Dal primo gennaio 2017, con l’abrogazione dell’indennità di mobilità prevista dalla Legge Fornero, e confermata dal Jobs Act, verranno meno anche gli incentivi alle assunzioni per coloro che, licenziati quest’anno, continueranno a percepire l’indennità anche nel 2017. L’allarme viene dalla Uil di Basilicata.
Gli sgravi – precisa la nota – riguardavano le assunzioni a tempo indeterminato e a tempo determinato di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità indennizzata. La contribuzione previdenziale a carico dell’azienda era pari a quella degli apprendisti, per la durata di 18 mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato e 12 mesi in caso di tempo determinato. A ciò si aggiungeva un contributo mensile, pari al 50% dell’indennità non ancora percepita per un periodo di 12 mesi per persone under 50 anni; 24 mesi per gli over 50; 36 mesi over 50 anni residenti nel Mezzogiorno e nelle aree ad alto tasso di disoccupazione.
Si tratta, secondo una stima della UIL, di una platea che riguarda oltre 185 mila lavoratrici e lavoratori distribuiti in tutte le aree del Paese (104 mila residenti nelle regioni del Nord, 37 mila residenti nelle regioni del Centro, 44 mila residenti nelle regioni meridionali, un migliaio in Basilicata), per le quali a partire dal prossimo anno sarà più difficile, soprattutto al Sud, ricollocarsi nel mondo del lavoro.
Sulla base dei dati elaborati dalla UIL sul Bilancio dell’INPS, la spesa per gli incentivi per le assunzioni di “mobilitati”, era pari a 658 milioni di euro nel 2013; a 327 milioni di euro nel 2014 e a 9 milioni di euro nel 2015, quando, però era in vigore la più conveniente decontribuzione totale per tutti gli assunti a tempo indeterminato.
Secondo la Uil occorre, tra l’altro, considerare che con l’abrogazione della indennità di mobilità i risparmi a regime saranno per lo Stato di oltre 2,5 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno le minori spese per il cadere degli incentivi alle assunzioni. Sarebbe saggio, oltreché logico, utilizzare parte dei risparmi di spesa per mantenere vivi gli incentivi, che rappresentano non una semplice assistenza, ma un eccezionale strumento di politiche attive mirato alla ricollocazione del lavoratore.
Chiediamo al Governo e al Parlamento – conclude la nota della Uil – di sanare questa “dimenticanza” nella manovra di bilancio in discussione raccogliendo alcune proposte emendative presentate nelle commissioni della Camera.