Mario Di Dio, Coordinatore regionale Verdi Basilicata, ha inviato alla nostra redazione una nota che contiene alcune “riflessioni dei Verdi sulla discussa legge elettorale”.
Per quanto riguarda la riforma elettorale, entrata in vigore il 1° luglio 2016, strettamente connessa alla riforma costituzionale pur se attualmente non sottoposta a referendum, (mentre nel prossimo autunno sarà sottoposta al giudizio della Corte costituzionale anche alla luce della sentenza n. 1 del 2014 sulla incostituzionalità di alcuni aspetti essenziali della precedente legge elettorale (il cosiddetto “Porcellum”), i Verdi ritengono che si tratti di una legge inaccettabile sotto diversi profili. In particolare i Verdi ritengono sbagliato:
1. che il premio di maggioranza possa essere dato anche a chi non ha raggiunto il 50% dei voti espressi e quindi non condividono il doppio turno, che permetterà di ottenere il premio di maggioranza anche sulla base del consenso di una ristretta minoranza di elettori (nell’attuale sistema tripolare e con i crescenti tassi di assenteismo, potrebbe realisticamente trattarsi anche solo del 20-25% degli aventi diritto al voto);
2. che sia esclusa la possibilità di formare coalizioni, come invece è previsto sia per le elezioni regionali che per le elezioni comunali, senza che questo abbia comportato problemi di governabilità a livello regionale e locale, permettendo anzi una più ampia rappresentatività e un più ampio pluralismo sia tra le forze di governo che tra quelle di opposizione;
3. che siano previsti i capilista bloccati decisi dalle segreterie dei partiti, (nominati) senza possibilità per gli elettori e le elettrici di esprimere il voto di preferenza, e che per di più sia prevista per i capilista la possibilità di candidature plurime (fino a dieci), mettendo in questo modo esclusivamente nelle mani dei segretari di ciascun partito la scelta verticistica e autocratica degli eletti, espropriando le lettrici e gli elettori di ogni possibilità di scelta e ritornando a realizzare conseguentemente una Camera dei deputati in grande prevalenza di “nominati” e non di eletti,
4. che tutto questo comporti di fatto una modificazione surrettizia della forma di Governo, espropriando sostanzialmente il Presidente della Repubblica del potere di nominare il Presidente del Consiglio incaricato, come previsto dalla Costituzione, arrivando invece ad una sorta di “investitura” obbligata sulla base dei risultati consentiti dalla legge elettorale.
Insomma una riformulazione del “Porcellum” peggiore del “Porcellum”. Una legge elettorale che presenta vizi analoghi a quelli che hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della sentenza della Corte Costituzionale.
La Consulta aveva sottolineato la “Lesione dell’eguaglianza del voto e della rappresentanza politica determinata dal premio di maggioranza del Porcellum. Nella nuova legge elettorale si è introdotto una soglia minima , ma stabilendola nella misura del 35% dei votanti e attribuendo alla lista che la raggiunge il “premio del 53% dei seggi rende insopportabilmente vistosa la lesione dell’uguaglianza dei voti e del principio di rappresentanza lamentata dalla Corte .
Senza contare che in presenza di tre schieramenti politici ciascuno dei quali può raggiungere la soglia del 35%, le elezioni si trasformerebbero in una roulette.
Il secondo vizio di illegittimità del Porcellum consisteva nella mancata previsione delle preferenze. Stesso vizio è presente nella legge attuale, che esclude le preferenze. La rappresentanza viene perciò, di nuovo, designata dai segretari dei partiti, con un Parlamento di nominati. Inoltre mentre il Porcellum richiedeva , per l’accesso alla rappresentanza parlamentare almeno il 2% alle liste coalizzate e almeno 4% a quelle non coalizzate, l’attuale legge richiede il 5% alle liste coalizzate, l’8% alle liste non coalizzate e il 12% alle coalizioni. Questo comporterà la “scomparsa” dal Parlamento di tutte le forze minori e la comparsa di solo tre gruppi di parlamentari composti da persone fedeli ai loro “capi”.