Nicola Trombetta, consigliere comunale lista civica “Insieme” in una nota affronta le questioni legate al polo universitario di Matera e dichiara: “Il 2019 non può essere solo uno slogan: per l’Università servono azioni concrete”. Di seguito la nota inviata alla nostra redazione.
Oggi, sul tavolo della politica regionale, anche a seguito dell’intervento del consigliere regionale Piero la corazza e della presenza delle rettrice Aurelia Sole, ieri a Matera per la presentazione di una interessante attività appena realizzata, si stanno avviando alcune considerazioni in merito all’Università degli Studi della Basilicata. Si tratta del più importante polo della ricerca e della formazione universitaria presente in Regione. Ebbene, di fronte alla sua strategicità, al valore che deve necessariamente rappresentare per il nostro territorio, dobbiamo evidenziare alcuni punti, che credo rappresentano anche nodi da sciogliere.
In primo luogo abbiamo un livello di attrattività che si colloca sui livelli peggiori d’Italia. Il dato assume poi un carattere particolarmente allarmante alla luce delle risorse, del tutto speciali, che questa Istituzione riceve dalla regione: ben 10 milioni di euro, risorse aggiuntive a quelle statali, investite nella convinzione di erogare un sevizio alla popolazione lucana. Di fronte a simili dati dobbiamo chiederci però quali azioni, anche di Benchmark, l’Unibas mette in campo, al pari delle altre istituzioni universitarie?
Ø L’Unibas nel 2015/2016 ha accusato una riduzione degli iscritti al primo della laurea specialistica; questo significa che i suoi studenti, dopo aver avviato qui un percorso universitario, scelgono di abbandonare questa istituzione universitaria. Aggiungiamo che fra gli anni accademici 2004/2005 e 2014/15 l’Unibas ha perso il 41,2% di immatricolazioni. Parliamo di dati di assoluto allarme, che devono indurre a profonde analisi sul valore e la prospettiva dell’investimento che la Regione compie nei confronti di questo istituzione. Per quali ragioni è avvenuto tutto questo?
Ø L’Unibas chiude progressivamente corsi di laurea, perde iscritti e arriva a servire soltanto 6000 studenti disponendo però di 136 professori associati, 110 ricercatoria, 59 professori ordinari, (si tratta di ben 305 figure strutturate, incardinate nell’Unibas) ed a un numero imprecisato di professori a contratti. E questo in presenza di un ulteriore incremento del piano di reclutamento del personale universitario, con 10 nuovi ricercatori a tempo determinato nel 2016! Ma gli studenti lucani studiamo fuori regione, è questa la vera cartina di tornasole costruita da questa istituzione universitaria, fondata nel 1982 per dare una risposta ai bisogni formativi lucani. Oggi, quindi, alla luce di questi dati, si deve porre con estrema urgenza il problema della sua riorganizzazione.
Ø I corsi di laurea, le sei Strutture primarie in cui è organizzata, ovvero i quattro Dipartimenti e due Scuole, dobbiamo chiederci se rispondano effettivamente ad un logica di servizio al territorio, ed ai suoi abitanti; se siano coerenti con le pratiche più innovative di organizzazione dell’offerta formativa; se incrociano, anche nella loro ubicazione logistica, le reali vocazioni del territorio regionale. I suoi corsi, la decisione di insediare a Potenza 3 dipartimenti più 2 scuole, di contro 1 solo dipartimento a Matera, risponde effettivamente alla esigenze di articolare un’offerta diffusa, all’interno del territorio regionale? Infine una nota sul Campus a Matera. Si tratta di una struttura da lungo tempo avviata ed a tutt’oggi incompiuta. Inutile ricordare come il capoluogo di regione da tempo ne sia dotato e con ben altri investimenti. Eppure la presenza di un campus, con quello che significa in termini di attività didattiche, ma anche di volontà di trasferire nuovamente nella città di Matera i corsi di laurea trasferiti nel tempo a Potenza, è sotto gli occhi di tutti. Non possiamo solo continuare a indicare la data del 2019, come se il solo parlarne potesse risolvere i nostri problemi.
Ø Su questi temi vogliamo un dibattito pubblico, in cui mettere in luce che cosa è avvenuto, e soprattutto come intendiamo curare gli errori commessi. L’Università della Basilicata deve essere articolata nel territorio, e non evidenziare come dato identificativo l’accentramento di tutta la struttura a Potenza, perché le difficoltà che evidenzia il Comune di Potenza sono le stesse che si manifestano quando in Basilicata si rifiuta una logica di diffusione dei servizi; allo stesso modo non può reggere una Università che non si strutturi a rete, valorizzando tutto il territorio regionale. Dobbiamo imparare a praticare il decentramento delle funzioni, perché, ripeto, questo è un territorio a vocazione molteplice, e solo così potremo valorizzarlo nella sua interezza, con reciproci vantaggi. Solo in questo modo, nella assicurazione di una continuità nell’offerta formativa si potrà creare una Scuola lucana, ad oggi assente, poiché quasi non vi sono docenti in pianta stabile in Basilicata, in grado di garantire il trasferimento dei saperi. La Basilicata ha diritto ad avere una scuola propria, che possa soddisfare le esigenze dei suoi cittadini, per garantirne la crescita.
Nicola Trombetta, consigliere comunale lista civica “Insieme”