La stabilizzazione dei 47 precari del Consorzio di Bonifica Alta Val d’Agri, peraltro atto dovuto, non basta a tranquillizzare lavoratori ed utenti del Consorzio. La volontà di accentrare tutte le attività tecniche ed amministrative presso la unica Sede di Matera, di fatto, è destinata a penalizzare ancora una volta la Val d’Agri sino a “consegnarla” , definitivamente, alle compagnie petrolifere. E’ quanto sostiene il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro che, in vista di una riunione di maggioranza regionale già definita “cruciale” per il percorso della riforma generale dei Consorzi di Bonifica, mette in guardia sugli impatti socio-economici del provvedimento.
La Val d’Agri – dice Massaro – ha assoluto bisogno di rilanciare l’attività agricola e pertanto i servizi consortili a cominciare dall’irrigazione sono fattori determinanti. L’atteggiamento della Regione è di fatto contradditorio: da una parte si intende promuovere le eccellenze alimentari valligiane con la proposta, non certamente nuova, di un marchio di tutela che abbia soprattutto l’effetto di tranquillizzare i consumatori allarmati dalle vicende che fanno seguito all’inchiesta giudiziaria sul Cova di Viggiano e dall’altro si chiude la sede consortile comprensoriale. Non è questo il metodo per rendere più efficienti i servizi del CdB che è la cosa che più interessa i produttori agricoli tanto più che si accentra ogni funzione amministrativa a Matera.
Inoltre – è scritto nella nota – l’istituzione di un unico comprensorio di bonifica, che registra un atteggiamento “benevolo” delle associazioni del mondo agricolo, non raggiunge nemmeno l’obiettivo del contenimento dei costi, accentrando in alcuni uffici comuni attività quali la gestione del catasto, la progettazione, la gestione del personale, e altre attività che il consorzio di più piccole dimensioni non possa svolgere autonomamente.
La Val d’Agri – afferma Massaro – ha già perso troppi uffici statali, strutture di servizi pubblici, con Villa d’Agri che si è sguarnita di presidi importanti per la collettività con ricadute fortemente negative sull’occupazione e l’economia locale.
CDB ALTA VAL D’AGRI: CSAIL, SCONGIURARE SOPPRESSIONE UFFICI
La stabilizzazione dei 47 precari del Consorzio di Bonifica Alta Val d’Agri, peraltro atto dovuto, non basta a tranquillizzare lavoratori ed utentidel Consorzio. La volontà di accentrare tutte le attività tecniche ed amministrative presso la unica Sede di Matera, di fatto, è destinata a penalizzare ancora una volta la Val d’Agri sino a “consegnarla” , definitivamente, alle compagnie petrolifere. E’ quanto sostiene il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro che, in vista di una riunione di maggioranza regionale già definita “cruciale” per il percorso della riforma generale dei Consorzi di Bonifica, mette in guardia sugli impatti socio-economici del provvedimento.
La Val d’Agri – dice Massaro – ha assoluto bisogno di rilanciare l’attività agricola e pertanto i servizi consortili a cominciare dall’irrigazione sono fattori determinanti. L’atteggiamento della Regione è di fatto contradditorio: da una parte si intende promuovere le eccellenze alimentari valligiane con la proposta, non certamente nuova, di un marchio di tutela che abbia soprattutto l’effetto di tranquillizzare i consumatori allarmati dalle vicende che fanno seguito all’inchiesta giudiziaria sul Cova di Viggiano e dall’altro si chiude la sede consortile comprensoriale. Non è questo il metodo per rendere più efficienti i servizi del CdB che è la cosa che più interessa i produttori agricoli tanto più che si accentra ogni funzione amministrativa a Matera.
Inoltre – è scritto nella nota – l’istituzione di un unico comprensorio di bonifica, che registra un atteggiamento “benevolo” delle associazioni del mondo agricolo, non raggiunge nemmeno l’obiettivo del contenimento dei costi, accentrando in alcuni uffici comuni attività quali la gestione del catasto, la progettazione, la gestione del personale, e altre attività che il consorzio di più piccole dimensioni non possa svolgere autonomamente.
La Val d’Agri – afferma Massaro – ha già perso troppi uffici statali, strutture di servizi pubblici, con Villa d’Agri che si è sguarnita di presidi importanti per la collettività con ricadute fortemente negative sull’occupazione e l’economia locale.