Mario Di Dio, coordinatore regionale dei Verdi della Basilicata, ha inviato una nota in cui affronta le questioni ambientali legate al referendum costituzionale. Di seguito la nota integrale.
Solo affermazioni forvianti o bugiarde da parte del fronte del SI sul referendum prossimo. Nel referendum sulla riforma costituzionale che si terrà il prossimo 4 dicembre vogliono farci intendere che la proposta del Governo non coinvolga i problemi inerenti l’ambiente ed il clima ma se si approfondisce la lettura del nuovo Titolo V ed in particolare l’articolo 117 paragrafo 2 si scopre che Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: ai punti s) tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; ambiente ed ecosistema; ordinamento sportivo; disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo; v) produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia; z) infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale.
Quindi in questi ambiti le Regioni non avrebbero alcuna potestà legislativa. In breve se passa il si le istituzioni locali non decideranno più nulla in materia di estrazioni petrolifere o di siti nazionali dei rifiuti nucleari e ci troveremo ( il tentativo è vecchio) :
Basilicata come deposito di rifiuti nucleari e
Basilicata trivellata ovunque.
Questa è la verità della Riforma Renzi, Verdini , Boschi e lobby bancarie, finanziarie e petrolifere.
E’ lo stesso “Comitato per il sì” ad enfatizzare il fatto che se passerà la riforma costituzionale sarà finalmente possibile rilanciare le attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio nel nostro paese… per il governo sarà sufficiente dichiarare che una qualunque infrastruttura è di interesse nazionale per portarla sotto il controllo e la gestione dello stato e quindi del governo.
Il professor Enzo Di Salvatore, che insegna Diritto costituzionale italiano e comparato presso l’Università degli Studi di Teramo, in un suo articolo osserva che:
1) nei mesi che hanno preceduto la celebrazione del referendum No Triv, Renzi dichiarava che nessuno volesse autorizzare nuove ricerche e nuove estrazioni, ma che fosse necessario “risparmiare energia”, e cioè consentire che si continuasse solo a spremere il giacimento fino in fondo. Evidentemente ora avranno cambiato idea;
2) l’energia, collegandosi strettamente alla politica economica del nostro paese, non può essere materia di competenza legislativa concorrente Stato-Regioni. E infatti non lo è mai stato: la legge n. 239 del 2004 l’ha attribuita allo Stato, nonostante la Costituzione dicesse il contrario. E la Corte ha detto che questa attribuzione fosse legittima, a patto che lo Stato consentisse alle Regioni (e agli Enti locali) di partecipare alle decisioni da assumere. Quindi, quello che, in realtà, cambia con la riforma è questo: se passerà il SI le Regioni potranno essere sempre esautorate dal decidere con lo Stato. E se passerà il Sì, le modifiche accolte nella legge di stabilità – con le quali il Parlamento ha stabilito che la partecipazione delle Regioni non dovesse essere solo di facciata – si andranno a far benedire;
3) la riforma non riduce il contenzioso; al contrario, lo inasprisce in quanto è fisiologico che decidendo di modificare i confini tra ciò che spetta a me e ciò che spetta a te occorrerà fare nuovamente chiarezza. E a questo ci penserà appunto la Corte costituzionale.
Si deve inoltre tener presente che per il governo sarà sufficiente dichiarare che una qualunque infrastruttura è di interesse nazionale per portarla sotto il controllo e la gestione dello stato e quindi del governo.
Sulla base di queste considerazioni come Comitato per il NO si auspica che tutte le associazioni interessate all’ambiente e di conseguenza al clima partecipino attivamente alla campagna referendaria.
Si è’ clamorosamente sgonfiata “la primavera dei referendum” e ci infiliamo in un complicato autunno dove nella nebbia si rischia di non capirci più nulla. In realtà tutto era prevedibile, anzi era già successo. Poiché sbagliare è umano e perseverare non è diabolico ma decisamente sciocco è ora di mettere in fila gli avvenimenti, gli errori, e qualche proposta per uscirne. Qualunque sia l’esito del referendum di dicembre e in attesa di un pronunciamento della Corte Costituzionale sull’Italicum urge aprire una discussione oggi assente su un’ipotesi alternativa di riforma complessiva delle regole istituzionali che capovolga la deriva degli ultimi 20 anni, contrasti i tentativi di consolidare la vocazione oligarchica e neopopulista del renzismo, renda più comprensibili a tutti le regole della politica, salvaguardando e difendendo in modo intransigente tutti gli aspetti fondamentali della nostra Costituzione.
Ed infine un appello . Molti, noi Verdi compresi, stiamo promuovendo il No con tavoli per strada, volantini e documentini. Tutto carino ma dietro, spesso, c’è troppa vaghezza. Ciò, a mio avviso, in questo preciso momento politico non possiamo permettercelo. C’è necessità di un grandissimo impegno, che non ammette deleghe a pochi. Richiede, sul campo, l’intervento di tutte le forze attive .
Perché, sia chiaro a tutti, questa è una Revisione autoritaria della nostra Costituzione e non una Riforme democratiche cosi come la racconta il Primo Ministro Renzi.