Contro i ritardi nei pagamenti degli aiuti comunitari da parte dell’Ueca (ex Arbea) agli agricoltori della Val d’Agri e del Sauro si è passati alle diffide. Lo riferisce il Csail che sta raccogliendo le “storie” di piccoli agricoltori dei due comprensori che,in alcuni casi,dall’anno 2000sono ancora in attesa di riscuotere gli aiuti dovuti. Sono storie di aziende agricole che non potendo sopportare un tempo così lungo di incasso – è scritto nella nota del Csail – sono fallite anche a causa del ricorso a prestiti usurai o “passate di mano” a pseudo imprenditori. Piccoli agricoltori vittime di una burocrazia smodata e inefficiente, tanto che ogni agricoltore – spiega Filippo Massaro, portavoce del Comitato – se volesse potrebbe coprire di scartoffie tutta la superficie della propria azienda.
L’indignazione è sempre più insopportabile e riguarda un sistema, quello che circonda l’agricoltura, in grado di passare al vaglio centimetro per centimetro tutti i terreni; basta pensare che per ogni dieci addetti al settore, almeno tresono pronti, dietro la scrivania, a redigere documenti. Da questo sistema perverso, che gioca sulla pelle di chi produce, due sono le figure che ne traggono benefici: l’Ente , che creando più cavilli possibili, cerca di trattenere nelle sue mani i contributi provenienti dall’UE destinati al settore primario con il risultato che la Regione è a rischio di disimpegno (come è avvenuto per il Psr 2007-2013) e gli “Uffici Commerciali” che non aspettano altro che compilare moduli per poi rifilare fatture onerose all’ultimo anello della catena.
Così, ci troviamo di fronte a mutamenti continui dei nostri terreni, anche se in realtà loro non si muovono mai, ma – afferma Massaro – nel SIAN (sistema informativo agricolo nazionale) sì! Quest’ultimo controlla minuziosamente ogni minima mutazione della superfice aziendale o ogni variazione culturale, foglio catastale per foglio, particella per particella, probabilmente, vista la puntigliosità, aggiungerei zolla per zolla. Ad ogni particella del terreno, corrisponde una casellina, se questa diventa rossa, iniziano i guai. Subentrano immediatamente delle anomalie che bloccano immediatamente ogni tipo di aiuto comunitario, diretto e non. Il bello è che a causa delle numerose foto rivelazioni dei terreni (credo che qualcuno sorvoli i terreni tutti i giorni con la macchina fotografica in mano), non si può mai stare tranquilli perché risolta un’anomalia, dopo poco tempo eccone di nuovo un’altra, magari su un altro appezzamento.
Questo è uno dei tanti motivi per cui molte domande di aiuto vengono liquidate con anni di ritardo mentre inspiegabilmente per altre si seguono percorsi più brevi e persino senza ricorso a continui collaudi. Molto spesso gli Enti si avvalgono di astuzie come quella di problemi telematici, assenza di documenti che, dopo consegnati vengono smarriti dalla P.A. stessa.
Si parla tanto di tutela della produzione agroalimentare italiana, di farmer market e di filiera corta, ma – dice il portavoce del Csail – nessuno analizza i problemi che tastano realmente gli agricoltori, le ingiustizie di chi fa cassa con i fondi destinati al vero sviluppo rurale, che potrebbero dare una boccata di ossigeno alle imprese, ma che in realtà, soffocano le imprese e riempiono i polmoni di chi, carta penna e calamaio è pronto a giocare con la burocrazia. Il risultato: per incassare un mandato di pagamento per aiuti comunitari da noi passano anni. Una situazione scandalosa che- conclude Massaro – provoca danni gravissimi ad agricoltori ed economia locale e che alimenta il giro d’affari di usurai a cui tanti piccoli imprenditori agricoli sono costretti a rivolgersi come testimoniano dati recenti di crescita del fenomeno in Basilicata.
Ago 27