Il giornalista materano Mario Rivelli ha inviato alla nostra redazione una nota che contiene alcune riflessioni sul ruolo turistico della città dei Sassi, designata capitale europea della cultura 2019.
Di seguito la nota integrale.
Matera è una città che si rinnova e si evolve giorno per giorno.
Sono sorti nuovi rioni, poche strade e qualche attività che la rendono sempre di più una cittadina simpatica ed accogliente.
Ora, poi con l’approssimarsi del 2019 sarà Capitale Europea della Cultura e se i Materani, però, riusciranno ad essere più intelligenti ed operativi e non solo autori di comunicati stampa che lasciano il tempo che trovano la città avrà fatto dei passi avanti.
Sarà più facile vedere lungo le strade comitive di turisti italiani e stranieri, che già ora arrivano da ogni Paese per visitare Matera, questa antica città dall’aspetto così singolare e quasi fantastico.
Nelle stradine dei “Sassi”, riprodotte a volte in maniera assai efficace sulle tele di bravi pittori, ricordiamo il compianto Ginetto Guerricchio, i turisti si inerpicano e girano sorpresi di vedere delle così singolari abitazioni, meravigliandosi e con essi anche noi, come tanta povera gente abbia potuto resistere ed abitarvi per così lungo tempo.
Dai “Vicinati” dei Sassi (le piccole corti dove si affacciavano le porte delle buie e malsane abitazioni) che servivano alle massaie per il disbrigo delle faccende domestiche che esse svolgevano cantando, per lo più all’aperto, dividendo con i vicini di casa in un raro esempio di fraterna comunità, il “tavoliere” per impastare il pane “la pila” per il bucato o il pozzo per attingervi un po’ di acqua piovana.
I visitatori salgono poi verso la città alta per la visita alle chiese, al Duomo e qui si possono ammirare dall’alto il Sasso Barisano e gli antichi Palazzi d’epoca.
Poi, si prosegue verso il centro, da Piazza sedile alla Piazza della Fontana attraverso una stradina stretta dove avevano sede le botteghe artigiane dei calderari.
Questa strada è chiamata “U Viccrj” perché in passato avevano sede i beccai che dalla sera del venerdì esponevano appesi ai ganci, gli agnelli che avrebbero fatto poi, la gioia delle tavole di tante case nei giorni festivi.
Nelle botteghe venivano arrostiti i famosi “Gnummiriddi” involtini di carne che si mangiavano con l’ottimo pane di Matera, con gli amici nei “ciddari”, le cantine nei Sassi e che si concludevano con ottimo vino rosso e una “capa d’accio”, una testa di sedano bianco.
Dall’alba al tramonto le allegre contadinelle salivano dai Sassi per riempire d’acqua e d’amore alla Fontana, le loro “rizzole” recipienti di creta.
Oggi, che si vede una fase di ripresa, Matera e tutti i suoi cittadini chiedono di intensificare l’azione governativa per accelerare il suo processo di sviluppo ed uscire così dallo stato di depressione economica.
Matera, che nel tempo ha ottenuto favorevoli leggi speciali per cancellare la “vergogna” delle case malsane dei “Sassi” chiede con forza al Governo di riconoscere i suoi diritti di sviluppo e di ripresa e di non limitarli nei mezzi e nel tempo.
Mario Rivelli
Il vero problema, grande ostacolo alla coesione necessaria per garantire una visione comune per realizzare le speranze ed i sogni verso Matera2019, è la continua litigiosità di una classe politica miope, arrogante ed autoreferenziale, oramai disorientata e lontana da una positiva visione di una città coesa e moderna. Da un lato il duo “capatosta,” per dirla alla materana, Muscaridola-Adduce, e dall’altra sponda il trio, ancor più capatosta De Ruggieri-Tosto-Tortorelli . E’ ora di finirla con inutili rancori e continuo litigare su tutto. Stiamo facendo il gioco di chi non vuole bene alla nostra Matera e teme una sua crescita economica, sociale e culturale. Abbiamo già subito l’arroganza del potere regionale e continuiamo a subirla, per ultimo la scelta del dirigente amministrativo della Fondazione Matera2019 proveniente, guarda caso, da Potenza. Sarà anche bravo, ma possibile che fra i tantissimi curriculum quello del potentino fosse il migliore? Come diceva il grande Andreotti, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.