Mediterraneo No Triv in una nota informa che “con decreto n. 289/2016 del 18.10.2016 il Ministero dell’Ambiente ha decretato la compatibilità ambientale della ricerca di petrolio nel golfo di Taranto della d 3, l’istanza di ricerca di petrolio nel Golfo di Taranto presentata dalla società Schlumberger Italiana S.p.a”.
“Il progetto riguarda una zona molto estesa e pari a 4.030 km2 ed è ubicata nella Zona Marina “F” e prevede l’acquisizione di circa 4.285 km di linee sismiche 3D utilizzando la tecnologia air-gun”. Di seguito la nota integrale inviata da Mediterraneo No Triv.
Come Mediterraneo no triv, oggi Mediterraneo no scorie, abbiamo inviato osservazioni scritte al Ministero dell’Ambiente sollevando numerosissime criticità del progetto e tra queste la presenza nei fondali del nostro mare di navi con carico di rifiuti radioattivi la cui esistenza è stata oggetto di indagini e inchieste parlamentari. Al riguardo nessuno ha mai potuto individuare con esattezza la posizione di queste carrette dei veleni e a nostro parere la ricerca con air-guns potrebbe costituire un potenziale pericolo che le istituzioni hanno il dovere di scongiurare.
Per questo motivo abbiamo deciso di presentare una formale denuncia alla Comunità Europea evidenziando la necessità di evitare qualsiasi attività di ricerca di idrocarburi nel mar Ionio se prima non si è esclusa, con certezza, la presenza delle navi dei veleni affondate nel mar ionio.
Inoltre, abbiamo intenzione di segnalare alla Comunità Europea e alle autorità preposte alla vigilanza delle norme di diritto comunitario la violazione di principi posti a tutela del Mar Mediterraneo.
In effetti con decisione del Consiglio del 17 dicembre 2012 (2013/5/UE) il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato l’adesione dell’UE al protocollo relativo alla protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento derivante
dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo del mare e del suo sottosuolo. Di indubbio rilievo è quanto stabilito dalla Convenzione ove si afferma che “ uno degli obbiettivi della politica ambientale dell’Unione è la promozione di misure a livello internazionale per affrontare problemi ambientali regionali. In relazione al protocollo offshore è di particolare importanza tener presente l’alta probabilità di effetti ambientali transfrontalieri in caso di incidenti in un mare semichiuso come il Mare Mediterraneo.”
Inoltre, il Consiglio dell’Unione Europea sostiene anche che data la natura semichiusa e le speciali caratteristiche idrodinamiche del Mar Mediterraneo, un incidente paragonabile a quello verificatosi nel Golfo del Messico nel 2010 potrebbe avere conseguenze transfrontaliere deleterie immediate sull’economia e sui fragili ecosistemi marini e costieri del Mediterraneo.
Un’attività intensiva di ricerca e successivamente di estrazione di idrocarburi
nel Mar Mediterraneo appare, così, in netto contrasto con le disposizioni sopra elencate a protezione del mare e del suo sottosuolo.
Ma a questo punto dobbiamo domandarci perché gli effetti trasfrontalieri sono stati considerati dal Ministero dell’Ambiente non un ostacolo per autorizzare la ricerca di petrolio nel mar Ionio, e soprattutto, dobbiamo anche chiederci se l’Italia ha reso partecipe di tale procedimenti di autorizzazione le nazioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo e che potrebbero subire effetti trasfrontalieri da questo progetto di ricerca di petrolio nel mar Ionio?
Un pensiero corre, necessariamente, ai settori del turismo e della pesca che potrebbero subire effetti dall’attività di ricerca del petrolio nel Mar Ionio.
Mediterraneo no scorie presenterà subito una serie di atti alle autorità competenti ma anche la politica e le istituzioni dovrebbero cominciare a rivendicare un ruolo attivo e partecipe a questioni che riguarderanno soprattuto le prossime generazioni.
Inutile sarà la replica, da parte dei sostenitori della bontà di questi progetti, che la fase di autorizzazioni riguarda solo la ricerca e non l’estrazione perché numerosi studi scientifici evidenziano gli impatti che la ricerca con air-guns può arrecare all’ambiente e neanche ci convincono le misure di mitigazione imposte dal Ministero.