Dopo il premio Nobel per la Letteratura assegnato a Boby Dylan arrivano le riflessioni di Franco Vespe. Le riportiamo di seguito.
Bob Dylan, musicista e menestrello, ha vinto il premio Nobel per la Letteratura. Molti hanno contestato questa scelta fra i quali lo stesso Baricco: “”E’ come se dessero un Grammy Awards a Javier Marias” (è uno scrittore Spagnolo) sembra che abbia dichiarato. Personalmente ritengo che Baricco e la Sciandivasci abbiano ragione. Rincaro la dose: E’ come se avessero dato il premio Nobel per la medicina ad un fisioterapista! Apriti cielo! Ci hanno tacciato di gente incapace di aprire la mente e di pensare cose nuove o latori di opinioni convenzionali. Questo solo per riportare i commenti più misurati! La cosa più surreale e di particolare ilarità è accaduta quando un fautore del Nobel a Zimmermann ha sciorinato con supponenza la definizione di Letteratura: “l’insieme delle opere variamente fondate sui valori della parola e affidate alla scrittura, pertinenti a una cultura o civiltà, a un’epoca o a un genere…”. Con uno strano sillogismo ha poi affermato trionfalisticamente: Quindi il Nobel a Dylan è sacrosanto! Ecco io vorrei proprio partire da questa definizione di letteratura, maldestramente usata dal mio interlocutore per interloquire polemicamente con me, fondata proprio sul valore della parola e affidate alla scrittura. I testi di Dylan, come di qualsiasi menestrello, non sono fondati sulla parola ma sulla musica. Le parole non producono suoni propri, perché essi sono sub-ordinate e/o sovrastate dal valore della musica. Giusto per provare ciò, spesso i versetti e le rime nelle canzoni sono volutamente sgrammaticate proprio perché sono subordinate ed adattate alla metrica ed al ritmo musicale che è obiettivamente sovrano.Ciò non vuole affatto sminuire il valore artistico delle canzoni ..anzi ! Ci sono oggi ben altri premi, molto più lucrosi, già dedicati alla musica come i Grammy Awards con i cantanti che hanno una visibilità e glorie di gran lunga più gratificanti.E’ indubbio che la fatica di costruire suoni con le parole in grado di parlare e far vibrare le corde dell’animo umano è impresa molto più complessa ed ardua senza l’additivo della musica. Non solo:essa deve saper sollecitare l’attenzione e richiamare alla “fatica” ancheil lettore. La lettura comporta infatti fatica essa stessa. Il Nobel alla Letteratura dovrebbe premiare anche questa estrema fatica che è reciproca fra scrittore e lettore!
In secondo luogo, proprio perché la musica entra meglio ed in modo più efficace nel cuore grazie alla sua gradevolezza, mobilita consensi di massa che la letteratura non può fare perché, al contrario, esige fatica da parte del fruitore. Le gratificazioni da questo punto di vista per un musicista sono di gran lunga maggiori ed ha la “cronaca” tutta dalla sua. Il genio letterario invece affida i suoi capolavori al “tempo”. Spesso è trascurato o ignorato dalla cronaca, salvo poi emergere come un gigante nella Storia. Basti pensare a Tomasi di Lampedusa che vide il suo capolavoro pubblicato e conseguì fama solo post-mortem. A chi poi ci accusa di non avere menti aperte (sic!) faccio presente che il notissimo e famoso Zimmermann ha forse soffiato il nobelal keniota NgugiwaThiong’. Censurato, rinchiuso in prigione, costretto all’esilio, fervido sostenitore della necessità di spostare il centro del mondo, da anni scrive nella lingua del suo popolo, il gikuyu. Pare che gli accademici svedesi abbiano reputato la voce di Dylan più forte del suo impegno politico, più del suo incessante sforzo per illuminare angoli di mondo (e di letteratura) spesso trascurati,!Questa è la risposta a chi ci accusa di non voler ampliare i nostri orizzonti!
Una terza ragione per contestare il Nobel a Dylan è perfettamente speculare al nobel mancato per Borges. Borges è stato uno dei maggiori geni letterari del 900. A Borges glielo negarono per la sua “incomprensibile e insopportabile” indifferenza politica. Nelle motivazioni di Dylan invece si recita:”per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradizione della canzone americana”. Dylan ha elevato la poesia abbinata alla musica, cantando contro la guerra e le ingiustizie sociali, raccontando storie leggendarie”. E’ chiaro quindi che alle motivazioni tecniche si mescolano quelle politico-sociali. Se vogliamo furono motivazioni simili quelle che portarono al Nobel del compianto Dario Fò. Insomma un premio ispirato dagli steroetipi conformistici di quella cultura radical-chic di sinistra di cui a volte è preda la vecchia Europa!Una motivazione sicuramente nobile e condivisibile ma che si adatta di più ad un Nobel della Pace che a quello per la Letteratura! I versi musicali intrisi di impegno politico non possono pesare di più di versi intrisi “solo” dell’anima dell’uomo.
In conclusione preme precisare che la stima e la grandezza di Dylan è fuori discussione. Può meritatamente essere annoverato fra i più grandi menestrelli dell’epoca moderna, solo che il Nobel a lui assegnato pare decisamente “off-topic”. Si badi bene: non ce l’ho nemmeno con i fisioterapisti!Alcuni su FB hanno considerato il loro apprezzabilissimo contributo alla medicina, pari se non superiore a quello della Montalcini! Bontà loro; svolgono un’attività altamente meritoria a cui lo scrivente fra l’altro spesso ricorre! Lo scrivente però supponeva che il Nobel dovesse essere affidato a chi fa fare avanzamenti significativi alla conoscenza umana ed alla convivenza civile. Per questo motivo uno degli obiettivi di questi premi dovrebbe essere quello di illuminareper un attimo i contributi destinati a fare la “Storia”dell’umanità,con gli accecanti e gloriosi fari della “Cronaca”. Per questo motivo lo si tributa a persone ancora viventi.Nel 1948 il Nobel della Pace non fu assegnato. Avrebbe dovuto essere consegnato nelle mani di Gandhi ma proprio quell’anno il Mahatma morì. Eppure Gandhi era da più di 50 anni che stava combattendo per i diritti civili! E’ questo un caso eclatante di come le “Cronache” del Nobel, mancarono l’appuntamento con la Storia!
Franco Vespe
Le considerazioni di uno che scrive Fo con l’accento non è che siano da prendere in gran considerazione, ammettiamolo. E in ogni caso, le sue argomentazioni sono ridicole: dire che i testi di Dylan non hanno valore letterario perché seguono la metrica della musica, vuol dire che anche la poesia non ha gran valore quando segua una metrica precisa: non si capisce perciò a che titolo Dante o Petrarca stiano nelle antologie scolastiche…