Coordinamento regionale acqua pubblica di Basilicata ha inviato un comunicato per denunciare la presentazione di un disegno di legge da parte del PDL lucano per fissare delle royalties sull’acqua. Lo riportiamo integralmente
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Non è bastato che la maggioranza degli italiani, rompendo una prassi consolidata, si sia recata alle urne ed abbia detto che l’acqua è di tutti e non va venduta; c’è ancora qualcuno che ci riprova, per furbizia o perchè si muove in un mondo tutto suo, ben lontano dal sentire dei cittadini.
In questo caso si tratta del Pdl lucano che intende presentare un disegno di legge per fissare addirittura delle royalties sull’acqua. Cosa c’entra questo con i principi secondo cui l’acqua è un bene comune ed un diritto umano universale e che non è mercificabile?
Chi possiede l’acqua deve metterla a disposizione di chi ne è sprovvisto e gli unici costi che vanno pagati sono quelli tecnici, strettamente necessari per il godimento e la salvaguardia del bene.
In buona sostanza, sebbene anch’essi da rivedere, sono questi gli accordi contratti nel 1999 fra le regioni Puglia e Basilicata.
Tutto qui: nessuna “royalty”. I cittadini pugliesi non pagano l’acqua ai lucani ma partecipano alle spese necessarie all’erogazione del servizio ed alla salvaguardia del bene.
L’acqua non è una merce: 27 milioni di cittadini italiani, di cui oltre 280.000 lucani, lo hanno affermato ed è assolutamente necessario che politici ed amministratori lo ricordino bene.
Razionalizzare le spese di gestione, ridurre gli sprechi per perdite, cattivo utilizzo o fruizioni illegali, venire incontro alle fasce sociali è un conto, ma parlare di royalties è tutt’altro.
Ci si augura che il contenzioso che si è innescato con la vicina Puglia trovi positiva soluzione a vantaggio delle popolazioni di entrambe le regioni e siamo sicuri che il tutto rientri in normali rapporti di solidarietà.
Piuttosto, per tornare a problemi più squisitamente di casa nostra, ribadiamo ancora una volta che i principi ampiamente esternati anche dal Governatore De Filippo che l’acqua è pubblica e deve restare tale, adesso vanno concretizzati.
Il fatto che Acquedotto Lucano sia una S.p.A. a totale partecipazione azionaria esclusivamente pubblica non è una garanzia sufficiente per i lucani: chi ci assicura che un futuro governatore non decida di far cassa vendendo azioni a privati?
Ed affermare che i nostri acquedotti sono poco appetibili per il capitale privato perché sono piccoli è del tutto fuorviante. E’ alla nostra acqua che mirano FEDERUTILITY e le multinazionali del settore perché l’acqua è il nuovo “oro blu” del pianeta ed è sull’acqua che si tenterà di fare i veri affari dei prossimi decenni.
E’ da questo che occorre proteggere la nostra regione e l’unico modo per farlo è quello di trasformare Acquedotto Lucano s.p.a, Acqua s.p.a e tutte le altre entità che operano nel settore idrico lucano in un unico Ente di diritto pubblico.
Ed allora, invece di dibattere su nomine inutili e costose per la collettività si assicuri, finalmente, una gestione dell’acqua realmente pubblica e partecipata dai cittadini.
Coordinamento regionale acqua pubblica di Basilicata