La Premier League viene considerato un po’ da tutti il campionato più bello e spettacolare. E diciamo che le prime giornate tendono come a confermare questa tesi. Basta rivedersi Arsenal-Liverpool della prima giornata per crederci.
Sicuramente, la vittoria dello scorso anno del Leicester, ha dimostrato la sua imprevedibilità e il suo equilibrio. Insomma, in Inghilterra si ha la sensazione che può succedere qualsiasi cosa e davvero nulla può esser dato per scontato. Tutto questo è sinonimo di spettacolarità e di divertimento, ma anche di grande competitività. Quest’ultima è dimostrata dal fatto che agli ultimi Europei erano ben 109 i giocatori rappresentanti della Premier League nella fase a gironi. Stiamo parlando di un distacco netto ed evidente, visto che la Serie A ha occupato il secondo posto in questa speciale graduatoria con 47 elementi. Non si esagera affatto se si utilizza l’espressione dominio.
Certo, c’è chi potrebbe storcere il naso e dire che la gran parte di quei giocatori erano stranieri e che l’esperienza della Nazionale inglese in Francia può essere tranquillamente definita un totale fallimento. Questo, in effetti, è totalmente vero. Questa teoria, inoltre, può anche essere rafforzata dal fatto che, quantomeno negli ultimi anni, i club d’Oltremanica incontrano molte difficoltà in Champions League. Però tutto questo nei fine settimana sembra come non contare. Perché per gli appassionati e veri malati di pallone una partita di Premier è adrenalina pura. Su questo c’è davvero poco da fare. Tocca rassegnarsi.
Abbiamo parlato di giocatori stranieri. Però appare opportuno soffermarci anche sugli allenatori. Klopp è solo l’ultimo dei non inglesi sbarcati in Premier League. Perché l’Inghilterra è un po’ la terra del tanto bistrattato e criticato calcio made in Italy. E non ci stiamo riferendo solo a Claudio Ranieri, che ormai è una sorta di divinità intoccabile in quel di Leicester, ma anche a Walter Mazzarri e Francesco Guidolin, che nella terra della Regina stanno provando a dimostrare le loro capacità e qualità. Ma, ovviamente, ora il pensiero principale va all’ex commissario tecnico della Nazionale Antonio Conte. La sua avventura al Chelsea è iniziata con tre vittorie. Niente male, insomma. Anche perché, come si dice, chi ben comincia è a metà dell’opera. Dovrà dimostrare di essere in grado di vincere anche al di fuori dei confini italiani. Un po’ come ha fatto Carlo Ancelotti, proprio sulla panchina dei Blues.
Il buon Carletto fu il primo allenatore italiano a vincere la Premier League e il secondo straniero a farlo nella prima stagione dopo un certo Josè Mourinho. Siamo certi che l’ex allenatore della Juventus abbia un modello a cui ispirarsi e da seguire. Ma siamo anche sicuri che lui vorrà provare a dimostrare di essere in grado di portare avanti la sua squadra anche in ambito internazionale. Quella eliminazione ai gironi con il Galatasaray non l’ha ancora digerita. E chissà che, strada facendo, non si trovi davanti il suo recente passato bianconero. Sarebbe una sfida avvincente. Sarebbe una sfida tutta made in Italy. E quello in Inghilterra, per quanto si ostino a negarlo, sembra non stonare mai.