La partecipazione al tavolo tecnico-istituzionale proposto dalla Terza e Quarta Commissione del Consiglio Regionale con l’obiettivo di conciliare la duplice esigenza di rispettare le direttive europee in materia di sicurezza e qualità alimentare e consentire ai produttori di poter svolgere in azienda la macellazione di piccole quantità di bovini, ovini, caprini e suini direttamente allevati, è annunciata dalla Cia della Basilicata.
Nel sottolineare che la proposta di legge a iniziativa dei consiglieri Cifarelli e Romaniello alla base del lavoro delle due Commissioni Consiliari “è un buon strumento per affrontare e superare norme eccessivamente burocratiche che impediscono la possibilità concreta di un miglioramento reddituale degli imprenditori”, la Cia incoraggia i consiglieri regionali ad accelerare il lavoro. Nessuno disconosce o vuole sminuire le oggettive difficoltà di attuazione di una normativa che deve fare i conti innanzitutto con quelle comunitarie ed igienico-sanitarie, come ripete periodicamente l’Ufficio veterinario ed igiene degli alimenti della Regione, ma – è scritto nella nota – non per questo ci si può lasciare scoraggiare, prendendo a punto di riferimento leggi già approvate da altre Regioni, tra cui la Puglia.
La Cia lucana in proposito ricorda l’iniziativa promossa con l’obiettivo di costruire una rete di piccoli agricoltori-produttori che, partendo dalle prime esperienze maturate anche in Basilicata con i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), consenta di vendere le produzioni di nicchia e di alta qualità in Italia e all’estero “al prezzo giusto” per “fare la cosa giusta”. Uno strumento associativo di sostegno del consistente reticolo di piccole e medie aziende agricole caratterizzate dal lavoro quasi esclusivamente familiare in gran parte a indirizzo misto orticolo-olivicolo-viticolo, zootecnico cerealicolo, silvo-forestale e solo in pochissimi casi a indirizzo monoculturale.
La grande novità del progetto riguarda la rete di commercializzazione attraverso i GAS, che nascono dall’idea di un approccio critico al consumo di beni, solitamente di natura alimentare, e sono finalizzati alla realizzazione di un modello alternativo di acquisto, che valorizzi aspetti diversi rispetto a quelli propri della grande distribuzione, puntando molto sul rafforzamento della rete Turismo Verde e della Spesa in campagna, insieme a quella dei circuiti brevi di commercializzazione e vendita diretta.
E si pensi – sottolinea la nota – a cosa rappresenta la Festa del maiale in azienda, sul piano delle tradizioni rurali, e alle difficoltà frapposte persino al trasporto del maiale macellato nel macello comunale.
“Quello delle piccole produzioni agroalimentari lucane -spiega il direttore della Cia lucana, Donato Distefano- è un segmento diffuso e importante che caratterizza e rafforza il settore primario anche in Basilicata; infatti sono sempre di più le aziende di ogni dimensione che decidono di chiudere la filiera al proprio interno e che rivendicano su tale materia un quadro di riferimento normativo puntuale, chiaro, agibile. In particolare, nella nostra regione, risultano oltre 23.000 le aziende con meno di 2 ettari di SAU, oltre 15.000 gli allevamenti da cortile e suinicoli prevalentemente per autoconsumo e piccole trasformazioni familiari, oltre 5.000 le aziende vitivinicole con superficie sotto le 30 are, 33.000 quelle olivicole, circa 15.000 gli orti familiari, solo per citare i numeri a volte inespressi e che rappresentano un tessuto produttivo nascosto e silenzioso che sorregge molte famiglie della comunità lucana. Tali aziende – osserva Distefano- spesso producono alimenti tradizionali di elevata qualità e tipicità con ricadute non solo sulla microeconomia ma su fattori determinanti quali il presidio del territorio (specie montano), la ruralità, il paesaggio agrario, l’agriturismo. I quantitativi per la vendita, che avviene prevalentemente in ambito locale e di prossimità, sono di modesta entità, in quanto tali produzioni hanno assolto fino a oggi al prioritario obiettivo dell’autoconsumo familiare. Sempre più tali produzioni per le intrinseche proprietà anche nutrizionali sono apprezzate e sempre più ricercate. Le aziende interessate a queste attività sono solo apparentemente marginali -ha concluso Distefano- e invece svolgono una strategica funzione di mantenimento della biodiversità, di presidio e difesa del territorio, di preservazione delle risorse naturali, di tutela del paesaggio agrario e dell’enogastronomica e, in generale, della cultura e delle tradizioni locali”.
Set 22