Riportiamo di seguito la lettera aperta inviata da Uilpa ai colleghi della Polizia Penitenziaria che contiene le motivazioni alla base dello stato di agitazione dei lavoratori.
Gentili colleghe e colleghi,
Mi rivolgo direttamente alla vostra attenzione perché ritengo che l’Amministrazione penitenziaria ma ancor di più il Corpo di polizia penitenziaria si accingono a vivere un momento particolare.
Sapete, anche più di me, che le emergenze che hanno contraddistinto il nostro mondo sono sempre state affrontate con noncuranza e superficialità sia nell’impegno di risorse economiche sia sul piano politico, strategico e organizzativo.
Un mondo guardato sempre e comunque in maniera strabica con lo sguardo rivolto in maniera prevalente, se non esclusiva, ad aspetti che riguardano la detenzione.
Ciò, evidentemente, anche nell’errata convinzione che le due cose non siano connesse tra loro e che la qualità del servizio offerto non passi dalla qualità delle condizioni di lavoro, ed in definitiva, dalla qualità di vita di coloro che quel servizio garantiscono.
Nonostante le tante difficoltà siamo usciti, orgogliosamente, da un proclamato “stato di emergenza” senza ottenere alcuno stanziamento straordinario né di uomini, né di risorse, anzi parallelamente abbiamo registrato (invero ancora oggi) tagli di spesa, degli organici e la contemporanea apertura di nuovi istituti e padiglioni.
Tutto il comparto sicurezza-difesa-soccorso pubblico, viceversa, in situazioni più o meno analoghe (Expo e Giubileo) hanno ottenuto impegni di spesa ed assunzioni straordinarie, anticipate e /o con procedure accelerate.
Ora è di attualità il problema della radicalizzazione in carcere, confermata anche di recente dal Presidente del Consiglio Renzi ad un vertice dell’Onu, ma anche in questo caso non sembra profilarsi nulla di straordinario per noi.
Oltre al danno la beffa di avere un DAP che viaggia alla velocità di un bradipo e, di conseguenza, i concorsi vanno a rilento (ispettori), non vengono banditi (sovrintendenti) o addirittura vengono sospesi per presunte irregolarità (agenti).
Le condizioni di lavoro sono estreme, prive dei diritti fondamentali, caratterizzate da numerose aggressioni (Amministrazione silente e inoperosa), da reiterata violazione delle regole, dalla mancata revisione delle piante organiche, dai ritardi negli avanzamenti, dall’aggiramento e/o violazione delle procedure di mobilità, da giudizi complessivi incongruenti, da una pessima qualità di mense e spacci, da un inadeguato approvvigionamento di mezzi, strumenti e divise etc…….
Tutto ciò, peraltro, dopo l’emanazione del nuovo regolamento del ministero, va ad unirsi ad una “fase transitoria” che dura ormai da oltre un anno e che sembra precostituire l’alibi dietro al quale trincerarsi per non cambiare nulla. Per non parlare della singolare interpretazione data alla soppressione dei Provveditorati che sembra si sia trasformata nell’abolizione della sola figura del Provveditore, alla faccia della tanto sbandierata razionalizzazione (lo stesso dicasi per le Direzioni Generali al DAP).
Le accennate questioni, insieme a tutti i vecchi mali del sistema penitenziario e quelle più generali del pubblico impiego (penso al rinnovo contrattuale), hanno indotto la UIL a ricercare – ripetutamente – la convergenza delle altre OO.SS. rappresentative per avviare una stagione di rivendicazione. Tuttavia, a più riprese, abbiamo registrato una loro diversa sensibilità perché, fatta eccezione per due note unitarie indirizzate al Ministro della Giustizia ed al Capo del DAP, si sono poi sfilate.
Da ultimo il 30 agosto scorso ho inviato l’ennesima email agli altri segretari generali invitandoli ad un incontro per individuare azioni e strategie condivise, almeno sui grandi temi e gli obiettivi che ci accomunano, senza però ricevere alcuna risposta dalla maggioranza di loro (hanno risposto solo i SS.GG. di CNPP e CGIL). 1/2
Ecco perché sono convinto che sia giunto il momento di far partire un progetto di nuova Amministrazione e di nuova Polizia Penitenziaria che tragga l’input da persone che vengono dal carcere e che il carcere conoscono, che coinvolga tutti: agenti e assistenti, sovrintendenti e ispettori, commissari e direttori. Almeno quelli che ci credono e che sono, come noi, convinti che questa Amministrazione si possa cambiare partendo dalla periferia e che le contrapposizioni non servono a nessuno.
Bisogna avere il coraggio di sgombrare il campo da quei soggetti che parlano di carcere così come i nostri figli giocano alla play station, in maniera virtuale e/o per averlo visto solo in cartolina.
Pur consapevoli delle difficoltà e del senso di abbandono che saremo costretti a vivere, abbiamo deciso di agire da soli nell’interesse generale del Corpo e dell’Amministrazione Penitenziaria ed è per questo che procederemo con una serie di manifestazioni territoriali a cui far seguire, in assenza di concreti risultati, una prima manifestazione nazionale.
In particolare, abbiamo stabilito di procedere a sit-in di protesta e di rivendicazione in occasioni pubbliche (da individuare di volta in volta) in cui sarà presente l’Amministrazione con i suoi rappresentati o il Ministro e/o i Sottosegretari di Stato, ai quali invitare tutti gli operatori, indipendentemente dall’appartenenza sindacale, le altre OO.SS. e la cittadinanza.
A questo scopo, abbiamo redatto un volantino che rappresenta, seppur per grandi temi, una vera e propria piattaforma programmatica, che verrà utilizzato e diffuso – sempre uguale – in ogni manifestazione locale e/o nazionale.
Nel rimandare quindi al volantino stesso, che unisco alla presente, per la consultazione dettagliata di tutte le richieste, vi rivolgo un accorato appello a sostenerci aderendo alle iniziative che andremo ad intraprendere, conscio che solo l’unione e l’adesione di tanti potrà scalfire la sostanziale indifferenza che ha sinora caratterizzato le istituzioni rispetto alle vicissitudini della Polizia penitenziaria.
Ci tengo a sottolineare che partecipare alle nostre iniziative non significa iscriversi alla UIL, perché questa è una scelta che deve eventualmente essere assunta liberamente da ognuno e per ogni sigla sindacale.