E’ ufficiale. Circa cinquemila chilometri quadrati di mar Jonio e mar Adriatico, tra Puglia, Basilicata e Calabria, saranno sottoposti a delle ricerche con la tecnica dell’air gun per verificare se nel sottosuolo marino ci sono petrolio e gas.
Lo ha deciso, qualche giorno fa, il ministero dell’Ambiente emanando due decreti con cui azzera qualsiasi dubbio rispetto ai problemi di impatto ambientale e di danni all’ecosistema marino.
A cercare il petrolio saranno gli australiani della Global Petroleum Limited, nell’Adriatico, tra Vieste e Brindisi, e gli italiani della Schlumberger di Parma nello Jonio, tra Taranto, Metapontino, Gallipoli e Cirò Marina.
Dunque, i disegni renziani e del suo governo vanno avanti e non si fermano.
E’ chiaro a tutti che a Renzi non interessano le possibili conseguenze sulle bellezze naturali, sul turismo, la pesca e sulle devastazioni che le aree protette e il mare subiranno. A lui interessa solo salvaguardare i profitti miliardari delle multinazionali delle trivelle.
A rimetterci come sempre saranno i cittadini, tant’è che anche la contropartita delle royalties derivanti dalle estrazioni petrolifere, è solo un piatto di lenticchie. Basti ricordare che attualmente le royalties erogate in Italia, compresa la Basilicata, sono circa 400 milioni di euro all’anno e rappresentano appena lo 0,02 per cento del pil nazionale (prodotto interno lordo).
Va anche tenuto conto che questi soldi sono una cifra ridicola rispetto ai circa 14 miliardi di euro che ogni anno l’Italia elargisce in sussidi, aiuti diretti e indiretti alla produzione, distribuzione e consumo di combustibili fossili.
Ritornando a Renzi, non bisogna dimenticare che sta facendo quello che con grande arroganza aveva detto due anni fa: “Non possono essere quattro comitatini a bloccare la possibilità di estrarre petrolio dal sottosuolo e dal mare italiano”.
Dopo queste affermazioni, il premier non eletto è andato dritto in questa direzione.
Prima ha imposto la legge Sblocca Italia, poi ha fatto di tutto per spingere gli italiani a non andare a votare al referendum di aprire scorso contro le trivelle e ora vorrebbe vincere il referendum costituzionale del 4 dicembre per avere ancora più potere decisionale.
Per Renzi, la questione delle estrazioni petrolifere nel mare italiano è un chiodo fisso: ha ignorato la denuncia degli esperti sui gravi danni all’ecosistema marino a causa delle tecniche di ricerche basate sulle tecniche dell’air gun, una sorta di cannone ad aria compressa che spara forti getti di aria compressa che comprimono l’acqua e i fondali distruggendo la fauna marina; non ha considerato l’ultima denuncia dell’associazione Mediterraneo No Triv, che ha evidenziato il rischio che con la tecnica dell’air gun potrebbero emergere forti pericoli a causa della presenza nei fondali del nostro mare di navi affondate cariche di rifiuti radioattivi.
Infine, va anche detto che Renzi ha gioco facile perché esistono presidenti di Regione e esponenti del suo partito, furbi e ambigui, che fanno finta di protestare ma poi, puntualmente, si accodano alle decisioni prese a Roma. Bene ha fatto il M5s pugliese a chiedere al governatore Emiliano di impugnare immediatamente davanti al Tar queste nuove autorizzazioni e di dimettersi subito dal Pd, così come ha annunciato da tempo.