Open Design School, presentati i lavori del primo workshop. Due i concept su cui i 15 partecipanti al workshop hanno lavorato: la futura sede della scuola, nel Sasso Barisano, e la Cava del Sole, dove si svolgeranno parte delle iniziative di Matera 2019.
Sono stati presentati oggi a Matera presso il Complesso del Casale, nel Sasso Barisano, i risultati del primo workshop dell’Open Design School, la prima scuola di design in Europa fondata sui principi dell’open culture e uno dei progetti portanti del dossier di Matera 2019. Sotto la direzione scientifica dell’architetto Paolo Cascone e la consulenza dell’architetto Antonio Acito, il workshop ha visto la partecipazione di 15 professionisti dai diversi profili nazionali e internazionali: Marco Laterza (Montescaglioso), Diogo Rinaldi (Florianopolis -Brasile), Luca Acito (Matera), Cristina Amenta (Matera), Camilla Brunelli (Verona) Tommaso S. Cayro (Lecce), Alex Cepile (Santos – Brasile), Fedele Congedo (Galatina), Francesco Convertini (Locorotondo), Rosa Giacombello (Matera), Marilena Laddaga (Bari), Mariella Monteleone (Matera), Aleksandra Nowwysz, (Wroclaw – Polonia), Costantino Rizzuti (Cosenza), Tommaso Schiuma (Matera), Valeria Semenzato (Treviso). Durante le attività del workshop, durato 7 settimane a partire dal 1 settembre, i partecipanti hanno lavorato all’ideazione di due concept: quello della futura sede dell’Open Design School, nel Sasso Barisano, e quello relativo a un luogo per performances altamente innovativo all’interno della settecentesca Cava del Sole, dove saranno ospitate parte delle attività di Matera 2019.
Intervenendo all’incontro , il Direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Paolo Verri, ha spiegato: «Quanto emerge visitando la projects review del primo workshop dell’Open Design School è non solo la qualità del lavoro svolto dai quindici partecipanti coordinati da Paolo Cascone, ma anche e soprattutto le potenzialità di questo strumento immaginato in fase di candidatura da Joseph Grima. Con pazienza e continuità, l’Open Design School si candida ad essere un luogo di scambio continuo e fruttuoso tra le competenze della scuola e il territorio. Inoltre, può essere veramente il metodo con cui si affrontano problemi di lunga data sulla qualità del paesaggio urbano, diventando di esempio per altre città d’Italia e d’Europa».
Joseph Grima, ideatore del progetto dell’Open Design School, ha sottolineato che il workshop che oggi si conclude «è un primo esperimento di qualcosa che crescerà nei prossimo mesi, confermando che con un team multidisciplinare e un intenso lavoro si possono creare cose fantastiche. L’Open Design School sarà una scuola a servizio della città di Matera e dell’intera regione Basilicata e ricoprirà un ruolo centrale nell’implementazione di tutto ciò che avverrà nel 2019. Questo primo workshop ha avuto un grande successo e noi siamo molto contenti dei risultati raggiunti, sia in termini di ciò che si è imparato, sia in relazione alla risposta collaborativa della città. Le prossime tappe, che saranno ancora più ambiziose, continueranno a far dialogare l’attività di studio e ricerca con quella di tipo manuale, in un’ottica di collaborazione continua con i cittadini e di allargamento del network nazionale ed europeo».
Per il Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, «l’incontro di oggi rappresenta la testimonianza più concreta che il lavoro della Fondazione non solo va avanti a ritmo serrato e in piena condivisione con tutti gli enti coinvolti, ma comincia a produrre risultati importanti come dimostrato dalla mostra di questi progetti. In questa fase il cammino è tutto incentrato sulla formazione delle competenze che è la vera novità del progetto di Matera2019. Forse per la prima volta nella storia delle capitali europee della cultura un dossier di candidatura ha messo al centro le persone e non gli eventi, ha messo al centro l’innovazione e uno sguardo verso il futuro. Le persone e la formazione delle competenze non sono solo il cuore del dossier, ma anche l’asse su cui ruota tutta la programmazione regionale che, proprio per questa ragione, deve essere sempre di più integrata con le attività della Fondazione Matera-Basilicata2019 per far diventare questa sfida una reale opportunità per tutta la regione, a partire dalle nuove generazioni. Grazie a questo cammino molti giovani hanno deciso di abbandonare l’idea di lasciare la propria regione per cercare fortuna altrove e stanno investendo a Matera come in altri comuni della Basilicata avviando start up interessanti per la vita economica della Basilicata. Ecco perchè dobbiamo continuare a camminare su questa strada, tutti insieme, sforzandoci di mettere in campo tutta la nostra migliore creatività, tutta l’innovazione possibile. Sono certo che con questo lavoro potremo donare alla città un grande luogo, nella cava del sole, destinato alla produzione artistica e culturale di cui a Matera si sente grande bisogno».
«Questa sera assistere alla presentazione dei lavori del Primo workshop dell’Open design school è una grande emozione – ha detto l’Assessore ai Sassi del Comune di Matera, Paola D’Antonio. Il momento è suggestivo per molteplici motivi: la prima considerazione che mi preme fare e con molto piacere riguarda la multidisciplinarietà dei protagonisti di questo percorso, la cui selezione ha consentito di poter costruire un lavoro condiviso attraverso i differenti ambiti formativi. Oltre che multidisciplinare il team è anche multiculturale, con componenti che provengono da svariate realtà geografiche e culturali. Questi due aspetti rispondono perfettamente alle necessità richieste nei processi di valorizzazione socio culturale di un territorio, che così come il sindaco Raffaello De Ruggeri ha avuto più volte modo di auspicare, non possono prescindere da una prioritaria visione di un modello progettuale che sposi un rapporto accessibile ed interattivo con il visitatore. A ciò si aggiunge la realizzazione di prototipi che recuperano a pieno i materiali locali ed autoctoni mediante l’uso di nuove tecnologie; la tecnologia quindi è strumento di un processo sostenibile. In particolare lo studio svolto in queste settimane che ha interessato l’area delle cave, oltre che aver rappresentato la possibilità per attivare relazioni con differenti partner come Dicem, Conservatorio, Liceo artistico, Liceo Classico, imprese private , ha una importante valenza nell’aver creato una progettualità rivolta anche al ruolo delle periferie, nei confronti delle quali l’attenzione dell’amministrazione comunale si è sempre concentrata, come dimostra il recente finanziamento di 13 milioni per la riqualificazione del rione Piccianello».
Il direttore scientifico del workshop, Paolo Cascone, ha raccontato il lavoro svolto nel corso delle 7 settimane di attività: «Dapprima abbiamo cercato di creare un terreno comune fra professionalità provenienti da ambiti disciplinari e luoghi geografici diversi, affinché potessero lavorare bene insieme. Il primo obiettivo che ci siamo prefissi è stato quello di trasformare la sede che ci ospitava da spazio inutilizzato, ma con un sua storia, a luogo produttivo dove questa storia potesse riprendere ad avere vita. Qui abbiamo realizzato un laboratorio di prototipi, unendo materiali tradizionali e tecnologie digitali, in un’ottica di autoproduzione e collaborazione con diverse realtà locali fra artigiani, scuole, aziende associazioni, makers che sono diventate così parte integranti del progetto. In questo spazio abbiamo organizzato degli appuntamenti aperti chiamati “Open Studio”, momenti di confronto e verifica del nostro lavoro con persone dalle diverse expertise provenienti da vari luoghi, che di settimana in settimana sono cresciute di numero. A questi incontri si sono aggiunti gli “Open Talk”, delle lecture durante le quali abbiamo invitato esperti internazionali, nazionali e locali a discutere dei temi più disparati, per unire teoria e pratica, in un’ottica di dialettica e di allargamento del nostro network. Attraverso un “progetto nel progetto” realizzato con il grafico lucano Mauro Bubbico e gli studenti del Liceo artistico e classico di Matera, si è inoltre lavorato all’identità grafica, alla rivista e al blog dell’ODS, riscoprendo e valorizzando la dimensione sociale del graphic design. Il secondo obiettivo del nostro workshop è stato l’ideazione del progetto di trasformazione della Cava del Sole, un luogo che rappresenta gli aspetti generativi della città di cui si è voluto restituire la memoria. Si è pensato perciò ad uno spazio di relazione, ludico e produttivo allo stesso tempo, dotato di strutture modulari da reinterpretare a seconda delle esigenze, accessibile, interattivo e attrattivo grazie all’ausilio di soluzioni che coniugano l’arte performativa all’interaction design. Alla base di questo progetto c’è stato un lavoro di mappatura del contesto circostante in cui la Cava del Sole sorge, in particolare del Rione Piccianello, ascoltando le esigenze dei cittadini e i loro spunti sulla rigenerazione di tale spazio. Attraverso questo intenso dialogo con la comunità e con le istituzioni, abbiamo potuto notare una crescente attenzione verso il lavoro fatto all’interno del workshop, improntato all’ottimizzazione delle risorse e alla riqualificazione di ciò che già esiste mediante soluzioni creative».
Le proposte elaborate in questo primo workshop dell’Open Design School, allestite negli spazi della futura scuola che sarà operativa all’inizio del 2017, verranno sviluppate ulteriormente ed esposte in una mostra realizzata in collaborazione con l’ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale, che verrà inaugurata nei primi giorni di dicembre.