Il senatore Petrocelli (M5S) e il senatore Margiotta (PD) hanno partecipato venerdì scorso al dibattito sul referendum costituzionale promosso a Montescaglioso, nella Sala del Capitolo.
Il prossimo referendum confermativo sulla riforma costituzionale rappresenta un passaggio fondamentale nel tentativo di modernizzazione del Paese che il Partito Democratico,i suoi parlamentari e il Governo Renzi stanno portando avanti. Per aiutare a vincere il Sì bisogna entrare nel merito della riforma, conoscendone i contenuti e i benefici che ne possono derivare per tutta l’Italia e gli italiani. Ha affermato la coordinatrice del “comitato delle donne del Sì” di Montescaglioso”, Margherita Lopergolo, che basta ricordare che negli ultimi trent’anni sono sempre fallito i tentativi di aggiornare la Costituzione e che questa potrebbe essere finalmente la volta buona perché difficilmente ne arriverà un’altra.Il coordinatore del comitato per il No, Peppino Ditaranto, ha affermato che si corre il rischio di una eccessiva concentrazione di potere nelle mani dell’esecutivo a scapito del Parlamento.
Il Senatore Margiotta ha spiegato che la Riforma costituzionale interviene solo sulla seconda parte, che regola il funzionamento delle istituzioni. Già diversi padri costituenti avevano individuato in essa alcune criticità e avevano auspicato successivi interventi a favore della stabilità dei governi e della velocità nell’approvazione delle leggi.
La proposta di riforma costituzionale è stata presentata dal governo l’8 aprile 2014 e l’impianto della riforma è il frutto delle scelte condivise in origine da maggioranza e opposizione. Questo emerge dai dati :nonostante i mutati assetti politici, la riforma è stata approvata da una percentuale di parlamentari ben superiore alla maggioranza assoluta richiesta e pari a circa il 57% in tutti e sei i voti finali. Limitandoci ai risparmi contabili ,si può stimare che la riforma porterà un risparmio a regime stimabile di circa 490 milioni l’anno grazie a eliminazione delle indennità dei senatori, razionalizzazione e accorpamento delle strutture del Senato, superamento delle Province, abolizione del Cnel. A questo il senatore Petrocelli ha opposto la sua tesi secondo la quale i risparmi sarebbero solo 57 milioni annui.
Con la riforma il Senato smette di essere un doppione della Camera e diventa la sede del raccordo tra lo Stato,le Regioni,i Comuni e le città metropolitane. I lavori del Senato saranno riorganizzati rispetto a quanto avviene oggi è coordinati con quelli dei Consigli regionali e dei Comuni. E’ presumibile che l’impegno del Senato potrà essere concentrato in pochi giorni lavorativi al mese. Questo è motivo di forti dubbi per il fronte del No, che si chiede come potranno i sindaci o i consiglieri regionali occuparsi delle questioni locali se dovranno essere impegnati a Roma. Alla domanda del moderatore Miolla, se la riforma aumenterà i poteri del governo, il senatore Margiotta ha risposto che non esiste il rischio di un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani dell’esecutivo a scapito del Parlamento, anzi, con la previsione dei limiti più netti per il ricorso ai decreti legge, il Parlamento tornerà finalmente il luogo centrale nella formazione delle leggi. Grazie all’introduzione delle “leggi a data certa”, il Governo potrà chiedere che per provvedimenti prioritari l’esame e la votazione parlamentare avvenga entro 70 giorni.
Il Presidente della Repubblica potrà essere eletto con i voti di due terzi dei deputati e senatori. Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea,mentre dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza di tre quinti dei votanti. Dunque è impossibile, ha sottolineato il senatore Margiotta, che un solo partito possa avere i numeri sufficienti a eleggere il Capo dello Stato,a meno che le opposizioni dal settimo scrutinio non decidano di uscire dall’Aula (ma perché dovrebbero farlo?). Con la vittoria del Si non esisterà più la cosiddetta legislazione concorrente cioè quelle materie per le quali la competenza era divisa tra stato e regioni determinando numerosi conflitti di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale . Con la riforma lo Stato avrà competenza esclusiva su materie che riguardano l’intero Paese come la tutela della salute, le politiche sociali,l’istruzione e la formazione professionale , le attività culturali e il turismo. Mentre le Regioni manterranno le scelte rilevanti per gli ambiti e gli interessi regionali.
E potranno richiedere se manterranno in ordine i propri conti,di intervenire in ulteriori in materie e potranno partecipare alle scelte politiche nazionali.
Dal pubblico è venuta la richiesta di discutere dell’articolo V e delle regioni virtuose: prima del 1997 l’energia la sanita’, erano deliberate dal parlamento nazionale. Nel 1997 con D’alema il partito dell’Ulivo fece una forzatura e modifico’ lart.V e molte funzioni dello Stato furono delegate alle regioni.Da lì il conflitto tra stato e regioni. Con la soppressione del nuovo articolo V alcune materie torneranno allo stato. Importantissimo ricordare che la riforma introduce la ‘clausola di salvaguardia’ che consentirà allo Stato di intervenire con proprie leggi anche nella materia di competenza regionale,per salvaguardare l’unità e gli interessi nazionali. Il dibattito è diventato sempre più acceso quando si è passati ad analizzare la riforma elettorale: se vince il Sì la riforma introduce una possibilità in più, infatti se le firme saranno più di 800mila il quorum si abbasserà e il referendum sarà valido se l’affluenza sarà pari o superiore al 50%+1 di chi ha votato alle precedenti elezioni politiche .Secondo i sostenitori del NO questa è una grande sconfitta per la democrazia.Il Sì, invece, ribatte che finora i disegni di legge di iniziativa popolare sono stati di fatto ignorati dal Parlamento. Aumentando il numero delle firme necessarie per presentare una proposta (150mila) la Camera sarà tenuta a discutere e votarla in tempi certi.
Che cosa accadrà il giorno 5 dicembre?
Secondo i sostenitori del Sì con l’approvazione della riforma ci saranno assolutamemte effetti benefici alla crescita economica del Paese. Se, invece, dovesse vincere il No, tutto rimane uguale.
Nov 13