Nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi a Matera la Società Dante Alighieri-Comitato di Matera, in collaborazione con il Polo Museale della Basilicata, ha promosso una serata commemorativa per ricordare la figura umana e professionale del prof. Mariano Montemurro, indimenticato docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico “Dante Alighieri” e il Liceo Classico “E. Duni” di Matera, in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa.
Dopo i saluti introduttivi del Sindaco di Mater Raffaello de Ruggeri, del Direttore del Polo Museale Marta Ragozzino, della Dirigente dell’IIS Duni-Levi Patrizia Di Franco e del Presidente del Comitato di Matera della Società Dante Alighieri Pino Suriano, l’incontro ha focalizzato l’attenzione sulle figure di Dante e Pasolini, due autori cari al professore Montemurro, autore, tra l’altro, della prima tesi di laurea dedicata alla poetica di Pierpaolo Pasolini nel 1973.
Maria Santoro, già preside del Liceo Duni, ha presentato una relazione incentrata sul ruolo del docente nella scuola del futuro mentre Fjodor Montemurro, docente di italiano e latino presso il Liceo di Venosa e presso l’Università della Basilicata ha sottolineato nel corso del suo intervento il rapporto così intenso che univa Dante a Pasolini e sul valore paideutico della diffusione della lingua italiana come veicolo identitario della nostra cultura; Nausica Montemurro, figlia del professore, ha presenato lezioni di vita tratte dalla letteratura. L’incontro si è concluso con le testimonianze e i ricordi personali di ex colleghi ed ex alunni di Mariano Montemurro, profondo conoscitore dell’opera dantesca, alla cui diffusione e conoscenza ha grandemente contribuito con la sua attività didattica e con il suo decennale incarico di delegato scolastico della Società Dante Alighieri. Durante la serata sono stati letti anche brani poetici di Platone, Dante, Scotellaro, Pasolini.
Di seguito il report sulla serata di Margherita Lopergolo, una delle alunne del professore Mariano Montemurro.
Una memorabile serata commemorativa quella che si è svolta nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi e dedicata al professor Mariano Montemurro dal titolo “Da Dante a Pasolini. Ricordo del professor Mariano Montemurro”.
La sala è gremita di amici, alunni, colleghi, tanto che la dirigente del Liceo Classico “E.Duni”, Patrizia Di Franco, pur non avendolo conosciuto, ha affermato che nell’aria si respira un’affetto per il professore che va oltre il tempo.
Parole di grande stima sono state espresse dall’ex preside del Liceo Classico ‘E.Duni’, professoressa Maria Santoro. Conosceva Mariano perché lui era un’istituzione e la sua vita era dedicata completamente alla scuola, tanto da essere stato accompagnato da venerazione e benevolenza dai ragazzi e dai colleghi anche dopo la morte. Il professor Montemurro era sempre disponibile, presidiava il liceo classico anche d’estate.
Ci ha saputo dimostrare che un insegnante e’ per sempre.
La professoressa Santoro ha parlato del ruolo del docente moderno all’interno della Buona scuola spiegando che quello dell’insegnante e’ uno dei lavori più belli di ogni tempo, un lavoro che non deve far sentire mai desueti e non deve mai far perdere la capacità di rinnovarsi ed essere giovani con i giovani.
Durante questa serata commemorativa si è voluto affermare il ruolo dell’insegnante che merita di essere riconosciuto come dignitoso e di grande responsabilità.
La professoressa Santoro ha continuato a descrivere il lavoro dell’insegnante attraverso le parole di Pasolini: “Il lavoro del maestro è come quello della massaia, bisogna ogni mattina ricominciare da capo. Lascio la sera i ragazzi partecipi e il giorno dopo li ritrovo ricaduti nella freddezza.”
Si tratta di sfumature rischiose ed emozionanti,può educare solo chi sa cosa significa amare.
E ancora,la professoressa, sottolinea alcuni aspetti significativi del ruolo dell’insegnante moderno: il miraggio della perfezione. Ogni insegnante ha a che fare con l’ imperfezione,quella personale e quella dell’alunno, in una continua tensione verso il meglio,questa è la caratteristica del buon insegnante.
Rousseau sosteneva l’importanza di insegnare a vivere, di insegnare la vita attraverso le discipline ed entusiasmare i ragazzi. È necessario un ritorno alla pedagogia nella considerazione della centralità dell’alunno: il lavoro dell’insegnante si rivolge all’alunno.
Pennac parla dell’alunno che arriva a scuola con lo zaino pieno di problemi e poi incontra un docente che illumina il suo cammino e lo fa crescere con l’esempio della sua vita,
e con la sua cultura. Il metodo,dunque, non è indispensabile, è la vita che educa. Si tratta di sfumature rischiose ed emozionanti. L’emotività significa conoscere le emozioni, essere capaci di conoscersi e il professor Montemurro è stato un esperto di educazione all’affettività: egli era autentico, franco e realista, col suo atteggiamento di apertura e la sua capacità di ascolto.
L’intervento del professor Roberti ha focalizzato l’attenzione sull’amore per Dante Alighieri che univa i due colleghi-amici che, nell’affrontare certe tematiche , si lasciavano trasportare dall’emozione in una dimensione diversa…
Interessante è stato scoprire ,attraverso le parole del figlio del professor Montemurro,Fjodor, l’amore del padre per la lingua italiana e la sua difesa.
Significativo il racconto di Fjodor riguardo agli insegnamenti del padre: il professore si faceva chiamare babbo e non papà perchè babbo e’ un vocabolo italiano ,mentre papa’è un vocabolo francese.
Mariano Montemurro difendeva la nostra lingua e ritrovava il legame che unisce la lingua italiana alla cultura in Dante e Pasolini.
Molto emozionante è stato l’intervento della figlia del professor Montemurro, Nausicaa, la quale ci ha raccontato le tre lezioni di vita che le ha impartito il padre:
la prima regola è considerare che tutto è già perfetto così e noi siamo esattamente dove dobbiamo essere, tutto e’ perfetto, tutto già dato e quando ti sembrerà di non avere niente guarda la natura perché lei sa e ti darà quello che ti servirà;
la seconda lezione è l’ordine nel disordine e,infine, l’ultima è l’importanza della lettura,leggere per vivere.
Quando il professore si è ammalato ha confortato la figlia lasciandola in buona compagnia degli scrittori. Prima di morire Mariano Montemurro ha chiesto che la figlia leggesse tutto. Ed è spirato mentre lei gli leggeva una poesia di Borges.
E noi ti salutiamo, professor Mariano Montemurro, perché ti sentiamo immortale e neghiamo la separazione”.