L’ennesimo grido d’allarme per alluvioni e dissesti del suolo sulla costa ionico-metapontina che è l’area più vulnerabile della regione, proveniente dal segretario generale dell’Autorità di Bacino della Basilicata Antonio Anatrone, purtroppo deve fare i conti con l’ennesimo grido d’allarme lanciato ieri in aula consiliare dall’assessore alle Infrastrutture Nicola Benedetto sulla mancanza persino di dirigenti e personale nell’ufficio Difesa del Suolo che si somma alla cronica insufficienza di risorse finanziarie nazionali. E’ quanto sostiene il vice presidente del Consiglio Regionale Paolo Castelluccio (Forza Italia) riferendo di aver raccolto segnalazioni di numerosi imprenditori agricoli ed amministratori del Metapontino per quanto potrebbe accadere con la stagione autunnale delle piogge con le prime avvisaglie che si sono manifestate in questi giorni.
E’ soprattutto il bacino del Sinni – sottolinea – che desta maggiori preoccupazioni di esondazione per una situazione ben nota che si trascina da decenni. E come ha riproposto all’attenzione politico-istituzionale l’iniziativa del Comitato Terre Joniche la costa ionica deve sopportare il peso di ben cinque foci di altrettanti fiumi.
Per il vice presidente del Consiglio Regionale si tratta pertanto di tradurre le linee guida regionali sulla riqualificazione fluviale nella progettazione delle opere di sicurezza idraulica; rendere la comunicazione e l’informazione alla popolazione elementi preliminari e indispensabili per ogni intervento significativo sulla vegetazione fluviale, ad eccezione di quelli da effettuare in emergenza, per creare consapevolezza e condivisione in chi vive il territorio; attribuire ai Contratti di fiume un ruolo ancora più rilevante nell’architettura della pianificazione territoriale. Infine assicurare, fatti salvi i casi di urgenza, il rispetto della stagionalità nella programmazione dei tagli della vegetazione dei fiumi.I contratti di fiume – aggiunge Castelluccio – intendono, innanzi tutto, contribuire a superare la logica dell’emergenza mettendo in campo una politica integrata e pattizia che coinvolga tutti i soggetti interessati, verso una prevenzione attiva ed in grado di produrre indubitabili conseguenze positive anche sul piano economico. La strada da percorrere, accelerando progetti e adempimenti, è questa: i contratti di fiume mettono insieme partner privati e pubblici per siglare accordi ed impegni per la manutenzione del territorio, implementazione del ruolo ambientale dell’agricoltura, aree produttive ecologiche, corretto uso del suolo.
Da parte del Governo Regionale si richiede un impegno diretto per aprire una “vertenza” con il Governo nazionale che abbia la stessa valenza di quella del petrolio o delle infrastrutture inchiodando il Governo con il Patto per il Sud a definire un cronoprogramma di finanziamenti a breve, medio e lungo periodo. Poi – conclude – ci sono le risorse comunitarie da impiegare efficacemente mettendo fine, non solo a parole, a forme e cantieri forestali e di difesa del suolo finalizzati solo a garantire qualche centinaio di posti di lavoro precari che potrebbero diventare stabili e determinanti per la salvaguardia del territorio con le attività agricole in primo luogo.
Ott 12