Prima di pensare al cenone di Capodanno e magari al pranzo del primo gennaio per la Cia “il riutilizzo in cucina è la tendenza dell’anno che sta per finire” con la diffusione della coscienza anti-spreco che comincia a far presa tra i consumatori che riscoprono ricette del Dopoguerra ma utilizzando internet.
Tra Natale e San Silvestro, continua la Cia, “nelle tavole degli italiani si consumano gli “avanzi” della vigilia e del pranzo di Natale. Questo avviene per ben 2 famiglie su 3″.
Su questa nuova-vecchia abitudine nostrana la Cia fornisce consigli attraverso un agile volume su “La cucina degli avanzi attraverso le ricette contadine”, che sta avendo un discreto successo. E ha avviato un monitoraggio scoprendo che sono moltissime le iniziative di stampo sociale, e di gruppi di amici, dove ci si incontra, intorno a tavole imbandite da piatti frutto del riutilizzo.
Gli agricoltori – spiega Donato Distefano, direttore regionale Cia – non gettano mai niente dei prodotti della terra e del loro lavoro: anche quelli meno presentabili, quelli “brutti”, sono tutti buoni. Così come in cucina, dove si può dare valore anche agli avanzi della tavola, con le ricette contadine che usano ciò che resta del pasto per ri-creare piatti eccezionali. Le famiglie lucane, in media, buttano nei rifiuti tra i 18-20 euro al mese di alimenti ancora commestibili (la media nazionale è di 28-30 euro al mese/famiglia). Uno scandalo dal punto di vista economico ed etico, soprattutto se si pensa che nell’ultimo anno sono aumentate le famiglie lucane che sui rivolgono alla Caritas per ritirare aiuti alimentari o essere ammesse alle mense.
Su tutto il territorio regionale quella di recuperare la frutta e la verdura “brutta” è una prassi ormai consolidata degli agricoltori che fanno vendita diretta. Perfino quando si va a fare la spesa, più che alla qualità, spesso si bada ai dettagli estetici: il colore di un frutto, qualche ammaccatura sull’ortaggio. Da qui lo spreco, lo scarto, con il 20% circa del cibo sugli scaffali dei supermercati che finisce nel bidone. Noi invece – dice ancora Distefano – insegniamo ai consumatori che vengono in azienda, nei mercatini degli agricoltori, che una mela un po’ rovinata certo non è una mela cattiva, che fino a cinquant’anni fa i nostri nonni mangiavano prevalentemente frutta e verdura brutta ma buona”. Qui sta anche il valore per così dire didattico della vendita.
Timballi, brodini, torte rustiche e macedonie la fanno da patrone nei giorni che separano il Natale dal capodanno. Il risultato di questo comportamento virtuoso si tradurrà in un significativo risparmio per l’economia famigliare con un risparmio di circa 40 euro per famiglia.
Intanto già si pensa al cenone di Capodanno, quando non mancheranno le tradizionali lenticchie (ottimi i riscontri di vendita per quelle di Castelluccio di Norcia, assieme alle altre varietà di pregio), oltre ai cotechini e zamponi, avvicinati nelle preferenze dei consumatori dalle classiche salsicce fresche, il cui successo al “botteghino” è spinto da una spiccata preferenza dei più piccoli.
Ottime – aggiunge la Cia – le performance dei vini, con lo spumante, sia dolce che brut, in odore di record di vendite.
Stabili i dolci, con un grande incremento di quelli artigianali e fatti in casa. In tal senso, è boom di visualizzazioni di tutorial su come preparare i dolci delle feste su “Youtube” e “Blog specializzati” con oltre 5 milioni di visualizzazioni in pochi giorni.