vicende Ueca ed Ex-Arbea, doverose precisazioni dell’assessore Braia
“Fa spesso più rumore un albero che cade, che una foresta intera che cresce, giorno dopo giorno”. “Mentre assistiamo in Basilicata, – dichiara l’assessore alle Politiche agricole e forestali Luca Braia – anche grazie all’operato e al lavoro degli uffici del Dipartimento Agricoltura che non conosce soste o vacanze natalizie o estive, alla crescita del comparto agricoltura che vede tra l’altro per l’intero Mezzogiorno un incremento record del 7,1%, un Pil che al Sud torna a crescere dell’1% dopo 7 anni e che vede proprio la Basilicata registrare un aumento rilevante del +5,5%, c’è chi dal suo pulpito di osservatore esterno punta i riflettori, e malamente, su altro.
E allora abbiamo la denuncia, apparsa sulla stampa, di un atteggiamento persecutorio messo in atto dai funzionari dell’ex Arbea (poi traslocati in Ueca, l’ufficio che si occupa dei controlli tecnico-amministrativi delle domande di pagamento del Psr) nei confronti di due imprenditori agricoli che, in quanto tali, fruiscono dei regimi di aiuto del Feasr – Psr. Se fosse vera, sarebbe sorprendente per diversi motivi.
In primis perché proviene da parte di chi mi ha preceduto alla guida del Dipartimento Agricoltura che avrebbe chiesto ‘oggi’ all’Agea (organismo pagatore nazionale) su delega della quale lavora l’ufficio Ueca) di eseguire un “audit obiettivo” per verificare il corretto operato del suo dirigente e dei suoi funzionari per una presunta rappresaglia nei confronti di uno dei due imprenditori agricoli citati nell’articolo, rei di aver diffuso una nota critica all’operato dell’Arbea.
Semplicemente era doveroso semmai, ‘ieri’, affidare al dirigente generale del Dipartimento il compito di avviare un provvedimento disciplinare, che è la prassi nel momento in cui si riconoscono irregolarità del procedimento amministrativo che possano in qualche modo disonorare l’immagine ed il buon nome del Dipartimento e della Regione, piuttosto che scrivere ‘oggi’ chiedendo all’Agea una verifica del modus operandi degli uffici. Disponiamo internamente di tutti gli strumenti per eseguire una approfondita verifica ed, eventualmente, adottare i provvedimenti del caso.
Ancora, abbiamo un altro articolo a firma Filippo Massaro di Csail. Per il caso qui sollevato abbiamo richiesto e acquisito le necessarie informazioni ed eseguito tutti i controlli, da cui risulterebbe l’evidenza di una procedura amministrativa corretta e documentata. Per opportuna informazione rendiamo anche noto che l’avvocatessa che tutela entrambi gli imprenditori citati nell’articolo ha chiesto ed ottenuto un incontro con l’autorità di gestione del Feasr, il responsabile della Ueca e due suoi funzionari che le hanno documentato le ragioni tecniche e giuridiche dei mancati pagamenti. Alla lettera che la stessa ha inviato all’Ueca, nel finire del mese di ottobre, rinviamo ogni approfondimento che non possiamo in questa sede fornire, nell’ovvio rispetto delle norme sulla privacy.
Infine, il tema delle vicende dell’Ex-Arbea appassiona nuovamente i 5 stelle, tanto che l’on. Liuzzi e il consigliere Leggieri ritornano in questi giorni su una questione a cui abbiamo puntualmente risposto nel settembre scorso, rispetto ai famosi 86 milioni (che erano 90 per l’europarlamentare Pedicini) di euro che l’Italia dovrebbe pagare all’Europa per la sanzione dovuta alla cattiva gestione dei fondi europei in agricoltura da parte dell’organismo pagatore regionale in Basilicata.
Dicevo a settembre e lo ripeto oggi che su tali vicende è pur sempre la verità che deve essere comunicata, abbassando i toni, evitando i proclami e strumentali allarmismi. Peraltro, per non incorrere nel rischio di annunciare correzioni finanziarie ed importi che nella realtà non esistono, sarebbe sempre, ancora una volta, prudente attendere che i Servizi della Commissione ed i suoi organi (Olaf) completino gli accertamenti, prima di pronunciarsi definitivamente in proposito. Non corrisponde al vero dichiarare correzioni, a carico della regione, di 90 o di 86 milioni di euro, e ritenere, nientemeno, che ne sia derivata una sottrazione di risorse finanziarie agli agricoltori della Basilicata.
Il 26 settembre scorso abbiamo spiegato tutti i passaggi della vicenda. Senza voler entrare nei tecnicismi che la procedura comunitaria prevede nella fattispecie e senza dover ripetere nuovamente tutta la disamina, la rettifica finanziaria proposta dalla Commissione è ridotta drasticamente ad euro 6.553.797,44 e la Corte di Giustizia condanna lo Stato italiano a tali spese. Le cifre iniziali, peraltro, sono state rivalutate dallo stesso Pedicini, in risposta alla nostra comunicazione, già allora.
L’indirizzo politico e il nuovo corso intrapreso dal Dipartimento Agricoltura, con la supervisione del dirigente generale Giovanni Oliva e grazie all’operato della intera struttura sta portando avanti, tra gli altri, anche l’obiettivo è rendere UECA una camera trasparente, oltre che elevare i livelli di efficacia ed efficienza. Consapevoli che una struttura che autorizza tale ingente massa di denari a favore dell’agricoltura lucana debba essere ineccepibile e, pertanto, concretamente controllabile da chiunque.
Non ci spaventano – conclude l’assessore Luca Braia – le critiche ed i richiami ma al contempo rispondiamo con serenità alle contestazioni non veritiere e non documentate. Prendiamo tutti atto che però i tempi sono cambiati, la UE dalla sua parte sta stringendo sempre più sui controlli antifrode per i fondi comunitari in agricoltura e noi lavoriamo, ogni giorno, per il cambiamento di paradigma di questo settore che con l’agroalimentare unito a territorio, identità e turismo, è il vero volano produttivo della Basilicata. E la foresta che cresce in silenzio, prima o poi farà sentire la sua voce”.