La Federazione nazionale dei Verdi ritiene sbagliato einaccettabile che il referendum sulla riforma costituzionale, previstoper l’autunno 2016, venga tramutato in una sorta di plebiscito afavore o contro il Presidente del Consiglio Renzi e del suo Governo.
Qualunque sia il giudizio che qualunque forza politica e qualunque cittadino abbia nei confronti del Governo Renzi, che può essere positivo o negativo o anche articolato rispetto ai singoli provvedimenti del suo programma, nel referendum deve prevalere esclusivamente il giudizio sull’insieme della riforma costituzionale approvata dalla maggioranza del Parlamento secondo le procedurepreviste dall’art. 138 della Costituzione. Il quale art. 138 prevede anche la possibilità di promuovere un referendum (senza quorum divalidità) su ogni legge di revisione costituzionale, qualora tale legge non sia stata approvata nell’ultima lettura da entrambe le Camere con i due terzi dei propri componenti. Il prossimo referendum èstato promosso tanto da parlamentari delle forze politiche di opposizione, quanto da parlamentari delle forze politiche dimaggioranza: nel primo caso si tratta di un referendum “oppositivo”e nel secondo caso di un referendum “confermativo”, a seconda delle intenzioni politiche dei proponenti.
I Verdi condividono la necessità del referendum, maintendono esprimersi soltanto sulla materia costituzionale, e sulla connessa (anche se non sottoposta a referendum) legge elettoraleper la Camera dei deputati (il cosiddetto “Italicum”), che ne costituisce il logico completamento, anche se si tratta di legge ordinaria e non di legge costituzionale. I Verdi ritengono che unariforma costituzionale non debba mai essere legata alle sorti dialcun Governo “pro tempore”, perché la Costituzione, anche se riformabile e riformata, è la legge fondamentale che riguarda tutti icittadini e anche tutte le forze politiche, a prescindere dalle transeunti maggioranze politiche che sostengono di volta in volta uno specifico Governo, e deve avere la capacità e possibilità di unalunga durata e validità, al di là delle singole contingenze politiche. Ilpopolo sovrano si è già pronunciato due volte con un referendumpopolare su complesse riforme costituzionali. Nel 2001 il referendum ha confermato la riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione, mentre nel 2006 il referendum ha bocciatola più ampia riforma costituzionale approvata dal Parlamento nel2005. Nel primo caso la riforma era stata approvata dal Parlamentodurante il Governo Amato e confermata nel referendum durante il Governo Berlusconi. Nel secondo caso la riforma era stataapprovata dal Parlamento durante il Governo Berlusconi ed erastata bocciata nel referendum durante il secondo Governo Prodi. Innessuno dei due casi precedenti, dunque, il pronunciamentoreferendario ha avuto alcuna ripercussione sulle sorti dei Governi incarica.
Per quanto riguarda la riforma costituzionale, i Verdiriconoscono che un giudizio analitico può far emergere sia luci cheombre, ma che, complessivamente si tratta di una riforma non condivisibile per il suo impianto complessivo. Tra gli aspetti positivipossono essere citati, ad esempio, la più rigorosa disciplina delladecretazione d’urgenza (inflazionata in modo crescente anno dopoanno e ormaigiunta a livelli inaccettabili) e la soppressione del CNEL, organismo ormai totalmente obsoleto per una classe politica, sindacale eimprenditoriale “a fine carriera”, divenuto irrilevante rispetto allefinalità originariamente immaginate (ma mai pienamente realizzate)per un simile organismo. Tuttavia entrambi gli obiettivi avrebberopotuto essere raggiunti con singole leggi costituzionali “ad hoc”, cheavrebbero realisticamente trovato il consenso della quasi totalitàdel Parlamento e comunque, in caso di vittoria dei NO nelreferendum, potranno essere realizzati nel prossimo futuro appuntocon singoli provvedimenti di natura costituzionale, anche nell’ambito temporale dell’attuale legislatura.
Tuttavia le ombre e gli aspetti critici della riforma secondo iVerdi prevalgono nettamente sui pochi aspetti positivi. Ilsuperamento del bicameralismo perfetto o paritario, obiettivo purcondivisibile, è stato realizzato in modo confuso e pasticciato, siasotto il profilo della composizione del futuro Senato, sia sotto il profilo delle sue competenze legislative e del suo rapporto con laCamera dei deputati e con il Governo. Appaiono inaccettabili econtradditorie tanto le modalità di elezione indiretta, del restodemandate ad una futura legge ordinaria di cui non si conoscono lecaratteristiche, quanto la sua natura politica. Per quanto riguardal’altro fondamentale aspetto della riforma, e cioè la modifica delTitolo V in materia di autonomie regionali, anziché individuarealcune limitate e specifiche correzioni rispetto alla riformaintrodotta nel 2001 e confermata dal referendum popolare, adesempio in materia di infrastrutture nazionali e di energia, si èscelta la strada di un totale stravolgimento dell’impiantoprecedente. Anziché arrivare ad una forma di federalismo o diregionalismo ben articolato ed equilibrato, si è arrivati ad una vera“controriforma” con una fortissima ricentralizzazione dei poteri incapo allo Stato, svuotando di poteri, competenze e responsabilità ilsistema delle Regioni a Statuto ordinario, congelando invece glieffetti della riforma stessa per quanto riguarda le cinque Regioni aStatuto speciale. Inoltre la riforma costituzionale triplica le firmenecessarie per le leggi di iniziativa popolare e riduce il quorum divalidità per i referendum popolari solo a prezzo di un forte aumento
(da 500.00 a 800.000) delle firme necessarie per la loro promozione,a fronte delle enormi difficoltà per la certificazione delle firme deicittadini.
Complessivamente, secondo i Verdi il combinato disposto deltesto della riforma costituzionale e della complementare leggee lettorale darebbe vita ad un assetto costituzionale e istituzionale fortemente squilibrato sul lato della presunta “governabilità” e ascapito della altrettanto essenziale, e fondamentale in democrazia,rappresentatività. Non sarà la campagna demagogica e populista suicosti della politica a poter strumentalmente coprire gli squilibri politici e istituzionali, il surrettizio cambiamento della forma di Statoe della forma di Governo, le incoerenze e le numerose complicazionidel procedimento legislativo, le ripercussioni negative sul sistemadelle garanzie costituzionali e dei “pesi e contrappesi”, chedovrebbero sempre caratterizzare una autentica democraziapolitica e una democrazia costituzionale, quali erano state delineatedal disegno dei padri costituenti nella Costituzione vigente.
Per tutti questi motivi, i Verdi decidono di prendere posizioneper il NO nel referendum costituzionale, fermo restando che i referendum chiamano in causa in primo luogo il voto delle cittadinee dei cittadini nella loro autonomia di scelta, mentre il ruolo delleforze politiche dovrebbe essere principalmente di informazione e diorientamento verso il voto popolare. In ogni caso, i Verdi eviterannodi schierarsi in organismi, pur legittimi, che perseguano il dupliceobiettivo della vittoria dei NO nel referendum (obiettivo
ovviamente condiviso dai Verdi per le motivazioni indicate), m aanche della caduta del Governo Renzi. I Verdi, a livello nazionale elocale, parteciperanno liberamente a quei comitati per il NO che si caratterizzino per la presa di posizione critica, informata e motivata sul merito della riforma costituzionale e della connessa leggeelettorale. D’altra parte, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, econ lui la Ministra Boschi, a parere dei Verdi sbagliano radicalmentenel mettere sullo stesso piano l’esito del referendum d’autunno e lesorti del Governo. Se il Governo dovesse dimettersi, sarà per sua autonoma e discutibile scelta, non per la volontà delle elettrici edegli elettori, che sono chiamati a pronunciarsi sul merito dellariforma costituzionale e non sulla ipotizzata sconfitta del Governo.
In ogni caso, se per propria decisione cadesse il Governo Renzi, nonci sarà alcun obbligo o automatismo di scioglimento delle Camere,essendo questa una esclusiva responsabilità del Presidente della Repubblica, il quale, per dettato costituzionale, dovrà eventualmente o rinviare l’attuale Governo alle Camere o, dopo opportune consultazioni parlamentari, individuare un altroPresidente del Consiglio. Se prevarranno i NO, è falso inoltreaffermare che si chiuderà il capitolo delle riforme. E’ invece uncapitolo che si potrà tempestivamente riaprire già in questalegislatura, sia per quanto riguarda le leggi elettorali per la Camera e il Senato, sia con singole modifiche costituzionali per le parti più largamente condivise e, nella prossima legislatura, con un Parlamento più democraticamente legittimato rispetto a quello espresso dal “Porcellum”, con la capacità di elaborare una riforma più equilibrata, più condivisa e più largamente partecipata, di cui anche i Verdi si augurano di poter essere partecipi, come lo sono già stati in passato sulle riforme costituzionali.
Ott 07