Estendere l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine per la filiera grano pasta anche al pane che ha a Matera un prodotto d’eccellenza come in tanti altri centri specie del Sud tra cui Altamura. E’ la sollecitazione rivolta dal lucano Leonardo Moscaritolo, responsabile del GIE nazionale (Gruppo Interesse Economico) cerealicolo della Cia e dal presidente nazionale della Cia Dino Scanavino al Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
Il pane come la pasta – sottolineano i dirigenti nazionali della Cia – sono simboli del mangiare italiano e parte integrante della filiera cerealicola che è duramente colpita dal crollo dei prezzi (un quintale di grano duro è pagato 16-18 euro al produttore). La qualità e la ricchezza di produzioni di pane sono l’orgoglio della dieta mediterranea e del successo dell’alimentare “made in Italy”. Si pensi all’ulteriore contributo che può venire per Matera Capitale Europea della Cultura 2019 con il pane simbolo diffuso.
Di qui le proposte per la ripresa del settore: velocizzare l’attuazione delle misure annunciate nel Piano cerealicolo nazionale con provvedimenti mirati che possano andare incontro alle esigenze degli agricoltori come ad esempio potenziare i centri di stoccaggio e favorire una maggiore aggregazione dell’offerta; incentivare accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa ridistribuzione del valore; proseguire la massima trasparenza delle borse merci con un ruolo maggiore dei rappresentanti degli agricoltori; rendere più trasparente la valutazione di mercato facendo diventare obbligatoria (e non facoltativa) la comunicazione delle scorte da parte degli operatori commerciali ed industriali.
Una priorità – dice Moscaritolo – è quella di contrastare la caduta del prezzo del grano duro, che rischia di indurre la progressiva marginalizzazione di questa coltura in un Paese che, paradossalmente, esporta il 50% della pasta che produce. Ma che importa più di 2 milioni di tonnellate di frumento duro (35%) su un fabbisogno annuo di poco più di 5 milioni di tonnellate, acquisendoli all’estero per lo più da Paesi appartenenti all’area del dollaro.
Il nuovo Piano Cerealicolo deve ancora essere approvato in via definitiva e, successivamente, dovrà essere applicato, nel frattempo i produttori si trovano in una situazione peggiore di quella già vissuta un anno fa. E’ necessario – dice ancora Moscaritolo – che il governo mostri la volontà, e abbia la necessaria determinazione, di intervenire anche in assenza di un piano nazionale di settore. Bisogna sostenere la redditività degli agricoltori”.
Per la Cia “il settore necessita di una diversa organizzazione di filiera, attraverso il sostegno della qualità, della ricerca applicata al settore agroalimentare, tutti elementi che possono aumentare il potere contrattuale della produzione rispetto alle industrie di trasformazione”. “Senza provvedimenti, per rientrare almeno dei costi di produzione, gli agricoltori saranno costretti a investire meno e quindi a realizzare un prodotto meno qualitativo. Se questo dovesse accadere, a perderne sarebbe tutto il sistema agricolo italiano e con esso il “made in Italy” di cui il pane come la pasta è un simbolo importante”.