L’Arcidiocesi di Matera-Irsina in un nota ricorda che “è noto a tutti il grave problema di tanta povera gente che rischia la vita attraversando il Mediterraneo per scappare dalle bombe, dalla fame e dalle carestie presenti nei loro paesi di origine. Anche noi in Basilicata, e nella fattispecie la provincia di Matera-Arcidiocesi di Matera-Irsina, siamo interessati dall’arrivo in questi giorni di centinaia di persone da accogliere, speriamo dignitosamente. Nei locali annessi al Santuario della Palomba, domenica 9 ottobre sono arrivati 12 giovani che hanno bisogno di tutto. La parrocchia di S. Rocco con don Angelo Tataranni sta gestendo le operazioni di accoglienza. Sono in tanti che stanno collaborando nel portare tutto il necessario. A tal proposito l’arcivescovo mons. Antonio Giuseppe Caiazzo ha inviato una lettera-appello a tutti i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e religiose, al popolo di Dio che riportiamo di seguito.
Carissimi Confratelli nel sacerdozio, Diaconi, Religiosi e Religiose, Popolo santo di Dio,
il 16 aprile di quest’anno mentre facevo l’ingresso ufficiale e l’insediamento nell’Arcidiocesi di Matera – Irsina, Papa Francesco si recava nell’isola di Lesbo. Incontrando i profughi, tra l’altro, disse: “Abbiamo viaggiato fin qui per guardarvi negli occhi, sentire le vostre voci e tenere le vostre mani”. E prima di salire sull’aereo scriveva questo tweet: “I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati”.
Venendo tra voi ho avuto modo di vedere e toccare con mano come il cuore dei Lucani è grande. Tanti fratelli provenienti da paesi in guerra, affamati e senza più niente (non persone extracomunitarie come ci hanno abituato a dire: nel linguaggio cristiano esiste la famiglia umana) li ho incontrati nelle famiglie, in centri gestiti dalla Prefettura, da Cooperative, dalla Caritas, in diverse parrocchie.
Vi ringrazio per quanto avete fatto e state facendo. Siete una benedizione di Dio che dice: “Non è piuttosto questo il digiuno che io voglio…dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che è nudo…?” (Is 58,7); e ancora: “Da’ il tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da’ in elemosina quanto ti sopravanza…”(Tobia 4,16).
Un’emergenza umanitaria che, purtroppo, sta avendo risvolti davvero impressionanti. Storie di uomini, donne, giovani, bambini davanti ai quali, ascoltandoli, è impossibile non piangere o rimanere indifferenti.
S.E. il Prefetto, Sig.ra Antonella Bellomo, è in serie difficoltà nel trovare disponibilità di accoglienza nei nostri Comuni. Si vorrebbe optare per una tendopoli!
Vi chiedo di invitare le nostre comunità parrocchiali ad accogliere anche pochi profughi da sistemare in alcune delle tantissime case sfitte presenti sul nostro territorio.
Mi ritornano in mente alcune frasi di Don Tonino Bello: “A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi, coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto ai sospiri dignitosi del povero, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Non sempre si fa sedurre dal profumo dell’incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia”. (dagli scritti di Don Tonino Bello).
Conto molto sulla vostra sensibilità e impegno. Vi ringrazio ancora per quanto state facendo e, ne sono certo, farete ancora. Per le adesioni rivolgersi direttamente alla Caritas Diocesana.
Vi abbraccio e benedico.
+Don Pino, Arcivescovo
Sul tema dell’immigrazione si registra anche l’intervento di Francesca Iacovino, Mediatrice culturale.
“3 ottobre: la memoria e il silenzio per le vittime dell’immigrazione”.
La sola definizione di una giornata della memoria attuale, ci fa comprendere quanto sia devastante e disumano il fenomeno dell’immigrazione che si consuma nelle acque del Mediterraneo. Mai furono più spietate e più funeree le acque di questo mare.
Potremmo arrovellarci e consumare questa terribile ferita inferta alla storia dell’umanità, in mille pomposi discorsi, in mille proclami altisonanti e che toccano la sensibilità di ciascuno, ma non risolveremmo il problema; in emergenza e con le vite umane, è necessaria una forte lucidità mentale e una profonda conoscenza della materia.
Negli ultimi anni, abbiamo visto la messa in discussione del trattato di Dublino che in realtà non è stato assolutamente modificato, come le quote di migranti da distribuire in tutta Europa, gli Hotspot nelle zone di frontieraancora in fase di decollo e abbiamo vistoanche muri, frontiere inasprite, politiche di chiusura e poche soluzioni reali, sia nel campo della politica estera sia tra i Paesi europei.
Esiste ed è reale, quanto le vite umane che si trascinano lungo le rotte migratorie, un diritto internazionale e dei trattati che regolamentano la materia, eppure nonostante l’infinita tragedia nulla è cambiato dal punto di vista legislativo. L’Europa gestisce la “problematica” con dei trattati e delle convenzioni che sono stati redatti ed approvati negli anni che hanno seguito il secondo conflitto mondiale e scarsamente adattati alle condizioni differenti dei decenni successivi. La stessa definizione di rifugiato è stata stabilita a seguito delle esigenze createsi dopo il secondoconflitto mondiale, l’iter della domanda di richiesta asilo, sia in Italia che nel resto dell’Europa è lento, lentissimo con enormi conseguenze sociali e culturali, di conseguenza il sistema accoglienza delle volte sembrerebbe più un parcheggio di vite umane che un periodo preparatorio e transitorio. Le Commissioni territoriali competenti che hanno il compito di ascoltare per quali ragioni si è lasciato il proprio Paese d’origine, sono poche, come sono pochi gli addetti negli uffici che sbrigano le pratiche.
Non da ultimo, le protezioni che può ricevere un richiedente asilo in Italia, non sono valide negli altri paesi europei. Ciò equivale a dire che se un rifugiato politico, considerato tale in Italia, decida di raggiungere la sua famiglia in Germania o in Svezia, dovrebbe iniziare daccapo la richiesta di protezione nel paese in cui si stabilisce successivamente: in Europa non abbiamo omologato neanche i diritti in fatto di immigrazione.
Di conseguenza possiamo avere contezza a livello europeo delle impronte digitali in entrata in modo da attuare il Trattato di Dublino, al momento dell’arrivo dei migranti, rispondiamo quindi legalmente e in modo unitario in Europa; nella fase di conclusione della domanda d’asilo non siamo più Europa ma diveniamo nazioni singole, con ovvie conseguenze sui richiedenti asilo e sulle tenute degli uffici competenti che devono assorbire le richieste.
Per concludere, non solo le tratte, il mare in tempesta, le guerre ideologiche ed economiche infinite, creano dei fenomeni devastanti che sradicano le persone dai propri Paesi, dai propri affetti, che cancellano intere generazioni, etnie, ricchezze culturali relative all’umanità intera, ma anche la nostra trascuratezza, il nostro non gestire, il nostro non essere onesti intellettualmente, il nostro essere vittime di un perbenismo dilagante che genera solo belle parole, proclami e corone posate qui e là per lavarsi la coscienza di un consapevole e consolidato immobilismo europeo.
Francesca Iacovino, Mediatrice culturale
L’ARCIDIOCESI DI MATERA: ai materani, cattolici e molti praticanti, invia una lettera raccomandata con carta intestata dell’istituto diocesano per il sostentamento del clero di Matera con la quale si richiede il pagamento di un presunto canone enfiteutico. (Una vera e propria TASSA MEDIEVALE – simile o peggiore dell’ICI).
Il cittadino materano, anche quelli che sono in mobilità, in cassa integrazione, gli esodati della Legge Fornero ed ancora i disoccupati, IN SINTESI, devono mettere le mani al portafoglio e pagare alla Curia.
Dall’altra parte, poi, c’è l’altra faccia della medaglia:
si predica l’accoglienza, “spero senza guadagni”, a soggetti che vengono chiamati: rifugiati, clandestini, migranti, avanzi di galera dell’Africa ed altro.
Ognuno di noi si è fatto un’idea sulla loro vera identità.
Cerchiamo di accogliere i di aiutare i fratelli materani prima!
Prenditela col Vescovo per la vicenda del canone enfiteutico, cosa c’entra Don Angelo Tataranni? Tra l’altro questo articolo parla di un gesto caritatevole fatto da una persona che ha sempre aiutato tutti, materani e stranieri.
HO UN DUBBIO: MA IL VESCOVO SA QUESTO? Il «canone» da versare alla Chiesa 2000 solleciti di pagamento a Matera
MATERA – A numerosi materani che hanno una casa su un terreno che apparteneva alla Chiesa, la diocesi di Matera-Irsina chiede di pagare un canone enfiteutico, relativo agli ultimi cinque anni e, d’ora in poi, ogni anno.Una sorpresa per molti cittadini che scoprono, in ritardo, questo «gravame», tanto che Federconsumatori, nei giorni scorsi, ha sollevato il problema suggerendo di non pagare se non dopo aver approfondito la questione. L’associazione dei consumatori ha anche parlato di «anacronistica gabella su ignari cittadini».
Nella lettera raccomandata inviata dall’Istituto per il sostentamento del clero, si fa presente che, a seguito di accertamenti al catasto terreni, risulta che «il cittadino è proprietario di un immobile censito su cui grava il diritto di concedente “Capitolo del Clero di Matera”, ora Istituto diocesano sostentamento clero». Dovendo regolamentare la materia sul diritto del concedente, chiarisce l’Istituto, «si è deciso di procedere alla richiesta del canone dovuto a titolo di enfiteusi sull’area su cui grava il livello. Pertanto, in qualità di livellario, è tenuto (il cittadino, n.d.r.) a corrispondere a questo Istituto, quale intestatario del diritto del concedente, il canone annuo previsto e concordato». Si sottolinea, inoltre, che la somma «dovrà essere versata sia per il corrente anno 2015, come per gli ultimi cinque anni, entro il 15 settembre. In alternativa al versamento del canone si offre la possibilità di affrancare, a mezzo di un importo da stabilire, la piena proprietà delle aree mediante atto notarile». Sin qui la comunicazione della diocesi.
Il «Livello» è un istituto giuridico risalente al Medioevo, diffuso soprattutto nel XVIII e XIX secolo, e fa riferimento a beni immobili della Chiesa (ma anche di enti pubblici). È assimilato all’Enfiteusi, in origine costituito mediante il trasferimento di proprietà a titolo gratuito di un bene immobile, in cambio di una rendita annua perpetua, cosiddetto “canone livellare”, che avveniva prevalentemente mediante il pagamento in misura fissa di prodotti naturali (generi alimentari/agricoli). A garanzia del pagamento di tale canone livellare veniva contestualmente iscritta un’ipoteca sui beni trasferiti, da rinnovarsi con cadenza trentennale fino a quando venne tolta l’obbligatorietà a seguito del concordato tra Stato e Chiesa del 1929. Il «Livello» venne costituito con rogito notarile e la relativa ipoteca può essere oggi estinta solo mediante nuovo rogito notarile (affrancazione). La gestione dei livelli è passata all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
Don Davide Mannarella, dell’Istituto per il sostentamento del clero, precisa: «È da anni che inviamo tale richiesta e non sarà certo l’ultima. Sono già in corso circa 2000 pratiche. Diversamente da enti pubblici proprietari di immobili interessati dal canone enfiteutico, noi chiediamo solo un terzo o un quarto di quello che potremmo ottenere. È una quota davvero minima e comunque ne discutiamo caso per caso con gli interessati. Non vogliamo lucrare, ma sanare solo una situazione che purtroppo non è stata regolarizzata a tempo debito in quanto la legge lo consentiva. Non dimentichiamo che, dal 1600, quasi tutta Matera era di proprietà della Chiesa, sia per quanto riguarda le case che i terreni. I cittadini possono rivolgersi ai nostri uffici per avere tutte le spiegazioni del caso».
Ma in molti non sapevano nulla del gravame.
«Di norma, nel contratto è riportato. Se faccio un atto dal notaio, che è pubblico ufficiale, parto dal presupposto che ho comprato un immobile e si presuppone che sia tutto chiaro. Che poi il notaio abbia spiegato o letto che ci fosse il gravame e il cittadino non se ne è reso conto, in quel caso non le so dire».
E sui fogli catastali è riportato tutto? «Solo con l’indicazione del catasto non posso dimostrare nulla. In realtà, noi facciamo riferimento a titoli di proprietà, che possediamo. Questi documenti posseggono la vidimazione della casa reale che comprova la proprietà. Il catasto può essere utile se io volessi fare un percorso storico, avere idea del metraggio e dei confini, ma non è valido ai fini di una prova legale».
La mamma degli idioti é sempre incinta ahimè… un grosso plauso a Don Angelo (di nome e di fatto) ed a tutti i cittadini materani che si sono prodigati costringendolo a chiedere di sospendere le donazioni già in tarda mattinata per la gran quantità di beni arrivata. Loro hanno mostrato il volto buono ed accogliente della mia città, ed il loro grande cuore nasconde (grazie a Dio) fa da paravento alla vergogna di chi si lascia andare in polemiche del tutto fuori luogo in questo contesto, poiché nulla hanno a che vedere con un gesto di grande umanità.
La chiesa predica bene ma razzola male. La chiesa, chiede il fitto anche ai poveri che usufruiscono delle sue abitazioni, la chiesa ha migliaia di locali sfitti, perché non fa il primo passo? La chiesa accolga costoro a loro spese senza rivgrrsi a chi ha una doppia casa ma frutto di anni di sacrifici. I cristiani non sono liberi in questi paese, loro invece qui trovano tappeti rossi. Ma per piacere.
Cosimo. Un nome come tanti. Un nome comune, un uomo comune. Che passerebbe inosservato come tanta gente comune.
Cosimo è morto.
E’ morto tra l’indifferenza della gente, tra lo sdegno ed il degrado di una città, Matera, considerata la Capitale Europea della Cultura 2019. Un uomo comune, artista, pittore, decoratore. Poi la crisi e Cosimo, 61 anni, entra in disgrazia economica. Costretto alla fame, a vagabondare in cerca di un riparo, di un tetto sotto cui dormire, di un pasto caldo per sopravvivere.
Questa è la storia di Cosimo. Ma ce ne sono altre!
Qui siamo a Matera, capitale della cultura europea 2019. Ma la cultura? Fin quando non ci faremo noi una cultura, fin quando avremo il rispetto per il prossimo sotto le scarpe, fin quando faremo dell’indifferenza la nostra cultura ed il nostro modo di vivere, nessuna città d’Italia potrà mai essere considerata capitale europea della cultura.
Ce ne sono altre storie a Matera di morti simili senza che nessuna “curia, associazione, cooperativa (quelli che prendono soldi per la gestione dei rifugiati/clandestini/migranti) abbia fatto qualcosa per evitarle. Non è esistito neanche un mediatore culturale che si è interessato a lui perché era materano!
Caro Sig. Alcor: Lo stupido è insidiosissimo. L’imbecille lo riconosci subito (per non parlare del cretino), mentre lo stupido ragiona quasi come te, salvo uno scarto infinitesimale.
(Umberto Eco)
Vorrei chiarire il mio pensiero. Non conosco Don Angelo. Per quanto appreso per strada trattasi di persona straordinaria. Un uomo buono e generoso che da sempre ha mostrato delicatezza d’animo. A lui, ma soltanto a lui tutto il mio rispetto.
ALLA FINE ANCHE I SINDACATI DI POLIZIA PARLANO DI RIFUGIATI! Oggetto: ANCORA VIOLENZE CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE DA PARTE DI EXTRACOMUNITARI: ECCO LE RISORSE DI CUI PARLA LA BOLDRINI…
“Dopo il grave ferimento in servizio di un Poliziotto di 33 anni, travolto con l’auto da uno spacciatore marocchino e ridotto in fin di vita, si ripetono gli episodi di violenza ai danni delle Forze dell’Ordine da parte di extracomunitari. Episodi di cui nessuno parla poiché mettono chiaramente in evidenza come ormai il problema dell’immigrazione sia completamente fuori controllo, e nel nostro Paese arrivano quotidianamente delinquenti di ogni risma e soggetti violenti: uno scenario ben diverso da quello delle ‘risorse’ di cui farnetica la Boldrini ed una certa politica che ha evidentemente interesse a far prosperare il business dell’accoglienza sacrificando la sicurezza dei cittadini”. E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del COISP – il Sindacato Indipendente di Polizia, commentando i due nuovi episodi di aggressione, avvenuti a Milano e Napoli, ai danni delle Forze dell’Ordine e dei militari impegnati nei servizi di controllo del territorio nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”. In particolare a Milano una pattuglia mista di militari e Polizia che controllava il Parco Sempione è rimasta coinvolta in una colluttazione con alcuni immigrati provenienti dal Senegal, al culmine della quale un Poliziotto è stato costretto a sparare dei colpi in aria per evitare che uno degli aggressori sottraesse un fucile al militare: i due uomini in divisa sono dovuti ricorrere alle cure dell’ospedale. A Napoli invece, dopo aver fermato per un controllo un extracomunitario sospetto nella zona di Porta Nolana, una pattuglia di militari è stata aggredita con pugni e spinte. Dopo l’arresto del responsabile da parte dei vigili urbani un centinaio di persone di nazionalità straniera hanno circondato vigili urbani e militari pretendendo il rilascio dell’uomo. Una situazione di grave pericolo sventata dall’ulteriore intervento di due pattuglie della Polizia, mentre i militari ed un vigile urgano sono finiti al Pronto soccorso. “Questo è lo scenario di violenza – continua Maccari – nel quale si trovano ad operare ogni giorno gli Agenti delle Forze dell’Ordine in ogni città italiana, tra l’altro a mani nude, non essendo ancora dotati di strumenti antiaggressione non letali come i teaser e gli spray urticanti. I nostri colleghi finiscono ogni giorno in Ospedale aggrediti da extracomunitari violenti, mentre la politica, con in testa la Boldrini, propagandano una visione romantica e buonista del fenomeno immigrazione, mentre in tante realtà i cittadini perdono il diritto di vivere serenamente, e sono costretti a restare chiusi in casa per evitare aggressioni, furti e ogni altro genere di pericolo. Tanti profughi che arrivano nel nostro Paese dicono di scappare dalla violenza, ma sono loro stessi a praticarla, come è avvenuto ad esempio nel caso della 28enne marocchina uccisa giovedì notte da un richiedente asilo pakistano che si era invaghito di lei e che, di fronte al suo rifiuto, le ha incendiato l’abitazione con la bombola del gas facendola morire carbonizzata. La Boldrini vuole aprire ancora di più le porte del Paese a questi immigrati, sostenendo che ci salveranno dall’invecchiamento: un’affermazione che, alla luce degli omicidi e delle violenze che continuano ad essere consumate, suona come una macabra beffa”.