestioni di Matera.
Sembra quasi che nel giro di una notte, quella del 17 ottobre 2014 (che ha sancito l’investitura a Città simbolo per la Cultura in Europa), Matera abbia conquistato e reso visibili tutte quelle potenzialità tracciate e maturate nel corso di tanti secoli e che hanno segnato indelebilmente gli spazi e le persone.
Ma c’è, proprio in questa Città, qualcuno che con discrezione, impegno, deferenza e decoro ha ritagliato – non episodicamente o solo per le grandi occasioni – il suo lavoro, legandolo fervidamente al luogo di nascita e riscoprendone tendenze e valori spesso silenti, ma perenni. La passione che Gianni Maragno, scrittore e regista, ha dedicato a Matera e al suo habitat, fa sì, che i Sassi ed il patrimonio rupestre, riemergano nei suoi lavori, tanto suggestivi quanto impervi, all’occhio della macchina da presa che li scruta con il rispetto dovuto. L’imponenza di Matera, sospesa tra il suo passato di “capitale della civiltà rupestre” e quello futuro di emblema della cultura europea, è di per sé sufficiente a descrivere la storia dell’uomo, esaltando quella tradizione spontanea e consolidata di rispetto e sostenibilità di vita, altrove perseguiti con sforzi immani e tecnologie ossessive. L’effetto immediato che questi siti producono nello spettatore è di grande impatto emotivo, al pari di quanto accade agli impreparati viaggiatori che si trovano a percorrere il dedalo di viuzze che attraversano gli antichi rioni.
Le immagini si avvalgono di musiche originali e ripropongono personaggi veri, presi nella loro quotidianità materana. Si ha l’impressione di percepire l’eco del sospiro di trasognato stupore del visitatore alla vista della grande faglia del torrente che costeggia i vecchi rioni materani di pietra. Aleggia il tiepido profumo di antico che si respira tra le lame e le gravine che, attraversando rocce e dirupi, svelano i tantissimi affreschi di Santi e Madonne, da sempre ospitate in eremi, cenobi, laure, cripte e conventi, ognuno dei quali è sempre una scoperta unica e nuova.
Risaltano anche i temi della religiosità, dell’attaccamento al proprio paese di quanti hanno avuto la costanza e la soddisfazione di non abbandonarlo, accanto al sentimento di calorosa accoglienza verso quanti, meno fortunati, hanno dovuti cercare fortuna altrove. Le storie scorrono travolgenti e rassicuranti ad un tempo: Deeply Sacred, un viaggio nel patrimonio rupestre di Matera. La sorpresa al Capobanda, dove la banda è il concerto musicale cittadino; In punta di piedi traccia una storia sullo sviluppo sostenibile raccontata da una bambina e dal suo aquilone; Percorsi il Santuario di Picciano narra della religiosità dei territori del materano e dei rapporti con altre popolazioni.
Uno sguardo che si allarga alla Lucania, definita “Luceania, terra di luce. … terra vasta e ondosa di colline e invasa dalle albe. Lucania una nostra Oceania di luce…” dal poeta e scrittore Davide Rondoni, che sostiene a proposito della città dei Sassi “La luce e la pietra che si sposano e quasi vedi crearsi l’una nell’altra: Matera”.
Quella Matera che Gianni Maragno coglie nelle sue metamorfosi e nei suoi incanti, In punta di cinepresa con risultati esaltanti e ricchi di emozione.
Le storie filmiche di Gianni Maragno colgono l’essenza di una tra le più antiche città al mondo con la sua carica di magnetismo e magia, che sprigiona nitida dalle cinque parti, segno di sicuro cinema d’autore: 120 minuti complessivi per un modello artigianale di cinematografo, che incontra e suscita apprezzamento in grandi maestri.
Emanuele Giordano