Sabato 19 Novembre 2016 a Potenza si è recato in visita elettorale Matteo Renzi che, in un Teatro Don Bosco blindato come non era mai accaduto, si è esibito alla presenza dei suoi fedelissimi. Sembrava un emule del peggior Roberto Benigni sperticato in uno studio televisivo di mamma RAI. Mi domando a cosa servano questi show carbonari ed autoreferenziali, considerando che, omessi i presenti in Teatro, che comunque avrebbero votato SI, l’esterno del palazzo era presidiato dalla ignorata e roboante città del NO in ebollizione. Non credo che qualcuno abbia cambiato opinione ed anzi, data la spocchia esibita da Renzi, posso ipotizzare che qualcuno dei suoi sostenitori si sia redento, volando via come l’uccellino che viene liberato dalla gabbia. Fosse anche uno solo, Renzi avrebbe peggiorato la sua posizione. Per celebrare la visita del “premier” a Potenza, gli studenti del Capoluogo hanno organizzato una corposa ed “agguerrita” manifestazione, esibendo striscioni con su scritto «Gli amari lucani votano NO», «Renzi usurpatore», urlando «Il Sud sarà la tomba del sistema» ed altri slogan che è preferibile non trascrivere. Renzi, o chi per lui, ha ben pensato di aggirare la moltitudine dei cittadini rinchiudendola in un parco cittadino a circa 500 metri dal Teatro, neanche fossero degli animali selvaggi della Savana, per poi “transumarli” in un recinto di fortuna nel piazzale antistante il Teatro. Il comunicato stampa ufficiale inviatomi dal Comitato studentesco recita: «A margine della manifestazione, una delegazione di studenti ha accettato di incontrare il presidente del Consiglio, perché gli era stato promesso di poter esporre direttamente a quest’ultimo le loro perplessità sulla riforma costituzionale. Durante l’incontro gli studenti hanno fatto precise domande, ma il premier, piuttosto che rispondere, ha preferito fare battute e dichiarazioni evasive. Nonostante questo, l’Ufficio Stampa Basilicata, ed il Consigliere regionale Vito Santarsiero, postando foto sui social dell’incontro tra Renzi gli studenti, le hanno accompagnate con l’hashtag: #bastaunsi, facendo passare in questo modo gli studenti, incredibilmente, come supporters della riforma costituzionale». Aggiungono gli studenti: «Come possiamo accettare un comportamento così spregiudicato? Noi studenti, che voteremo NO alla riforma della Costituzione voluta dal governo Renzi, sentiamo di essere stati raggirati e usati per uno spot elettorale del Comitato del SI, e denunciamo senza mezzi termini sia la mancanza di rispetto da noi subita che la mistificazione politica operata dai media regionali. Chiediamo pertanto agli organi regionali scuse pubbliche per quanto accaduto». Questo è quanto, spetta a voi giudicare l’accaduto.
La campagna referendaria per il “Referendum Costituzionale” del 4 dicembre 2016, già intrinsecamente grottesca dati i protagonisti, poi snaturata nel midollo dallo stesso Matteo Renzi, che ha preferito mutarla in una propaganda elettorale ad personam, sta raggiungendo degli infimi livelli da sobborgo barbaro. In buona sostanza, a quanto è possibile documentare, il “Fronte del NO” sembra essere incappato nelle stesse ignobili minacce, censure e mistificazioni che, almeno in Occidente, colpiscono indistintamente Putin, Assad, Tump, Le Pen, la “Brexit”, la Crimea, etc… Minacce e mistificazioni che tentano di travolgere e reprimere quel mondo che vuol liberarsi del settario oscurantismo “risorgimentale”, censure nella dichiarata intenzione di conservare il violento disordine, feticista e rivoluzionario, dell’epoca contemporanea. Premetto che, come imparo dalla vera Chiesa, nel merito della cosiddetta “Riforma” non sono autorizzato a sostenere né la posizione del NO, né quella del SI, dunque, per esclusione, dovrei propendere per il Non Expedit. Tuttavia, sapendo che si tratta di un Referendum senza quorum e visto che il focus è dirottato non sul merito della Riforma, che comunque è irricevibile sul piano della fede, come lo è parte della stessa Costituzione, ma concerne la «legittimità del diritto di comandare» (cf. Immortale Dei, Leone XIII), mi sento in dovere di schierarmi ideologicamente contro il tiranno.
Carlo Di Pietro