In vista del referendum del prossimo 4 dicembre sulla riforma costituzionale pubblichiamo la nota inviata sul tema dal “politologo” materano Franco Vespe. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
E’ davvero surreale che in questa campagna referendaria che ci chiama ad esprimerci sulla corposa riforma costituzionale proposta dal governo, proprio i nostri gagliardi pensionati applicano la pericolosa equazione che segnando il SI si favorisce il cambiamento. Non importa cosa si cambia e come si cambia, l’importante è cambiare! Addirittura presbiteri militanti invitano al cambiamento lanciando bordatecon editoriali su bi-mensili patinaticontro “retrivi conservatori”. Il colmo è stato raggiunto la settimana scorsa a Taranto quando un “diversamente giovane” molto in là con gli anni, dopo una mia conferenza sui precursori sismici, si è complimentato con un doppio Si! Il primo dato alle mie tesi scientifiche; il secondo proferito in vista del 4 Dicembre. L’ho fulminato istantaneamente, manifestando la mia meraviglia per aver incontrato un tarantino con tale orientamento che ha visto con i suoi occhi volontà politico/industriali, devastare il suo territorio pur di salvaguardare gli “interessi strategici del paese”,e senza esigere alcuna bonifica ambientale necessaria per tamponare i danni dell’Italsider! “Ma Lei alla salute dei propri figli non ci pensa ?” Colpito dalle mie parole ha vistosamente vacillato! Ma la domanda rimane sospesa: Perché la generazione dei pensionati è a favore del Si ? Trovo difficile dare una risposta convincente. Però qualche congettura è necessario abbozzarla. E’ certamente la prima generazione che non ha conosciuto i morsi della guerra. Non ha sofferto sulla propria pelle i costi umani e culturali dai quali poi si è ispirata la scrittura della nostra costituzione. E’ la generazione che ha vissuto in prima fila la rivoluzione del 68 e assorbito tutto il retaggio negativo lassista, della rivendicazione di soli straripanti diritti. E’ la generazione che negli anni 80 ha concorso ad indebitare fino al midollo la nostra nazione ed i suoi figli con un esercizio a dir poco disinvolto della propria responsabilità. E’ una generazione di 70-80 enni, ma che lambisce anche quella di chi scrive, che ha dilapidato, annegando nella burocrazia, nelle liturgie procedurali legalistiche fini a se stesse e nel saccheggio fiscale, il dinamismo creativo e fortemente innovativo impresso al nostro paese dai padri ed i figli della “decadente” Costituzione italiana. La loro reazione non può che essere letta in chiave Freudiana. Manifesta un senso di colpa per aver fatto tanto male alle generazioni future e credono di espiare, affidando le sorti del paese agli estri di un pimpante giovanotto neo quarantenne che sta dando l’impressione di voler cambiare l’Italia. Peccato che il giovanotto in questione non si sta dimostrando altro che un servile ventriloquo di interessi che non amano sottomettersi al vaglio democratico, nascondendosi dietro la mitologia della società liquida. Eterodiretti da banche e affini, vogliono eliminare lacci e lacciuoli e fastidiosi incagliamenti non per liberare energie e creatività, ma per potenziare ulteriormente la pervasivitàfinanche capillare di interessi globalizzati. Insomma questo rito espiativo dei nostri pensionati rischia in realtà di supportare vecchissime logiche, incarnate oggi da giovanissimi virgulti figli di papà banchieri. Giovani che hanno la sfrontatezza di sfidare saggezza e sapienza.
Passando ai contenuti, una cosa che mi ha francamente sorpreso è la scarsa sagacia degli interlocutori a favore del No nei dibattiti affrontati con Renzi,quando quest’ultimo li ha sfidati a trovare nella proposta di modifica un solo articolo che rafforzi il ruolo del presidente del consiglio. Le risposte sono state o balbettanti o generiche. Meraviglia perché la riforma di fatto arma di ulteriori potenti frecce la feretra del presidente del consiglio. Oltre alla fiducia e la decretazione, con la riforma, il governo può esigere l’approvazione di disegni di legge dalla camera che sono parte integrante del proprio programma entro 70 giorni (Art. 72) . Per non parlare della famigerata clausola di supremaziache consente al governo di sostituirsi agli enti locali. Clausola che può invocare quando è in gioco l’interesse nazionale, oppure quando non si ottempera alle prescrizioni dell’Unione Europea (art. 117-120). E che dire del disposto combinato con la riforma elettorale che assegna un cospicuo premio di maggioranza al partito più suffragato alla camera ? Tutto questo rende di fattola riforma costituzionale un occulto tentativo di trasformare la nostra Repubblica da parlamentare a presidenzial/decisionista senza però esigere che il presidente sia eletto dal popolo e senza i necessari contrappesi. Per piacere azzeriamo tutto e facciamo le cose serie convocando subito dopo una costituente attraverso la quale si possa conciliare una buona volta competenza e rappresentanza, testa e cuore.
Francesco Vespe