La vicenda giudiziaria del settimanale “Il Resto” si è conclusa con l’assoluzione dai capi di imputazione per i giornalisti coinvolti. A fare il punto sulla vincenda è il direttore responsabile e giornalista materano Nino Grilli. Di seguito la nota integrale.
Nino Grilli: Il sapore della verità e della libertà.
Nove anni sono lunghi da passare, ma per fortuna siamo ora qui a raccontare di una grande soddisfazione personale per un risultato che con certezza ci gratifica. E’ pur vero che ci sono costati enormi sacrifici e preoccupazioni, oltre che considerevoli danni economici e d’immagine, ma anche questo non lenisce la compiacenza di aver difeso preziosi valori di libertà. Libertà intesa come informazione, come opinione, come indiscussa verità. Nella colpevole indolenza di tanti soggetti che certi valori dovrebbero sostenere per difendere l’onestà civile, il quieto e consapevole vivere, l’integrità sociale. Certo tutto ciò non è facile ottenere se ci si lascia trascinare dall’onda malefica della connivenza, dalla comunanza con sistemi corrotti, dalla schiavitù di logiche spartitorie, dalla sudditanza verso i cosiddetti poteri forti, dall’assoluta trascuratezza verso i propri doveri cui ci si dovrebbe ispirare per una comportamento corretto. Alla luce degli avvenimenti che ci hanno interessato da vicino in questo lungo tragitto e che ci hanno visto uscire indenni da qualsiasi riprovevole accusa, possiamo dire che la soddisfazione assume quote ancor più elevate, al cospetto di tanta noncuranza verso quei valori che, da soli, abbiamo dovuto e voluto difendere sulla nostra stessa pelle. Un esito positivo che non sarà mai nemmeno menzionato da chi questi valori li ignora volutamente, timoroso di perdere quei tristi legami che ostacolano una retta condotta. Facendo prevalere puro interesse economico e assoluta mancanza di coraggio e di lealtà. “Coraggio” però manifestato condannando pubblicamente, fuori da ogni tempo e logica, chi aveva osato dire la verità. In un momento in cui si è trovato più “utile” affossare valori di libertà d’ informazione per ingraziarsi quei poteri cosiddetti forti, ma che forti lo sono solo per i più deboli e per i senza carattere. Le vicende che dopo nove anni hanno ricompensato la costanza di quei temerari non saranno mai esaltate al pari di quelle aleatorie e inesistenti condanne perpetrate anzitempo da alcuni organi d’informazione. La notizia, pur essendo oramai chiara e consolidata, non è ritenuta “utile”. Evitando così di correre il rischio di penalizzare chi, magari, è ritenuto più “utile” alla propria sussistenza. Del resto c’è chi si occupa d’informazione non solo per passione ma anche per amore della verità e chi, invece, lo fa solo con penosi scopi diversi. C’è chi chiede soltanto di stabilire principi di normale moralità e chi, invece, preferisce vivacchiare nella più buia mediocrità. Mandando, quest’ultimi, al diavolo quindi anche la deontologia professionale e alle ortiche anche qualche dettato costituzionale sulla libertà d’informazione! La libera e soprattutto corretta informazione possono andarsi a fare benedire! E chi se ne importa! Conta, però, nonostante tutto, il risultato finale delle onerose vicende che si sono dovute affrontare, obtorto collo, al cospetto di accuse che sono state poi giustamente sentenziate, nelle sedi competenti, come “impossibili” e “insussistenti”, quindi da rovesciare nei riguardi degli accusatori come presunte “calunniose”. Accuse che, e questo è ancora più grave e su cui occorre meditare, sono state promosse da soggetti che ben conoscono la legge, sia per la professione che esercitano che per l’alto e delicato compito che hanno di farla rispettare. Quale garanzia si può sperare in questo Paese se proprio costoro non la rispettano e addirittura la utilizzano a proprio piacimento? Promuovendo l’esaltazione della malvagità umana, della tracotanza, dell’uso improprio delle regole, della scomparsa della verità, della protezione dell’inganno? Permettere che tutto ciò possa avvenire mette in pericolo non solo la semplice libertà d’informazione, ma addirittura lo stesso sacrosanto principio della libertà delle persone. Perché questo è quanto si è tentato di fare a nostro danno! Come definire, allora, chi utilizzando scaltri e illegali espedienti tenta inopinatamente di attentare alla libertà delle persone? L’immorale esperienza vissuta, seppure lietamente conclusasi, mi induce ad alcuni “ringraziamenti”. A partire dell’Ordine dei Giornalisti, sia a livello nazionale che regionale, per la loro assoluta assenza in qualsiasi occasione che la loro stessa esistenza poteva, se non doveva, richiedere; a quei quotidiani locali per aver recitato il ruolo di difensori della scorretta informazione nei nostri riguardi; a quei “colleghi” ben più propensi a sostenere le ragioni dei nostri accusatori, piuttosto che informarsi correttamente dei contenuti delle notizie pubblicate; a tutti coloro che non hanno mai inteso demordere dall’affidarsi a falsi miti e millantati ideali per denigrarci; a chi continua a crogiolarsi nell’ignoranza dei fatti, nella sottomissione alla corruzione e nello schiavismo dell’inganno; a chiunque abbia pensato e sperato che la verità, quella vera, non venisse mai a galla.
Grazie e nonostante tutto ciò l’aver conseguito indenni la giusta e favorevole conclusione delle annose vicende, in virtù anche di chi ha profuso grande impegno per sostenerci e difenderci nelle sedi opportune, s’impregna della vigorosa fragranza del sapore della verità e della libertà.