Produrre un litro di latte arriva a costare in molti casi anche 40 centesimi di euro, ma agli allevatori viene pagato al massimo 29 centesimi: questo è un trend fallimentare.Per avere un’idea: un litro di latte è pagato alla stalla circa il 40% del costo della tazzina di caffè servita al bar. Tutto ciò è ancora più assurdo in questa fase dove, in tutta Europa, la domanda di prodotto è alta. Inoltre si raggiunge il paradosso con il latte fuori dagli accordi contrattuali, quello che gli addetti ai lavori chiamano “spot”, che viene scambiato a un prezzo di quasi 10 centesimi più alto. Una situazione – secondo la Cia che ha rilanciato il grido d’allarme e annuncia la ripresa della mobilitazione degli allevatori – diventata insostenibile.
Come se non bastasse il trend negativo dell’ultimo decennio con il44,2% in meno di aziende lucane con allevamenti di vacche da latte-dice Luciano Sileo dell’Ufficio Zootecnico della Cia lucana- di questo passo molte altre aziende saranno costrette alla chiusura, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti. Gli allevatori sono esasperati, necessitano di misure concrete di sostegno e prezzi delle materie prime equi.
Analizzando l’evoluzione della struttura della zootecnia da latte nell’arco del decennio considerato, l’andamento regionale indica che a cessare l’attività sono soprattutto le aziende con meno di 50 capi, sebbene la contrazione maggiore si registri per quelle che detengono meno di 10 capi (Basilicata: -58,5%).Nella nostra regione – evidenzia la Cia – il sistema di raccolta del latte alla stalla è particolarmente frammentato, con un’evidente prevalenza di imprese private (529) sulle cooperative (89) che, tuttavia, non è abbinata ad un analogo riscontro nei quantitativi di latte raccolto: le imprese cooperative, infatti, ritirano il 14,5% in più del latte raccolto complessivamente dai privati (688.232 t di latte consegnato alle cooperative rispetto alle 600.984 t di latte consegnato ai privati).
Non è più necessario comprimere i prezzi del latte mantenendo ingiustificate posizioni di rendita -è il commento del presidente nazionale della Cia Dino Scanavino- che aggiunge: è invece indispensabile premiare la tenacia di chi continua a produrre nella consapevolezza che la qualità del latte italiano non può essere sostituita con polveri o cagliate d’importazione. Una qualità che deve essere sostenuta e remunerata con i giusti compensi.
Per questo la Cia sollecita da tempo ad agire senza indugi, applicando le norme nazionali ed europee per il governo della produzione. Sono norme importanti da non sottovalutare, ma dobbiamo programmarle nell’interesse della zootecnia italiana e, soprattutto, consolidando un livello costante ed equilibrato di remunerazione del prodotto”.