Di seguito la nota inviata dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianni Perrino sul Parco Nazionale Appennino Lucano.
Torniamo ad occuparci dell’Ente Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, sul quale, con una interrogazione, avevamo già chiesto lumi in merito ad alcuni concorsi “anomali”: le nostre perplessità erano motivate dalla circostanza che erano stati banditi, a pochi mesi uno dall’altro, due concorsi per un identico profilo professionale e per la medesima qualifica (ovvero “area C, livello economico C1, profilo professionale funzionario amministrativo attività istituzionali e giuridiche dell’Ente”). La Regione Basilicata si limitò allora a girarci una nota sintetica ed evasiva redatta dall’Ente Parco stesso, che non entrava nel merito dei quesiti da noi proposti e si limitava a ribadire che era “tutto a posto”. Stessa sorte ebbe l’interrogazione analoga presentata dalla Portavoce alla Camera, Mirella Liuzzi.
A distanza di un anno, nostro malgrado, siamo costretti a rilevare altre stranezze nell’assunzione e gestione del personale dell’Ente Parco che coinvolgono anche la Regione Basilicata. Purtroppo, potremmo trovarci davanti all’ennesimo caso di gestione “creativa” che spesso caratterizza il comparto della pubblica amministrazione lucana.
L’ Ente Parco, su un fabbisogno ordinario di 17 unità, risulta avere in carico nell’anno 2015 ben 9 unità di personale con contratti a tempo determinato (ovvero più del 50% della pianta organica), di cui 6 cat. C1 e 3 di cat. B1, tutti full time (fatta eccezione per un solo caso part-time); tanto in violazione del limite del 20% previsto dall’art. 23 del D.Lgs. n. 81/2015. La nostra attenzione si è soffermata sull’uso “disinvolto” che l’Ente Parco fa dell’istituto del “comando”: si tratta di uno strumento eccezionale che permette al pubblico impiegato, titolare di un posto di ruolo (ovvero a tempo indeterminato) presso una Pubblica Amministrazione, di prestare temporaneamente servizio presso un’altra Amministrazione o presso altro ente pubblico. Nonostante la carenza di personale attestata dallo stesso Ente Parco, tra il 2014 e il 2016 risultano esserci stati almeno 5 dipendenti dell’Ente Parco in comando presso altre amministrazioni pubbliche, tra cui la segreteria particolare del Presidente Pittella, il Dipartimento di Protezione Civile, il Comune di Viggiano e quello di Rotondella. Tra i comandati risulterebbero esserci anche i vincitori del concorso doppione espletato lo scorso anno.
Come si può intuire siamo davanti ad una situazione alquanto singolare: il parco sembra aver abdicato alla sua funzione principale di custode e tutore della biodiversità e delle ricchezze ambientali dell’area, per diventare una sorta di efficiente agenzia di collocamento al servizio dell’ente pubblico di turno. E’ sconcertante che questa funzione svolta dall’Ente Parco sembra essere ben accetta (ed anzi sollecitata) dai vari enti pubblici lucani, Regione Basilicata in primis.
E’ arrivato il momento di chiarire una volta per tutte queste situazioni che nasconderebbero, a nostro avviso, veri e propri abusi: quali sono le esigenze urgenti e improrogabili che hanno giustificato la reiterata adozione dell’istituto del “comando” (o delle assegnazioni temporanee) di personale proveniente dall’Ente parco da parte del Presidente Pittella e della Giunta regionale? Perché l’Ente Parco continua ad assumere a tempo determinato? Quali le motivazioni alla base del distacco presso la Regione Basilicata di un’unità assunta appena 19 giorni prima dall’Ente Parco a tempo determinato?
PARCO VAL D’AGRI: CSAIL, SI SCOPERCHIA LA “PENTOLA”
L’iniziativa del Movimento 5 Stelle sulle assunzioni all’Ente Parco Nazionale Val d’Agri-Appennino Lucano ha l’indiscusso merito di aver scoperchiato una “pentola” dove in ebollizione e da tempo non ci sono i meccanismi, tutti ancora da chiarire, di chiamata a lavoro del personale. Ad affermarlo è il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro.
Le anomalie segnalate dai “grillini” – continua la nota – riconducono ad una situazione generalizzata caratterizzata da profonda delusione tra gli abitanti dei comuni del Parco in relazione alle aspettative create, dopo anni di finanziamenti pubblici, sia per tutelare l’area-cuscinetto delle attività petrolifere che ne fanno l’unico Parco al mondo circondato da trivelle che riferite alle aspettative di sviluppo e di nuova occupazione tra i numerosissimi diplomati e laureati illusi di trovare qui un lavoro, magari collegato ai flussi turistici. Sarebbe il caso di avere un bilancio attendibile. Il programma Estate nel Parco – prosegue la nota – si è risolto nel solito giro limitato di escursionisti che in media si fermano anche meno di una giornata e dei picnnic dei ragazzi con qualche lezione di educazione ambientale. Poco, troppo poco – sostiene Massaro – per giustificare un apparato amministrativo e tecnico e finanziamenti statali e comunitari oltre che in parte regionali. A noi non piace solo il fatto denunciato dal M5S che il Parco sia stato trasformato da strumento di custode e tutore della biodiversità e delle ricchezze ambientali dell’areaad agenzia di collocamento al servizio di qualcuno, quanto piuttosto che le Amministrazioni Comunali interessate non facciano nulla per raddrizzare la baracca. Non a caso di recente gli organi dirigenti del Parco con il plauso all’intesa in materia di controlli ambientali siglata al Ministero dell’Ambiente ammettono, tacitamente, di essere impotenti su questo terreno. La verità è che questo – conclude Massaro – si conferma come il Parco del petrolio e tanto vale promuovere visite a pozzi, trivelle e Centro Oli di Viggiano, chiamando l’Eni, che pure dovrebbe essere impegnato a finanziare progetti di salvaguardia ambientale e dare conto dei milioni di euro impegnati a compensazione dei danni al territorio, a gestirlo direttamente.