L’ambientalista Pio Abiusi (Associazione Ambiente e Legalità) in una nota si occupa del cementificio di Barile in vista dell’approvazione del piano regionale dei rifiuti. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Dopo tanto parlare e molte risorse impegnate si è avviata la discussione sul piano regionale dei rifiuti, siamo arrivati al dunque? Forse. Sarà indispensabile per dare ordine alla gestione dei pochi rifiuti prodotti in Basilicata? Sicuramente NO! La gestione fallimentare dei rifiuti ha creato una maturità in molte amministrazioni comunali. La raccolta differenziata, nelle maniere più varie è partita vuoi alla fonte – raccolta differenziata porta a porta o di prossimità- vuoi a valle – avvalendosi di impianti che selezionano meccanicamente il rifiuto-. Oggi ci si avvia lentamente a fare a a meno delle discariche. Nell’osservatorio regionale dei rifiuti che si tenne in Regione il 12-9-16 emerse come la discarica di Colobraro e quella di Tricarico, ormai in funzione, avevano ulteriori disponibilità residue di lavorazione pari a 20 tonn la prima e 25 la seconda giornaliere perchè molti comuni avevano sviluppato in maniera incisiva la raccolta differenziata. Sono fatti non ancora registrati dalle statistiche perchè relativi al 2016. Tutto questo porta a presagire come il tanto atteso piano regionale dei rifiuti potrà a breve essere considerato superato e lo stesso inceneritore di Rendina Ambiente con le sue 30 mila tonnellate annue lavorabili potrebbe essere superato.
Per un inceneritore che si avvia a superamento un altro si potrebbe presentare in forma camuffata e fuori dell’atteso piano regionale dei rifiuti. Con DM 22 del 14/2/13 meglio conosciuto come decreto Clini il CDR- il Combustibile Riveniente da Rifiuti- è divenuto un tipo di CSS, combustibile solido secondario.
Il CSS è stato diviso in due sottogruppi: CSS- rifiuti che restano rifiuti con codice CER 191210 e che vengono avviati ad incenerimento o a coicenerimento, produzione di energia elettrica, tanto è che Rendina Ambiente tra i codici cer abilitati a trattare ha anche il 191210 . Accanto al CSS-rifiuti c’è il CSS- combustibile che deve rispondere a determinate caratteristiche. Deve avere un alto potere calorico tanto è che su una scala di 5 deve rientrare nelle prime 3 così come per il cloro mentre il Mercurio, nella suddetta scala di 5 deve rientrare nelle prime 2, solo così il CSS combustibile perde la caratteristica di rifiuto e diviene combustibile a tutti gli effetti. Da tutto questo si evince come il CSS combustibile costa di più e non tutto il rifiuto può rientrare nella tipologia indicata. A seguito dell’emanazione del DM 22/13 venne istituito un comitato di Vigilanza e Controllo con compiti di monitoraggio sia della produzione che del utilizzo del css-combustibile e dal primo rapporto si evince come l’utilizzo di questo combustibile stai muovendo timidi ed incerti passi su tutto il territorio nazionale anche perchè impianti per produrlo non sono ancora diffusi e nella sua relazione del 2015 il comitato ebbe ad esprimersi testualmente “L’analisi dei dati pervenuti evidenzia interpretazioni difformi della normativa con conseguente quadro di riferimento poco chiaro per gli operatori e una certa difficoltà a ottenere il rilascio di autorizzazioni “. Lo scenario è in evoluzione. Il 9/4/13 viene pubblicata la decisione di esecuzione della commissione europea del 26/3/13 e che stabilisce le conclusioni sulle migliori tecniche disponibili (BAT) per la produzione del cemento. della calce e dell’ossido di magnesio ed in Italia viene pubblicato il D.leg. 46/14 che introduce valori più restrittivi alle emissioni per i forni di produzione del cemento che inceneriscono rifiuti e gli impianti si sono dovuti adeguare entro il 10-1-16, quelli in esercizio con deroghe. La salute è,infatti, derogabile. Questo è il quadro normativo che va ad interessare i cementifici. Il Comune di Matera nel corso della conferenza di servizio tenutasi per il rinnovo dell’ AIA che riguarda Italcementi ha chiesto particolari prescrizioni come il monitoraggio in continuo delle diossine e dei microinquinanti, un impianto di biomonitoraggio, l’ istituzione della rete dei deposimetri nelle aree esterne all’impianto per la caratterizzazione del suolo e del sottosuolo, la riduzione del NOX – ossidi di azoto-da 500 a 300 mg/Nm3 oltre al monitoraggio in continuo dell’aria con centraline fisse poste all’esterno dell’impianto e dei parametri dell’acqua sotterranea e di superficie. Sono prescrizioni locali come già in altre zone d’Italia si fanno e dovranno essere imposte anche al cementificio di Barile. Veniamo all’uso del CSS va da sé che dovrà essere autorizzato solo l’uso del css-combustibile altrimenti il cementificio diviene un inceneritore e ricordiamo che già nell’AIA concessa il 2011 il cementificio di Barile fu autorizzato a bruciare CDR che si dovrà trasformare in CSS-Combustibile. La sostituzione calorica con le 25 mila tonn di CDR accordate era del 24% mentre all’epoca in Italia ci si attestava mediamente sul 8% ed ancora oggi dalla relazione annuale AITEC si evince come nel 2015 la sostituzione calorifica media in Italia è stata pari al 14,9%.Si pensi che la richiesta avanzata è stata per 50 mila tonnellate di css-rifiuti e 10 mila di css-combustibile e la sostituzione calorica si attesterebbe così al 59%.
Appare del tutto inopportuno modificare la percentuale aumentando la quantità di CSS trattabile nei forni del cementificio che deve produrre cemento e non fare altro.
Tutto quanto detto partendo dal presupposto che l’impianto produca a pieno regime, in realtà a livello nazionale la produzione di cemento è passata dal 2010 al 2015 da 34,4 milioni di tonn a 20,8 milioni, si è ridotta di oltre 1/3, ed è probabile che la congiuntura se ancora di congiuntura si può parlare abbia toccato anche l’impianto di Barile il che , fermo restando le 25 milla tonnellate già concesse ed in presenza di una contrazione presunta della produzione, sposta la percentuale di sostituzione calorica oltre il già elevato 24%. E’ berne ispirarsi al principio di precauzione in quanto è sempre possibile rivedere le autorizzazioni in futuro.
Pio Abiusi, Associazione Ambiente e Legalità