Alla prestigiosa kermesse di architettura è stata presentata la prima fase della ricerca “Indagine sui non abitanti” nell’ambito del progetto Architettura della Vergogna (Architecture of Shame) collegato al dossier di candidatura.
Architecture of Shame progetto nato a Matera durante le fasi di candidatura ad ECoC, ha preso il volo. Si è appena chiuso nell’ambito delle attività della XV Biennale d’Architettura di Venezia, la prima fase della ricerca “Indagine sui non abitanti” .
“Indagine sui non abitanti” è una ricerca sperimentale patrocinata e sostenuta dalla Fondazione Matera 2019, realizzata in collaborazione con Biennale Urbana, Ater Venezia, il centro di ricerche storiche e sociali IVESER e ThisIsaCo_op Padiglione Grecia alla Biennale d’Architettura di quest’anno.
Attraverso interviste, materiali d’archivio inediti, interventi nello spazio pubblico e dialoghi con esperti, l’omonima associazione Architecture of Shame ha indagato il caso di Campo di Marte nell’isola veneziana della Giudecca. Caso che è stato riportato all’attenzione dal paglione Portogallo della Biennale e collegato ad un’opera incompiuta dell’architetto Alvaro Siza.
Lo affermano Fabio Ciaravella, Cristina Amenta e Mimì Coviello, del gruppo di ricerca Architecture of Shame.
“Alla Giudecca, così come a Matera, nel 1984 una popolazione (in questo caso molto più ridotta) venne spostata da abitazioni “non adeguate agli standard di vita moderni” verso nuovi alloggi ritenuti più adeguati.
Tra i due casi, nonostante la distanza cronologica dei due avvenimenti, esistono molti punti in comune il cui studio è utile per capire meglio Matera e contestualizzare quello che è accaduto nei Sassi nel 1952.
“Indagine sui non abitanti” ha condotto una prima parte della ricerca a Venezia studiando gli avvenimenti di Campo di Marte, per poi riportarne i risultati a Matera assieme a riflessioni, incontri e mostre che tratteranno di una parte del legame tra vergogna ed architettura.
A Venezia così come a Matera il passaggio da un’architettura ad un’altra, improvviso e frutto di una decisione dall’alto, ha determinato un fenomeno contrastante di attaccamento e distanza dai luoghi d’origine per gli abitanti.
In entrambi i casi l’architettura e le condizioni abitative, hanno qualificato anche gli abitanti, generando cambiamenti importanti nei rapporti tra la gente, come ad esempio nei rapporti di vicinato, e nella costruzione di un’identità collettiva.
Cosi gli ex abitanti veneziani, coloro che vennero spostati, sono stati definiti “Non- Abitanti” perché non estranei ai luoghi studiati, ma allo stesso tempo fisicamente non presenti oggi. Prossimità e distanza fertile per parlare di quello che è accaduto in Laguna e ricollegarlo ai temi di Matera.
I non abitanti sono stati incontrati ed intervistati cercando nelle loro memorie e nelle loro opinioni una “storia dal basso”. L’indagine di Architecture of Shame è stata inoltre ampliata con contributi di intellettuali e politici che sono stati protagonisti delle vicende, e che hanno permesso una contestualizzazione sociale, economica, politica e culturale degli avvenimenti.
La ricerca condotta è stata la prima fase del tentativo di creare un’analisi lucida sui vantaggi e gli svantaggi dello spostamento di massa di un gruppo sociale, delle grandi decisioni dell’architettura e sul loro significato politico in prospettiva europea.
Per questa ragione l’ultima settimana della Biennale di Venezia il gruppo di ricerca Architecture of Shame (Fabio Ciaravella, Cristina Amenta e Mimì Coviello) ha organizzato un percorso di interazione con la città teso a trasmettere i contenuti della ricerca, le relazioni con Matera e le prospettive per il futuro.
Il percorso che ha interessato la Laguna dalla sede centrale dell’ATER, al Padiglione Grecia all’interno dei Giardini della Biennale fino all’Isola della Giudecca, si è chiuso con due momenti di discussione pubblica che hanno visto il contributo del Direttore Paolo Verri: al Padiglione Grecia dei Giardini della Biennale una discussione di casi italiani e greci in cui l’architettura è stata messa in relazione alla vergogna; presso la sede IVESER (Istituto Veneziano per la storia della Resistenza e della Società Contemporanea) della Giudecca tutti i partner della ricerca hanno discusso con docenti IUAV ed il curatore del Padiglione Portogallo dell’utilità e delle prospettive dei primi risultati.
“Indagine sui non abitanti” tornerà a Matera nel 2017, maggio, assieme ai contributi dei partner coinvolti ed a molti altri approfondimenti.
L’obiettivo sarà mettere a confronto alcuni dei temi di Matera, della sua storia architettonica legata alla qualificazione di “Vergogna d’Italia”, con casi analoghi in Italia ed in Europa, mettendo l’accento sulle similitudini e facendo chiarezza sulle differenze.
A questo percorso, fortemente sostenuto dall’Ater di Venezia, si sta progettando di associare incontri e discussioni che toccano temi propri delle case popolari oggi e per il futuro.
Dall’accostamento di Matera e Venezia inoltre durante la ricerca sono emersi molti temi che legano la contemporaneità delle due realtà: il ruolo del turismo nella gestione del patrimonio culturale, i grandi temi dell’accessibilità, la delicatezza delle due città ognuna a suo modo bisognosa di cure continue di carattere culturale e strutturale. Similitudini che fanno di questo primo passo di ricerca l’avvio di prospettive utili per la città dei Sassi”.
La programmazione dei prossimi interventi è in corso.
Nella fotogallery il Padiglione Grecia, La Giudecca, Incontro con Alvaro Siza e due architetture, un vicinato dei Sassi e Venezia la Giudecca, Le case minime, Archivio Ater.