Il decreto del Ministero Politiche Agricole, approvato in Conferenza Stato-Regioni che fissa criteri e modalità di ripartizione delle risorse del fondo di 10 milioni di euro, a sostegno del comparto cerealicolo e il lieve aumento del prezzo del grano corrisposto ai produttori, registrato nella scorsa settimana alla Borsa di Foggia (di riferimento per i cerealicoltori lucani) sono ancora segnali positivi tenui. La preoccupazione dei cerealicoltori è rivolta agli aumenti immotivati che si potrebbero a breve registrare dei costi relativi al grano da seme che lo scorso anno incisero negativamente sui produttori. È quantosostiene la Cia della Basilicata riferendo che si è in attesa di una valutazione compiuta e dettagliata del decreto Martina (la misura prevede un aiuto di 100 euro ad ettaro per produttore nei limiti del regime ‘de minimis’) e nello specifico delle misure annunciate per incrementare la sottoscrizione di contratti di filiera prima di scongiurare lo “sciopero della semina”.
Dopo la stagione più nera della contrattazione tra produttori di frumento e compratori, la Cia non è intenzionata ad abbassare la guardia sulla questione inerente la giusta redditività delle aziende agricole e il prezzo ad esse corrisposte per le produzioni.
Lo scorso anno, alla diminuzione del prezzo corrisposto ai produttori per il grano fece da assurdo contraltare l’aumento del grano da seme che gli agricoltori utilizzano, appunto, per seminare i campi e impostare la nuova stagione della coltura. Saremo vigili nel monitorare la situazione, opponendoci a qualsiasi opaca dinamica messa in moto da chi potrebbe avere l’intenzione di imporre il proprio indirizzo al mercato.
L’aumento del prezzo del grano da seme, naturalmente, non costituirebbe una buona notizia per le aziende agricolelucane, già strette nella morsa della peggiore annata degli ultimi 30 anni. È questo il motivo per il quale le organizzazioni degli agricoltori esprimono la loro preoccupazione e intendono vigilare sulle azioni intraprese da chi, anche a discapito delle aziende agricole, potrebbe determinare anche nel prossimo futuro dei prezzi che, di fatto, metterebbero in serie difficoltà le nostre imprese del settore primario.
“Agli associati consigliamo di non acquistare quelle varietà di grano da seme il cui prezzo dovesse registrare sensibili aumenti”.
La Cia infine rilancia un progetto strutturato per il frumento lucano di qualità certificata, spiegando che in Basilicata sono circa 10mila le aziende cerealicole.
Altre idee del progetto: un sistema di quotazioni legato ai parametri qualitativi analitici; differenziare la qualità e classificarla analiticamente oltre ai classici parametri (peso specifico, proteine, glutine, colorazione; certificare e tracciare le produzioni; una campagna promozionale e formativa per le qualità elevate certificate; chiudere la filiera con industria pastaia e della panificazione; una normativa di riferimento per la contrattualizzazione delle varie fasi della filiera; azione formativa ed informativa verso i consumatori.
Maria Antezza (PD): “Ripartizione del fondo di 10 milioni valorizza il lavoro del Parlamento per i cerealicoltori e la pasta 100% made in Italy”
“La ripartizione del fondo cerealicolo valorizza il lavoro svolto dal Parlamento a favore di questo comparto, prima con l’approvazione del decreto Enti Locali e poi con il via libera alla risoluzione in Commissione Agricoltura della Camera”. Lo afferma l’on. Maria Antezza, componente della Commissione Agricoltura della Camera e firmataria della risoluzione approvata mercoledì, esprimendo “soddisfazione per la rapidità con cui si è giunti a sostenere concretamente i produttori di grano”.
Il fondo ammonta a 10 milioni di euro e prevede l’aiuto di 100 euro a ettaro per produttore, nei limiti del regime ‘de minimi’; insieme al sostegno ai contratti di filiera’obiettivo è aumentare del 20% le superfici coltivate passando dagli attuali 80.000 a 100.000 ettari.
“La strategia attuata a partire dagli atti prodotti dal Parlamento consentirà al comparto cerealicolo di superare la crisi strutturale degli ultimi anni con misure finanziarie indirizzate a garantire maggiore quantità e migliore qualità del prodotto italiano.
E’ la premessa necessaria alla sua valorizzazione con la certificazione, la tracciabilità e l’etichettatura previste dalla risoluzione, insieme all’incremento dei controlli fitosanitari e sulle importazioni.
L’investimento che sarà effettuato sulla filiera ha l’obiettivo di costruire opportunità di mercato, quindi di sviluppo industriale e occupazione, per la pasta 100% made in Italy, assestando anche un duro colpo a chi pratica l’italian sounding e inganna i consumatori italiani e stranieri.
Grazie al lavoro dei deputati PD – conclude Antezza – i comparti strategici dell’agricoltura e dell’agroindustria made in Italy – olivicoltura, vitivinicoltura e cerealicoltura – sono al centro di un’azione di rilancio che non ha precedenti negli ultimi vent’anni”.