Pierluigi Diso spiega come cambieranno le politiche sociali con la vittoria del Sì al referendum costituzionale. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Il nuovo comma m) dell’articolo 117 attribuisce allo Stato la competenza legislativa esclusiva relativa alle “disposizioni generali e comuni” in materia di politiche sociali, una materia che faceva parte delle cosiddette competenze residuali attribuite alla competenza regionale. Le politiche sociali saranno adesso una delle materie che maggiormente potranno beneficiare della Riforma Costituzionale, che ne riattribuisce la potestà legislativa allo Stato, dopo che la Riforma del 2001 l’aveva interamente attribuita alle Regioni. Con la nuova Riforma costituzionale saranno migliorate le politiche per la famiglia e la maternità; sarà rafforzata la competenza legislativa dello Stato che potrà definire piani nazionali uguali per tutti, senza ledere l’autonomia organizzativa delle Regioni, ma intervenendo con più vigore nei confronti degli enti locali. La modifica del 2001 ed i conseguenti ricorsi delle Regioni aveva impedito l’adozione di misure omogenee in tutto il territorio nazionale, con disparità territoriali che hanno evidenziato una debolezza del bel Paese. Infatti, dopo la Riforma costituzionale del 2001, le Regioni hanno impugnato quasi tutte le iniziative nazionali in materia di politiche sociali a partire dalFondo per gli asili nido alle misure abitative per le famiglie, dal bonus bebè ai fondi per le politiche della famiglia a quelli per disabili e anziani.Le Regioni ritenevano che lo Stato avesse invaso l’autonomia finanziaria delle Regioni, con una forte ingerenza nell’esercizio delle loro funzioni. Sulla base di questi principi la Corte ha accolto molti dei ricorsi delle Regioni sulle politiche sociali.Furono impugnatenumerose norme da quelle sul rifinanziamento del Fondo nazionale delle politiche sociali, a quelle a sostegno delle politiche a favore delle famiglie di nuova costituzione, in particolare per l’acquisto della prima casa di abitazione e per il sostegno alla natalità. Altre sentenze hanno portato la Corte Costituzionale a dichiarare l’illegittimità costituzionale di norme con le quali venivano istituiti nuovi Fondi vincolati a determinate politiche sociali, come il Fondo per gli asili nido, il Fondo di rotazione per il finanziamento dei datori di lavoro che realizzano servizi di asilo nido o micro-nidi, nonché il Fondo finalizzato alla Costituzione di garanzie sul rimborso di prestiti fiduciari in favore degli studenti capaci e meritevoli. Fu dichiarato incostituzionale anche il Fondo nazionale per il sostegno alla progettazione delle opere pubbliche delle Regioni e degli enti locali, il Fondo nazionale per la realizzazione di infrastrutture di interesse locale, il Fondo per la riqualificazione urbana dei comuni, il Fondo per “la realizzazione di nuovi impianti sportivi o alla ristrutturazione di quelli esistenti. Al di fuori di questo margine l’unico modo per poter convogliare risorse su determinate politiche sociali è quello di passare attraverso le intese con la Conferenza Unificata Stato-Regioni, che non ha mai prodotto grandi risultati e che non interfacciandosi con il Parlamento, non porta davanti agli eletti le proprie indicazioni e proposte. Il nuovo Senato avrà proprio questo vantaggio, cioè i rappresentanti delle “periferie” saranno presenti in Parlamento. Lo stesso processo della Conferenza Stato-Regioni è lungo e non tutte le Regioni riescono a realizzare qualcosa nei tempi e modi sperati.In alcuni casi le Regioni hanno impiegato anni prima di adempiere tutti i passaggi amministrativi e burocratici necessari per stilare i programmi regionali, fare bandi, procedure di autorizzazione e accreditamento, mentre altre non sono proprio state in grado fare programmazione e di utilizzare i fondi a disposizione. Fortunatamente per il meridione, le Regioni del Sud sono forse le più virtuose in tal senso. A ciò vanno aggiunte le difficoltà legate alle procedure per l’erogazione dei fondi statali, che non potevano essere definite dallo Stato ma solo dalla Conferenza Unificata, che sono cambiate continuamente, con nuove procedure di erogazione.Questo ha fatto sì che, nonostante l’ammontare di risorse stanziate e i significativi miglioramenti ottenuti in alcune regioni, sono rimaste quasi inalterate le differenze territoriali e ci sono stati scarsi miglioramenti laddove ce n’era più bisogno.Una riforma costituzionale potrà accelerare le iniziative nazionali in materia di politiche sociali.
Pierluigi Diso